Intervista a Maximilian Nisi. “Il futuro è avvolto nel silenzio”

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Ciao Maximilian, innanzitutto mi piacerebbe che tu ricordassi ai nostri lettori chi sei… puoi parlarmi di te in breve?

Sono un attore nato a Faenza e cresciuto a Torino, che si è formato a Milano alla Scuola del Piccolo Teatro e che da oltre vent’anni vive a Roma. Allievo di Giorgio Strehler e di Luca Ronconi, ho lavorato molto in teatro sia a livello nazionale che internazionale, spesso in Tv e di tanto in tanto anche nel cinema. Il grande pubblico mi conosce come Luigi De Paoli, l’ amministratore della Clinica Life in “Incantesimo”, o come Adriano Aiesi, lo studente di architettura ne “Il bello delle donne” o come Otto, il regista in “Caterina e le sue figlie” o ancora come Luca Lorenzi in “Terapia d’urgenza” e cosí via. Grande popolarità mi diede anche, qualche anno fa, la pubblicità del ragù Star. In ogni caso, ritengo di essere un’anima teatrale che di tanto in tanto ama trasgredire.

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È ormai da anni che partecipi al Festival teatrale di Borgio Verezzi, che quest’anno compie 50 anni! Ormai lì ti devi sentire proprio di casa…

Ci sono luoghi in Italia che per periodi più o meno lunghi mi hanno adottato: Vicenza, San Miniato, Borgio Verezzi, Napoli, solo per ricordarne alcuni… Borgio da bambino non era che una delle tante località balneari in Liguria in cui ero solito trascorrere le vacanze estive con la mia famiglia. Inaspettatamente nel 1997 divenne altro.  Avevo 26 anni e fui scelto da Sandro Sequi per interpretare il ruolo difficile ed affascinante di Billy Budd, il guardiano di parrocchetto dell’ omonima novella di Melville. Dividevo la scena con un immenso Corrado Pani e con altri 12 attori molto bravi. Quello fu il mio primo ruolo da protagonista in teatro e devo dire che già in quell’occasione a Borgio Verezzi, che fu una delle tappe del tour estivo, grazie all’accoglienza amichevole di tutti mi sentii a casa.  È un luogo privilegiato che si nutre di teatro da 50 anni e, malgrado le difficoltà che tutti conosciamo, ogni anno, puntualmente, riesce a realizzare un festival con la messa in scena, spesso in anteprima nazionale, di opere per nulla scontate e partecipazioni artistiche di grande rilievo. Tornare a Verezzi è sempre una festa, ma tornarci quest’anno ed avere la possibilità di festeggiare questo importante traguardo è gioia allo stato puro. Devo molto a Verezzi e al suo festival: molti dei miei desideri più grandi si sono realizzati lì.

Quest’anno sarai nello spettacolo “Fiore di cactus”, puoi dirmi di cosa tratta e quale personaggio interpreti?

“Fiore di cactus” è una deliziosa commedia scritta da Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy dalla quale nel 1969 Gene Saks realizzò un divertentissimo film interpretato magistralmente da Walter Matthau, Ingrid Bergman e Goldie Hawn. La pièce teatrale è stata rappresentata sui palcoscenici di tutto il mondo ed ha avuto sempre un grandissimo riscontro di pubblico. In Italia la prima superba interpretazione la dobbiamo ad Alberto Lupo e a Valeria Valeri.

Io vestirò i panni di Giuliano Foch, un dentista scapolo, play boy impenitente, che, per evitare eccessivi coinvolgimenti nelle storie sentimentali che vive, decide di inventarsi una moglie e tre figli. Questa bugia creerà una serie di situazioni divertenti e di equivoci esilaranti che troveranno il loro giusto epilogo al termine della commedia, quando finalmente l’amore sboccerà, repentino ed inaspettato, come un fiore di cactus.

Benedicta Boccoli interpreterà il ruolo di Stefania, l’infermiera devota, Anna Zago quello di Tonia, Piergiorgio Piccoli ed Aristide Genovese (che cureranno anche la regia dello spettacolo) saranno rispettivamente Fefé ed Igor. Chiudono il cast Claudia Gafà, Matteo Zandonà e Federico Farsura.

Le musiche di scena sono composte dal bravo Stefano De Meo.

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Sette partecipazioni al Festival, otto con quella di quest’anno… ce n’è una che ti è rimasta più impressa rispetto le altre?

In vent’anni a Verezzi ho preso parte a spettacoli bellissimi, ho interpretato ruoli a volte impegnativi accanto ad attori eccellenti, spesso diretto da registi molto importanti. Ho recitato sette volte in piazza Sant’ Agostino, ma anche nel Duomo e a Borgio al Teatro Gassman. Ho amato Billy Budd, Amleto, Cristo, San Francesco, Mich, Ross Gardiner, il Conte Lasca, Bassanio, Stuart… ma ritengo che il ruolo migliore, il più significativo per intenderci, è quello che ancora deve venire.

Certamente mi sono sentito molto gratificato quando ho potuto celebrare Pinter nell’ anno in cui gli venne conferito il Nobel interpretando, diretto da Sepe, il ruolo di Mich, il violento e logorroico fratello di Aston de “Il custode”.

E dopo il Festival? Progetti futuri?

La prossima stagione oltre a “Fiore di cactus” riprenderò in tournée “Mr. Green”, una meravigliosa commedia di Jeff Baron che ho portato in Italia, tradotta da Michela Zaccaria, diretta da Piergiorgio Piccoli, musicata da Stefano de Meo ed interpretata da me e da un maestoso Massimo De Francovich nel ruolo del titolo. Entrambi i progetti sono prodotti da Theama teatro di Vicenza.  Girerò inoltre una serie televisiva in Svizzera e poi si vedrà.  Come si dice? Il futuro è avvolto nel silenzio.

Stefano Duranti Poccetti

Foto di Ilaria Borghi

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