Dal 3 al 20 novembre 2016 al Teatro Manzoni di Milano
Una cosa va chiarita subito. La foto della locandina con le cinque attrici rimanda all’idea di un bagno turco. O di una piscina o cose del genere.
Non è così. Tutta la vicenda si svolge nell’ampissima, accogliente bagno dell’appartamento dove vive la protagonista. Ce lo dice la scritta al neon “Il Bagno”. Ma soprattutto ce lo chiarisce l’utilizzo della tazza (Corrado Augias la chiama: “seggetta”), immediatamente esibita nei suoi aspetti più pratici.
Del resto è l’unico spazio veramente personale in cui ci si può isolare e sfogarsi. “Il bagno per noi donne è qualcosa di speciale”, dice Stefania Sandrelli “ci si chiude dentro per ridere o piangere: è successo a tutte. Nel bagno ci stiamo con la scusa di truccarci e specchiarci”. Per questo, diversamente dagli uomini, in bagno spesso le donne ci vanno in compagnia. Per condividere emozioni e frammenti di vita vissuta.
Al teatro Manzoni di Milano dal 3 al 20 novembre, Il Bagno di Astrid Veillon, con la regia di Gabriel Olivares, mette in scena le molteplici, articolate, contraddittorie relazioni tra donne, diverse tra loro per carattere e, in parte, anche per generazione.
La chiave dello spettacolo è volutamente leggera e un poco sopra le righe: la porta del bagno si apre e chiude infinite volte, nella frenesia da vaudeville dei personaggi e delle situazioni.
Il caso che muove la girandola di colpi di scena è la festa per il 40° compleanno di Lu (Serena Iansiti), organizzata nella sua casa a “sua insaputa” dalle sue tre amiche (Amanda Sandrelli, Claudia Ferri, Ramona Fiorini). La sgradita sorpresa è costituita dall’arrivo di Carmen (Stefania Sandrelli), nella parte della madre della festeggiata.
Contrariamente alle aspettative più ovvie, Amanda non interpreta il ruolo della figlia, ma quello della amica Maria Sole, moglie da 16 anni fedele, che in una serata di ubriachezza clownesca è pervasa da verve e pensieri insospettati. Una presenza esilarante e prorompente di vitalità che tiene la scena con grande naturalezza.
Aggressiva nella sua bellezza slanciata, Titti (Ramona Fiorini) è una sedicente gallerista internazionale, che sdogana i concetti più scomodi e anticonformisti. Mentre Angela (Claudia Ferri) è la donna perfettina, organizzatrice della festa che, cercando di controllare tutto e di “far sì che tutti siano felici” cerca di tenere a bada il senso di vuoto e insicurezza interiori.
Si aggancia invece a temi più contemporanei, il fidanzato della madre Carmen (fuori scena, come tutti ma proprio tutti i personaggi maschili. Il mondo maschile compare solo evocato dalle sensazioni e dall’immaginario femminile). Ministro con consistenti agganci al mondo della corruzione, la sua (occulta) presenza giustifica una sarabanda di contrattempi, interventi polizieschi e gag di attualità.
Tutti i rapporti femminili vivono in scena i loro momenti critici, per poi evolvere in un corale happy end liberatorio.
Lo spettacolo è ben accolto da una platea molto partecipe e rumorosamente femminile, che accoglie con sincero, malcelato entusiasmo partigiano il “licenziamento telefonico” del fidanzato da parte della esasperata Lu.
Guido Buttarelli