Luca Grasso è un giovane regista che lega il suo nome al film “Crossroads”, giunto al suo secondo episodio dei tre previsti…
Ciao Luca, per prima cosa ti chiedo se puoi fare una breve presentazione di te ai nostri lettori…
Innanzitutto saluto i lettori e ringrazio te e la redazione per il contributo costante che date alla promozione culturale. Vi racconto brevemente di me: sono nato a Milano nel 1978 e, dopo alcune esperienze lavorative in Scozia presso registi indipendenti mentre al contempo frequentavo la facoltà di psicologia presso l’Università di Edimburgo, decisi di tornare a Milano, dove cominciai a collaborare con i maggiori networks televisivi italiani con diverse mansioni (suggeritore, direttore di produzione e infine autore e regista presso produzioni indipendenti)… insomma: la vera gavetta!
Dopo avere studiato linguaggio e tecnica cinematografica e realizzato molti lavori prevalentemente commerciali, decisi di valorizzare maggiormente il mio “io artistico” e di scrivere e dirigere lavori quali il lungometraggio “L.o.m. – loss of memory”, thriller psicologico con un cast di attori professionisti, “Crossroads 1 e 2” e alcune serie destinate al web e alla televisione (alcuni di questi progetti sono ancora in lavorazione).
Sono inoltre attualmente titolare di un service leader in Italia e in Europa nel settore del suggerimento elettronico per i congressi e lo spettacolo e, attraverso le etichette “Crossroads Productions” ed “Evoluzione Creativa”, produco format tv con un forte coinvolgimento dei social come “Buy me a dream” (attualmente in progettazione) e progetti a sfondo sociale, come
“BS – Benessere Sociale”.
“Crossroads” (in italiano “incroci”) è lo spaccato di una società tesa a valorizzare sempre più la connessione tra le cose (the internet of things) ignorando quella tra le persone.
Le vite di Eric (trader senza scrupoli) e Julia (ex modella e imprenditrice), appartenenti alla “Milano-bene”, si intrecciano con quella di Alina e dei suoi due figli, che vivono di stenti in un ambiente a dir poco angusto.
L’obbiettivo del film è quello di superare lo strato plastificato delle apparenze per addentrarsi nell’animo corrotto e frustrato di chi preferisce distruggere anziché costruire e, al tempo stesso, vuole mostrare una vita che, attraverso una sorta di “redistribuzione karmica”, assegna alla famiglia di Alina una maggiore serenità, nonostante la fame e la mancanza di agi.
Milano e Prokofiev: un’ambientazione precisa e un autore musicale preciso, perché queste scelte?
Tutto è nato dalla volontà di creare un seguito al successo del primo episodio di Crossroads, dando ampio spazio alla sperimentazione e un giorno, ascoltando alcune opere classiche (tra cui quella di Sergej Prokofiev utilizzata come colonna sonora del film), mi sono reso conto che l’idea era proprio a portata di mano (o in questo caso di timpano!).
Egidio Maggi (il d.o.p.) e io optammo quindi per esaltare le note così intense di quell’opera e, al contempo, abbattere la volatilità del colore attraverso la sua stessa assenza. Il tutto unito a una ricerca quasi ossessiva delle immagini più suggestive di una Milano inedita ed enigmatica.
Del film esisteva già un episodio, già presentato con successo. Quest’ultima è una storia che apparentemente sembra slegata dalla precedente, ma in realtà non è così…
… e in effetti non lo è! Prima di tutto perché tende a trasmettere gli stessi valori del primo episodio, pur attraverso storie molto diverse, lasciando sempre un considerevole margine alla sperimentazione. E poi perché, nato come singolo cortometraggio, è diventato in seguito un’opera a episodi (una sorta di mini-serie, sebbene non appartenga alla categoria).
Crossroads 2 è infatti il prequel del primo episodio (anche se non dichiaratamente)…
Quanti episodi in tutto? Puoi svelarci qualcosa sul proseguimento?
Gli episodi sono in tutto tre e nel terzo si scopriranno molte cose sulla vita (e sulla morte) del protagonista. Diciamo che alla fine i puntini si uniranno…
A parte questo, hai anche altri progetti?
Tantissimi (forse anche troppi)! Sto lavorando, con un gruppo di amici e colleghi, a un paio di serie web/tv (sperando di riuscire a realizzare presto le puntate pilota) e ad alcuni progetti sociali interattivi che vedono coinvolte in un caso le istituzioni e nell’altro la rete sociale del web.
Stefano Duranti Poccetti