Corriere dello Spettacolo

FIORINDA PEDONE: “La Poesia in Testa”. “Le parole sono come fili invisibili che toccano i cuori assetati di libertà”

La poesia in testa è il titolo del nuovo libro della scrittrice Fiorinda Pedone, nata ad Arezzo nel 1968 e residente ad Anghiari. Esordisce nel 2009 con il libro “I fiori di Fiorinda” e nel 2014 propone la sua seconda opera letteraria “Arteinemozione”, da cui nasce lo spettacolo Teatrale “Il segreto dell’amore”. Partecipa a numerosi concorsi, dove molti dei suoi testi trovano spazio in antologie quali: “Voci d’Autore”, “Il Tiburtino”, “Collection Creativity”, “Verrà il mattino” e “Avrà un tuo verso”. Nel 2015 inizia la sua formazione con Eric Minetto, in un percorso di crescita creativa. Moglie, mamma di due figli e professionista journey (tecnica olistica ideata da Brandon Bays), si lasciata ispirare da Maestri come Osho, grazie a cui Fiorinda è riuscita a ricontattare la parte più profonda di se stessa. Sono anni che si vede la scrittrice dedicarsi a quella che definisce la sua missione: comunicare. “Le parole sono come fili invisibili che toccano i cuori assetati di libertà”.
Una scrittrice che ci parla della libertà, ma che allo stesso tempo di bellezza; una bellezza forse diversa da come la possiamo intendere; una bellezza che sta nel nostro profondo, che non conosciamo nemmeno di avere, ma che possiamo comunque raggiungere, ricontattare e liberare. E proprio a Fiorinda ho posto le seguenti domande:

Cos’è la libertà per te Fiorinda? Esiste una sola libertà o di più?

Per me la libertà è poter esistere così come sono. Vivere la verità che abita dentro di me. Quindi poter esprimere tutte le emozioni senza paura, senza vergogna. Comunicare con gli altri senza maschere, in uno scambio vivo, spontaneo e autentico. Esiste una sola verità che cammina di pari passo con la verità di chi sei veramente.

Nel tuo libro sembra che parli di un profondo di noi che non conosciamo…

Sì, parlo attraverso quella voce che io spesso chiamo la mia anima e l’amore non è altro che quello che la circonda. La mia anima è l’anima di tutte le persone. La persona che fa del male non lo fa per cattiveria o per vera follia, ma perché non è in contatto con la propria anima, quel profondo dove risiede la facoltà d’amare.

Esiste secondo te nel profondo che non conosciamo un odio per noi stessi causato dal dolore? O meglio di fronte al dolore, esiste forse un odio verso noi stessi, o un qualcosa che non ci perdoniamo?

No, nel profondo di noi stessi esiste quel silenzio che ci permette di entrare in contatto con il rimedio al dolore. Quell’odio che mi chiedi è in superficie, praticamente è il nostro ego, che ci manipola e ci rende inconsapevoli. Quando non ci perdoniamo, è perché siamo attaccati a una idea di giusto o sbagliato, di buono o cattivo. Quando non ci perdoniamo siamo preda del nostro giudice interiore, che ci fa credere che per noi non esiste perdono.

Cosa diresti alle donne che di fronte a una violenza si colpevolizzano?

Probabilmente gli direi di trovare la forza di ricontattare quel profondo di cui si parlava prima e da lì ritrovare la forza di dire No, basta a ogni tipo di colpevolizzazione perché per una donna il vero carnefice è continuare a punirsi. Importante per chi ha ricevuto un abuso è trovare la forza di perdonare se stessi e l’altro, perdendo definitivamente le distanze dall’abuso.

Cosa intendi con “le parole fili invisibili che toccano i cuori” e in quale momento umano si generano queste parole invisibili che toccano il cuore?

Le parole invisibili sono le parole che nascono dal cuore e non dalla mente. Quelle parole che sono circondate da quell’amore di cui si parlava prima; le stesse che circondano l’anima. In molti momenti si generano queste parole, ad esempio quando partorisci un figlio; quando incontri gli occhi della persona che ami; quando provi un dolore lancinante, quando ascolti una musica che ti fa vibrare, quando guardi il paesaggio naturale che ti lascia a bocca aperta, in un abbraccio condiviso.

In “La poesia in testa” ci parli di follia, libertà, apprendimento e così via iniziando questo libro sostenendo “Non rubatemi la libertà, i sogni […] di trasformare l’apprendimento in azione”. Quando ci troviamo di fronte a un apprendimento in azione?

Secondo me l’apprendimento è quello che arriva quando hai fatto esperienza di quella cosa. In questa poesia io voglio dire di non dirmi cosa devo fare, come lo devo fare, come è giusto farlo, è la mia esperienza anche correndo il rischio di sbagliare, perché è proprio da quel rischio che spesso nasce l’apprendimento. Nessuno di noi ha il diritto di stabilire i passi degli altri.

Un tuo verso poetico tratto da “La poesia in testa” dice “Attendo un altro cielo/per disegnare sorrisi/un altro amore/per non morire dentro”; esprimi molto bene l’importanza dell’amore per ogni singolo individuo, ma come si vive oggi l’amore?

Oggi per me vivere l’amore è rimanere il più possibile con un cuore pronto a ricevere perché se il mio cuore è pieno può traboccare quello stesso amore ed offrirlo. Spesso questo atteggiamento viene giudicato egoista, immorale, siamo abituati a credere che l’amore è dare e dare. Ma come puoi dare se il cuore è vuoto? Quel “cielo” di cui parlo nel libro è una nuova me che si rispetta, che sa ricevere, che si sente degna di vivere l’abbondanza e la vera bellezza della vita.

Quella “nuova me” la ottieni anche con gli eventi negativi?

Oggi la mia risposta è questa: sento profondamente che non esiste la separazione tra negativo e positivo. Per me ogni evento è un’occasione che mi offre la vita, per essere sempre una “nuova me”, sconosciuta anche a me stessa.

Giuseppe Sanfilippo

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