Roma, Teatro dell’Angelo (via Simone de Saint Bon 19 – Metro A Ottaviano), dal 5 al 16 ottobre 2016
Confronti. Tra due modi di concepire, o meglio, di vivere la propria vita certamente, ma anche inaspettati incontri al cadere delle maschere, alla riscoperta della propria autenticità. L’arte della simulazione in frenetico movimento, che non può mai riposare, contro la libertà della scelta, seppur claustrale. Chi è veramente libero e quali sono le clausure vere, quelle del cuore o quelle delle mura di un convento? Libere clausure, di Marina Pizzi, in scena al Teatro dell’Angelo fino al 16 ottobre, affronta una tematica molto interessante e profonda. Lo fa con i toni della commedia in cui trova spazio anche il sorriso, ma con un afflato intimista che non passa inosservato e colpisce al momento giusto. Tre donne. Irma l’immobiliarista, interpretata da una convincente e, mi si passi il termine, “teneramente umana” Maria Cristina Fioretti che tenta di sottrarre con l’inganno il convento benedettino alle suore, cerca di convincere la Badessa Madre Paola, una perentoria Angiola Baggi, a firmare i documenti per il passaggio in un’altra fantomatica struttura inadeguata alle loro esigenze. Gli incontri avvengono nel parlatoio del convento di clausura, dove lo scetticismo di Irma pian piano viene meno e in cui la giovane Benedetta, postulante, interpretata da Eugenia Scotti, perfetta nel ruolo, è colei che, ancora incerta della sua strada, avrà modo di crescere nel frattempo. In questo aspetto è abile la regia nel sottolineare con delicatezza il trascorrere dei mesi in cui la trattativa procede e le anime si avvicinano, con pochi elementi di scena, canti gregoriani e un sobrio disegno luci.
Paolo Leone