In svolgimento dall’11 ottobre al 28 gennaio 2018 in mostra nella Cappella Palatina del Maschio Angioino di Napoli l’opera di Antonio Ligabue in una retrospettiva curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri .
Il curatore della mostra Sandro Parmiggiani parla di Ligabue: ‘ Era uno che guardava, interiorizzava, e poi, e questo è il segno dell’artista, non si limitava a riprodurre la realtà, trasfigurando le immagini. La natura in qualche modo ha un’anima e si fa coinvolgere da quello che avviene’.
Sono circa ottanta le opere realizzate fra gli anni Venti e i primi anni Sessanta, nelle quali la violenza bestiale e l’azione del tempo sul suo stesso volto sono i temi prediletti dallo straordinario artista emiliano.
Più volte ricoverato in manicomio, dileggiato ed emarginato in vita per i suoi atteggiamenti fuori dalla norma, Ligabue dipinse il conflitto, lo spasimo, la violenza ferina, la sopraffazione bestiale; e poi una lunga, celebre serie di autoritratti per fissare sulla tela le trasformazioni del suo stesso volto.
L’elegante allestimento della mostra nella Cappella Palatina presenta, oltre alla pittura, anche sculture e disegni, e un raro e prezioso filmato con immagini d’epoca di Ligabue.
La rassegna monografica “Antonio Ligabue” intende far conoscere i diversi esiti dell’opera dell’artista, nel corso della sua attività (dagli anni Venti al 1962), declinati nelle diverse tecniche attraverso le quali Ligabue si è espresso.
La mostra, anche attraverso le scelte di allestimento, rivisita lo sviluppo cronologico (suddiviso in tre periodi, sulla base dello schema interpretativo messo a punto da Sergio Negri) e lo scavo nei motivi cui si dedicò: gli animali esotici e feroci, impegnati in una perenne contesa per la loro sopravvivenza, ma anche quelli vicini all’uomo nella vita domestica e nel lavoro dei campi.
Gli straordinari autoritratti, infine, rappresentano un’orgogliosa dichiarazione del suo valore di artista e della sua identità di persona spesso dileggiata e irrisa e l’impietosa descrizione dei tratti del suo volto, segnati da sentimenti di solitudine e disagio esistenziale, e dal costante presagio dell’esito finale.
Laura Scoteroni