La tradizione culturale ed enogastronomica partenopea a confronto con l’altra peninsulare nella spassosa commedia umoristica di V. SALEMME

Data:

Il 16 settembre 2020 al Festival Ostia Antica

La cornice dell’anfiteatro Romano e dei resti archeologici dell’avanposto marittimo della capitale ha ospitato un nuovo importante rientro sulle scene dopo la parentesi del “lockdown”:stavolta è toccato al brioso e spumeggiante caratterista Vincenzo Salemme che,nato a Bacoli sessanta anni fa,s’è stabilito a Roma per ampliare i suoi orizzonti e compararli con quelli Quiriti per integrare osmoticamente le sue radici.Egli,immaginando di confidarsi con il pubblico,accorso numeroso alla sua performance,sulla terrazza floreale del proprio appartamento dei bassi napoletani,esterna tutta la sua irritazione per la volgare ignoranza plebea della massa popolare,di cui fa direttamente o con l’ausilio di tre comprimari la parodia sferzante salace,all’interno della riduzione della sua commedia di successo:”una festa esagerata”,del 18°compleanno della figlia,poco istruita e smaliziata,con il suo ingresso in società per riceverne plauso ed onore.M.Flavia Stellato incarna con spirito esuberante questa “teen ager”,che s’è fatta mandare dall’agenzia un maggiordomo indiano,un Puteolano che si finge tale per sopravvivenza come anche la badante INES del proprietario trapiantato di cuore,la cui moglie s’è abbellita con un ricco chignon dal parrucchiere dove ha trascorso per vanità 15 ore.La ragazza ha preparato una gigantesca fontana con confetti come sassi quale bomboniera per l’assessore Cardellino del cui figlio è innammorata,mentre il padre ha rimproverato il figlio minore del portiere per la sua ruvida rozzezza,ingenuità,incomprensione e cattivo linguaggio simbolico:”secondino”s’appella come fosse una guardia carceraria.Salemme,innamorato della Treccani voluminosa rammenta la sua infanzia e le abbuffate alla vigilia di Pasqua e Natale,sostenendo che il caffè deve’essere caldo ed amaro,come “il mangiafuoco”che glielo preparò con amore,la pizza può essere anche romana come la rosetta rispetto alle partenopee con il cornicione,nella misura che il ragù è pure bolognese ed il panettone meneghino è da collocarsi tra i dolci tipici come il babà e la pastiera.I giovani sono altalenanti nel loro pensiero come la figlia che poi spasima per un trentacinquenne informatico che le regala la 500,sfaticati ed infingardi come l’aspirante portiere al voto”vaniae” dei condomini e bravo risulta ANTONIO guerriero nel metterlo in risalto con quella grossolanità per cui la macchina del principale invece che a via FORMIA è arrivata fino a FORMIA vita greve similmente agli espedienti illeciti di cui si giova Vincenzo Borrino per sbarcare il lunario ipocritamente.La lezione della piece è che i PARTENOPEI possono stare sulle spalle d’un gigante quale vesuvio dormiente,ma devono essere capaci di muoversi in una direzione globalizzante ed eccentrica,accogliendo i lati positivi delle varie civiltà con cui vengono in contatto per turismo,incontri culturali o sovrapposizioni della storia,vedasi l’epoca greca fino a CUMA,FRANCESE,SPAGNOLA e BORBONICA.Gli scambi servono proprio a questo,per una maggiore ed elasticità mentale.Peccato che sia stato per una sola sera,ma di questi tempi gli artisti s’accontentano di ripartire e rimanere nell’empatia dei loro anmmiratori e spettatori!

Giancarlo Lungarini

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