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“Consigli pratici per uccidere mia suocera” di Giulio Perrone. Originalità dello stereotipo

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In quanti avranno desiderato di trovare in libreria un volume che possa dare dei validi “Consigli pratici per uccidere mia suocera“?… Spiacenti, non è questo quello che fa per voi, infatti il titolo del romanzo di Giulio Perrone non è altro che il nome dato al volume intrinseco del romanzo, che l’editore Enea Ranieri Malosi sta per pubblicare, ma per darlo alle stampe deve prima di tutto trovare degli spunti interessanti, chiedendo consiglio ai propri collaboratori, tra i quali troviamo il protagonista Leo, uomo di 39 anni, che ha che fare con quel precariato del lavoro tipico della nostra società e con una vita non proprio semplice. Infatti, dopo la fine del suo matrimonio con Marta, avvenuto a causa della relazione con la giovane Annalisa, egli ha ripreso di nascosto la sua relazione con la ex moglie, provocando così un ribaltamento di ruoli: adesso Marta è l’amante e Annalisa la fidanzata tradita. Come se non bastasse dopo trent’anni si ripresenta alla porta di Leo il padre Dustin – soprannominato così perché nel passato avrebbe fatto da controfigura all’attore Dustin Hoffman. In un cancan generale, che genera un trambusto mentale, non potevano mancare le sedute psicanalitiche, che Leo fa con la dottoressa Statuti. In tutto questo il protagonista si chiede nell’arco del romanzo come questa suocera debba morire… troverà una soluzione?

Consigli_Pratici_Per_Uccidere_Mia _Suocera_Giulio_Perrone_Rizzoli_Corriere_dello_SpettacoloMi chiamo Leo Mameli – sì, come quello dell’inno na-zionale – e ho trentanove anni. Sono stato una promessa del calcio fino a diciotto, ma ho lasciato perdere perché preferivo uscire con gli amici piuttosto che andare ad al-lenarmi. Ho studiato Lettere e coltivato il sogno di aprire una libreria o un caffè letterario, ma era troppo rischioso e ho scelto un’altra strada. Ho una madre che vive all’e-stero e un padre che forse avrei fatto meglio a non cono-scere mai, ma che un bel giorno si è presentato alla mia porta come se niente fosse. Ho pure una fidanzata che tradisco con la mia ex moglie.

D’accordo, non sono passato alle sedute degli alcoli-sti anonimi, tranquilli. Volevo solo rimettere le cose in fila per i distratti e soprattutto chiarire un dettaglio im-portante: quello che faccio per campare. Perché faccio, secondo me, i due lavori più belli e naturalmente peggio pagati dell’universo.

Sono un traduttore dall’inglese e dal francese, unica vera eredità di una madre che ha passato più tempo a girare il mondo che a crescermi, e per arrotondare leggo manoscritti per una casa editrice romana.”.

Il romanzo di Giulio Perrone, che potremmo accostare, seppur con delle attenuanti, al genere giallo, è stato pubblicato quest’anno da Rizzoli e si compone di circa 250 pagine e da questa breve citazione possiamo già capire, grazie all’abile e sintetica descrizione dell’Autore, quali siano i tratti del protagonista, che essendo cresciuto senza perdere di vista i suoi sogni si è infine ritrovato imprigionato nella cruda realtà, avvolto comunque da quella dimensione picaresca assai letteraria, che tramuta dunque, per certi versi, la sua vita proprio in un sogno, che è forse è più un incubo. Un incubo che Perrone descrive con uno stile fluido, sintetico, diretto e anche ironico, rendendo questa opera sicuramente piacevole e appetibile, senza mai cadere nell’inutile retorica e nella pesante descrizione. Una scrittura moderna per un romanzo moderno, che con originalità ci parla di alcuni stereotipi della nostra società. A proposito, come morirà questa suocera, infine? Lo scoprirete… forse.

 Stefano Duranti Poccetti

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