Roma, teatro dei Conciatori, dal 24 al 29 gennaio 2017
“… Non è il vuoto che manca”, dice ad un certo punto Estragone – Gogo al suo compagno di sventura Vladimiro – Didi. Basterebbe forse solo questa piccola frase per condensare con un salto mortale triplo quell’ angosciosa e disperante attesa di un senso in Aspettando Godot, di nuovo in scena al Teatro dei Conciatori fino al 29 gennaio, dopo il trionfo della stagione passata. La versione messa in scena da Alessandro Averone, nome importante del nostro teatro, ha un merito enorme, quello di appassionare il numerosissimo pubblico (quasi ogni sera sono costretti ad aprire una lista d’attesa) di età complessivamente giovane. A fronte di un testo non certo facile da interpretare al meglio, questa particolare messa in scena, riesce nell’impresa di conferire un tocco di leggera poesia e anche speranza, si, al nichilismo di Beckett. Interpretazioni di grande intensità, ritmo, gestione perfetta dei silenzi, espressività al top di tutti i protagonisti, rendono le quasi due ore di spettacolo una lezione di teatro e su quanto esso, anche quello dell’assurdo, sia prepotentemente specchio dei nostri giorni. Smarrimento totale nella società civile, negli affetti, nella spasmodica ricerca di qualcosa o qualcuno che dia un senso che non sappiamo più dove trovare. Il pensiero, durante la rappresentazione, è andato più volte agli ultimi eventi drammatici che hanno scosso il nostro Paese, tanto per rimanere solo nel nostro microcosmo.
Gli attori in scena compongono un cast di grande armonia. La figura di Lucky, il servo di Pozzo, è interpretata da Gabriele Sabatini con inquietante efficacia. Il bambino che puntualmente annuncia l’assenza di Godot è Francesco Tintis. Spettacolo da non perdere.
Paolo Leone