Al Teatro Anfitrione di Roma, fino al 10 dicembre 2017
Siamo sempre più scossi da venti di guerra e clima infuocati per lo spirito di dominio che aleggia tra le varie civiltà e fedi religiose,ambizioni di orgogliosi e vanesi capi di stato, di fazioni tribali, tanto che qualche politologo e sociologo, perfino Papa Francesco, hanno parlato di terzo conflitto mondiale a pezzi. Basti vedere la lotta contro L’Isis, che sembra sconfitto in Siria ed Iraq, ma risorge con barbare stragi, tra cui quella in Egitto contro i sunniti,il feroce scontro tra Trump e kimyong in Corea per non dire delle rivalità in Libia dopo Gheddafi e medio oriente;per il momento non sono sufficienti a scongiurare il drammatico pericolo, i cruenti ricordi della grande guerra e della seconda che coninvolse pure la capitale con l’occupazione tedesca, l’operazione di disturbo dei nostri eroi civili della resistenza tra cui la strage di via rasella del marzo 1944, dopo lo sbarco di Anzio, con rappresaglia nazista delle fosse ARDEATINE e del quadraro zona d’epica opposizione prima della liberazione del giugno 44 con il generale Alexander. Tutto questo ci viene raccontato da Gianni Quinto con il suo romanzo storico: Storie di borgata, che adesso il comicissimo ed istrionico mimo Quirite P.Romano riadatta in chiave favolistica immaginando tipologie romanesche con comari ciarliere e pettegole, delatrici e ladre di beni altrui,una coraggiosa donna staffetta partigiana di collegamento con la sua bicicletta, ma che evade le tasse per cui l’ufficiale giudiziario Pegoretti, le fa una forte multa, che potrebbe essere tolta se Checco il fratello di Mina,disoccupato e sempre in pigiama, fosse disponibile ad accontentare le voglie sessuali dell’impiegato. Ciò non avviene preferendo Checco che è reso con ironica arguzia, accresciuta dal perenne stato d’ebrezza, la bottiglia e la mascolinità con cui contribuisce, ignorandolo la sorella, a pagare la pigione secondo le voci del rione con i vicoli, l’edicole, le botteghe per le strade che l’animano. Portavoce di tali pettegolezzi è l’invadente ruffiana che si diletta di sparlare su tutti e si nasconde sotto il tavolo appena sente i bombardamenti. L’allestimento di Romano include pure l’analisi della società aperta in cui ci possono essere rapporti promiscui di classi differenti, come tra i locatari ed i proprietari dell’immobile. Dal tenore economico alto borghese e per invaghimento sentimentale e desiderio di sentirsi giovani accettano il pagamento in natura della pigione. Improvvisamente casa Nencioni viene invasa dalle truppe tedesche e su istigazione dell’ufficiale giudiziario con tesserino, cercano la proprietaria della bici vista dietro via del Tritone.Nella realtà il comando tedesco ordinò dieci prigionieri per ogni soldato caduto, finendo nella retata cinque persone in più. Quindi noi vediamo solo la cattura della fornitrice dell’ordigno bellico, che con spirituale sacrificio, Checco decide di salvare per riscattare con un nobile gesto la sua oscura, inetta e smidollata esistenza d’alcolizzato ed amico delle fraschette ed osterie. Lo spettacolo resterà al TEATRO ANFITRIONE fino al 10 dicembre con divertimento assicurato; mentre Pietro Romano tornerà a febbraio con la farsa musicale: “semo romani e se sente”.
Susanna Donatelli