Canti, liriche, tarantelle e pupazzoni per la festa della musica e del folklore con l’orchestra popolare di A. Sparagna

Data:

Auditorium della musica di Roma, agosto 2020

Anche per quest’estate s’è rinnovato nella “cavea”,l’appuntamento con la fresca e sfrenata sonorità del maestro Ambrogio Sparagna,teso alla riscoperta,reinterpretazione e valorizzazione della tradizione musicale dei nostri antichi territori.Insieme con lui sul palco la sua ben nota band,con l’orchestra popolare con il virtuoso flautista RAFFAELLO SIMEOLI che si è esibito nel canto di alcune villanelle e stornelli,mentre il poeta Davide Rondoni ha letto i versi della lirica danza l’uomo,cosa che solo lui può fare,diversamente dallo stesso movimento d’altri animali, il mondo puro e genuino,spontaneamente sentito nei precordi,allorchè la sua anima è piagata e ferita. IL coro popolare è rimasto per motivi precauzionali ai lati del palco e dunque la sua direttrice Anna Rita Colaianni nella suadente esecuzione limpida,potente e cristallina d’una melodiosa canzone romantica,seguita dal bravo Ambrogio che dal cilindro delle composizioni paradossali dell’assurdo ha estratto una sua creazione umanamente tenera,deliziosa e toccante:”quel che ho visto era per me reale”ispirata dalle parabole degli evangelisti:”il sordo ascoltava da lontano,il cielo vedeva quanto accadeva,lo zoppo camminava dietro al sano e tutti erano felici:un’utopia che la fede e la carità ecumenica renderebbero realizzabile pure in questi difficili giorni.Verso la fine Simeoli ha intonato la versificazione d’un anziano contadino che rivive con la mente tutta la sua preziosa e serafica esistenza pulsata giornalmente nelle sue vene,lasciando quindi il posto sul palco alle ballerine guidate da Francesca Trenta,che ha cantato in greganico e diretto l’amene ed armoniose,suggestive,movenze della taranta,spiegata mitologicamente da Sparagna;infatti la vulcanica Francesca cura con appassionata acribia i laboratori etnocoreutici.Tra le danzatrici sono apparsi magicamente i giganti in cartapesta del cavaliere cristiano Orlando e del suo fido scudiero baffone.Infine la sigla canora conclusiva eseguita da tutti,sotto i tempi ritmici dettati da Sparagna sempre indomito”lascia mamma e vieni cun me”. Ad ottobre l’arrivederci con l’ottobrata romana,VIRUS CONSENTENDO.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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