DA UNA STORIA VERA A UN CAPOLAVORO CINEMATOGRAFICO DEL MAESTRO

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Un omicidio che ha causato la morte di Antonietta Longo, avvenuto a Castel Gandolfo (Roma) in una giornata di luglio del 1955, giovane trentenne originaria della Sicilia in servizio come domestica in una casa romana. Il suo cadavere fu rinvenuto da due persone durante una gita in barca nei pressi del Lago Albano, dove videro una scena angosciante agli occhi dei due scopritori, i quali scoprirono avvolto a giornali un corpo totalmente nudo e decapitato (Notizie in dettaglio sul barbaro omicidio, potete trovarle sui giornali dell’epoca). Il già noto regista Federico Fellini per il film <La Strada> con l’attore Antonio Rodolfo Quinn – Oaxaca (in arte Anthony Quinn nei panni di Zampanò), fu talmente preso leggendo quell’articolo al punto d’imbastirne una sceneggiatura che portò il Maestro a ricevere non solo il David di Donatello, anche l’Oscar per il migliore film straniero. In breve, la cronaca reale s’intreccia alla fantasia cinematografica, basando il racconto che vede protagonista una prostituta di nome Cabiria e un compagno che sta con lei non per amore, bensì per denaro al punto di gettarla nel fiume al solo scopo di derubarla. Come la vita della Longo, anche quella di Cabiria non è rosea la sua vita, pur tentando di cambiarla. Per un fatto circostanziale che poi è il perno concreto della vicenda, Antonietta assiste a uno spettacolo teatrale d’illusionismo, chiamata sul palco, sarà fatta cadere in trance, forse da questo momento in poi la realtà prende forma con l’inganno… sino al suo tragico epilogo. La bravura di Federico Fellini ha fatto in modo che emerga dalla storia di una “Dama della notte” una donna sensibile e sola, bisognosa d’affetto, assidua nello sperare che avvenga quel miracolo che attende ormai da troppo tempo e la congiunga all’onirico principe azzurro, trasformando una drammaticità su un fatto di cronaca meno cruenta a quell’efferato omicidio non solo, sommata alla bravura immensurabile di un’attrice dello spessore di Giulietta Masina non poteva che risultare un capolavoro.
Il film diretto magistralmente nel 1957dal regista col titolo “Le Notti di Cabiria”, emerge la figura della sventurata che non ha mai smesso di proiettare il suo ottimismo alla ricerca dell’amore di un uomo, sognando spesso con la fantasia, copiosamente l’attrice con le sue qualità interpretative ha rispecchiato con sensibilità il ruolo assegnato da suo Marito.

Daniele Giordano

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