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Dinamiche e relazioni di gruppo,identità personali in evoluzione nel gemellaggio tersicoreo tra CHAMELEON e SPELLBOUND

Data:

Al Teatro Vascello di Roma

Serata da tutto esaurito al teatro di Monteverde per assistere ad un duplice spettacolo di danza, imperniato sulla gestualità più vivace e slanciata, prorompente ed aggressiva del corpo umano rispetto ad una più intima e raccolta che riguardava invece uno studio personale del proprio essere. La compagnia Inglese CHAMELEON indica metaforicamente il cambiamento della propria pelle e carattere a seconda dei contesti urbani, sociali ed artistici in cui ci troviamo ad operare; tutto questo è stato ”of man and beast” la caricatura rapida e spregiudicata, incisiva, delle modalità con cui bisogna appartenere ad un branco o gang di una periferia londinese, dove ci si scontra tra bande rivali, come sovente accade pure a Campo de’ fiori sotto gli occhi increduli di G. Bruno. I cinque ballerini hanno dato vita con una straordinaria vigoria atletica alla coreografia di A. Missen, trasmettendo con plasticità formale e tensioni pulsive più violente o sentimentali il chi erano e come diventavano insieme per sentirsi, socialmente grandi.Successivamente la formazione SPELLBOUND, creata da Mauro Astolfi nel 1994 e diventa due anni dopo con Valentina Marini un gruppo di promozione internazionale e di piani collaborativi ad ampio raggio su base comuni di modernità dei programmi,ricchezza del repertorio ed educazione dei “performer”. Della recente programmazione sono stati proposti due pezzi:la prima parte di “misterious engine” in cui s’analizza la non libertà degli individui soggetti a continue mutazioni sollecitate dall’esterno,che li sconvolgono, li mettono in crisi e li costringono a ripensarsi di nuovo, cercando di restare padroni di se stessi e dei propri impulsi, voleri, di fronte agli istinti primari e bisogni indotti dagli stereotipi commerciali.Interpreti romantici di tale riproposizione continua sono stati 4 ballerini: Caterina Politi e Giulianana Mele, Giacomo Tedeschi e Fabio Cavallo. Del secondo breve atto tersicoreo: ”The hesitation day”, sono stati partecipi i due maschi citati sopra: Giovanni La Rocca e Mario Laterza che volevano indicare una pausa nel nostro agire frenetico o eccessivo per riflettere su cosa di nobile e concreto, imperituro, vogliamo realizzare nella nostra vita e quanto tempo ci occorre per attuarlo, vincendo le nostre titubanze, cosicchè molti non ci valutino solo dall’ingannevole apparenza.

Susanna Donatelli

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