Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Bartoli, dal 25 aprile al 14 maggio 2017
La domanda della Regina è uno spettacolo nuovo, in debutto assoluto al Rossetti: tre attori della Compagnia Stabile del teatro gli danno vita in modo coinvolgente, diretti da un regista che riesce a trasformare un testo oggettivamente difficile in un vivace tourbillon.
Si entra in sala e si ha la sensazione di essere arrivati tardi, a giochi ormai fatti e conclusi: una lunga tavolata alla fine di una cena, naturale seguito all’inaugurazione di una nuova “libreria che vende solo libri”; l’ambientazione rispecchia lo stato d’animo dei personaggi che si vedranno in scena, ma ognuno di loro la vivrà in modo diverso.
A partire dall’invito del Direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Franco Però, è nata una interessante collaborazione fra Giuseppe Manfridi, drammaturgo ed attore e Guido Chiarotti, fisico e imprenditore; nel lavoro che ne è uscito, la fisica di Copernico, la biologia di Darwin, la psicanalisi di Freud, la matematica di Turing, vanno a braccetto con la poesia di Leopardi e l’illusione anatra-coniglio del filosofo Wittgenstein; caratteristica comune di questi geni? L’ecletticità, il saper passare da un ambito all’altro senza preoccuparsi troppo di tenerli separati o il muoversi in uno stesso ambito con libertà assoluta e capacità d’immaginazione infinita. Lo stesso avviene con Manfridi e Chiarotti creatori di questa affascinante danza nella quale i personaggi si avvicinano e allontanano continuamente, e non soltanto in senso fisico.
Sembra di “brancolare nel buio” e invece tutto si chiarisce grazie ad un uso spinto della metafora, porta magica attraverso la quale razionalità ed emozioni, percezioni e sentimenti dialogano in modo libero e, in fondo, semplice e lineare.
Il debito è colpa, come ritengono i tedeschi o strategia se si vuole seguire il pensiero inglese? Il fallimento distrugge o è un’opportunità per osservare le cose in modo nuovo?
“É più esatta la matematica o la poesia?”
La pièce prende spunto (ma è solo il punto di partenza) da quel che Elisabetta II d’Inghilterra chiese ai luminari della London School of Economics nel 2008 a seguito del crack della Lehman Brothers: “Come mai nessuno se n’è accorto?”.
La messinscena riesce a rendere chiari discorsi oggettivamente ardui; da principio a fine Francesco Migliaccio (l’ affermato Professore che sa di economia e finanza, ma la cui vasta cultura spazia ben oltre) innesca un dialogo sempre più serrato con Adriano Braidotti (Dario, il giovane pubblicista e trainer in una palestra, disperato per aver perso il giorno prima tutti i propri risparmi in borsa).
Elemento chiave, vero e proprio punto di contatto vivente tra i due è Anna-Lisa (Ester Galazzi, amica di entrambi in momenti diversi della vita dei due, dotata di una brillante “mente algoritmica”), che riuscirà a farli dialogare davvero, ma anche a portare allo scoperto le fragilità nascoste dei due uomini e a dar loro la possibilità di mostrarsi per quel che sono e a rendere espliciti i rispettivi sentimenti verso di lei.
Mettendo in evidenza la diversa filosofia di vita di chi fuma la sigaretta o la pipa, o raccontando una storiella Yiddish, si parla di complessità, di come il presente sia interconnesso fra passato e futuro, delle aspettative di vincita e dei timori di perdita che in fondo costituiscono il cuore delle nostre esistenze: non sono discorsi applicabili soltanto ai mercati finanziari, ma ad ogni aspetto della nostra vita, delle nostre relazioni, del nostro modo di pensare e di percepire la realtà, suggerendoci alla fine come, nonostante tutto, si possa riuscire ad essere sereni.
Ecco allora che la sensazione di essere arrivati a festa finita si ricompone e lo sguardo si sposta verso la porta girevole in fondo alla scena, attraverso la quale si immagina una liberatoria via d’uscita.
Colpisce, in tutto questo, una curiosa e armonica assonanza tra due produzioni originali che in contemporanea vengono messe in scena a Trieste: La domanda della Regina e Paurosa bellezza/Grozljiva lepota: in entrambe c’è un equilibrio incantevole e, pur essendo molto diverse, si integrano e completano a vicenda. Cosa rara.
Paola Pini