In scena al Teatro della Cometa di Roma dall’ 11 al 29 gennaio 2017
Tutto cominciò con Adamo ed Eva, la coppia della Genesi. Già dalla notte dei tempi, uomo e donna, con le loro difficoltà si sono confrontati, si sono annoiati, si sono scontrati cercando anche di venirsi incontro, ma alla fine hanno sempre provato fin dall’inizio a convivere, perché soli, si sentivano incompleti.
Ed è da questa convinzione e sensazione di essere a metà, che sono nate le relazioni, ed è proprio questo che viene messo sotto i riflettori dallo spettacolo “RING”, candidato nel 2014 in Francia al Premio Molière per il Teatro, attraverso i 18 scenari sulla vita a due.
La rappresentazione scandaglia le emozioni, la fisicità e tra risate e dramma, ma sempre con un’intenzione positiva che fa vincere la coppia, coadiuvata dalla forza dell’empatia, ci fa entrare nel tunnel magnetico delle tante indoli che vengono disegnate tra un cambio d’abiti e un altro.
Dalla platea si ride, ci si ritrova scambiandosi occhiatine complici e soprattutto ci fa sognare e riflettere su questa inclinazione che è la più profonda al mondo, perché l’amore è compromesso e impegno, è dedizione e sacrificio e nel vortice delle incomprensioni diventa un continuo danzare, un continuo rincorrersi per perdersi e poi ritrovarsi. Dall’entusiasmo dell’inizio e il trasporto della gioventù, alla pazienza nella condivisione di una famiglia, alle battaglie combattute sia insieme, fianco a fianco, come una squadra, sia in difesa del proprio partner, a spada tratta per proteggersi dagli altri, alle guerre fredde che ci dividono silenziose e al far la pace, semplicemente con un sorriso, gettando le armi, abbattendo i muri, amandosi.
Una serata ricca, come lo è chiunque ama davvero, dove ogni storia contribuisce a tratteggiare la diversità che ci unisce, regalandoci un vero e proprio inno all’amore che ci lascia con la speranza che anche se non esiste la persona giusta, esiste una persona, “sbagliata di poco”, pronta ad accettarci e a volerci per quello che siamo.
Flavia Severin
Odi et amo.
Quare id faciam?
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Catullo