Al Teatro Vascello di Roma, fino al 10 dicembre 2017
L’epoca del Tatcherismo non fu solo quella della chiusura delle miniere Inglesi, ma pure quella della drammatica svolta nei soggetti delle rappresentazioni teatrali fu posta fine alla censura e si cominciarono a denunciare le storture del capitalismo, la mancanza d’etica e spirito d’intraprendenza dei giovani dei “neighbours” metropolitani che vivevano come cani randagi, branco del muretto deresponsabilizzati e capaci dei più efferati misfatti per affermare la loro personalità di branco senza scrupoli. Le famiglie con i loro litigi continui,linguaggi triviali, case disordinate e malandate non istillavano nei figli la volontà del riscatto sociale ma il terrore dei rapporti familiari e della convivenza. Questo è il messaggio negativo che ci viene dalla denuncia sociale di E. Bond nel suo secondo testo drammaturgico del 1965, che polemicamente intitola: Saved che è in netto contrasto con l’emarginazione alienata dei ventenni sbandati che giungono all’omicidio a colpi di pietra d’un neonato, figlio di PAM a cui i genitori Larry e Mary non hanno trasmesso nulla per la loro indifferenza ed inettitudine ad assolvere a tale compito. La lapidazione del pargolo nella carrozzina è il rifiuto di ciò che eravamo originalmente e che vogliamo dimenticare, essendo mutati in peggio, non c’è compassione e giustizia,ma solo la legge del clan,come ad OSTIA e similmente a quel becero comportamento da ”bulli” o “guappi” per cui si bruciano vilmente i clochard,si derubano ed aggrediscono i compagni di scuola più timorati ed indifesi. Non c’è catarsi in siffatta tragedia del microcosmo di Bond, non è il lavoro psicologico ed etico,ma un inferno a cielo aperto, composto con il gergo “cockney” espressione della gente periferica più umile, fatto di slogan e battute con azioni etimologicamente disdicevoli in cui i padri eliminano i figli per non riconoscersi in loro, non sono genitori modello per la figlia Pam ed i suoi fidanzati Len e Fred non suscitando nessun rimorso ed alla fine si bruciano i giorni del calendario per simbolizzare l’inutile trascorrere del tempo non realizzando nulla. Manuela KUSTERMANN ed il regista GIANLUCA MEROLLI sono i degradati e rancorosi,per temuti permissivismi sessuali, tradimenti genitori della sventurata madre del figlio immolato e sempre in cerca d’amanti ed è resa con vitalistica esuberanza da LUCIA LAMA. Le scene desolanti in and out sono di P. Castrignanò cui il regista della denuncia dell’orrore socio esistenziale osservato ha voluto aggiungere per sensibilizzare maggiormente gli spettatori tra le poltrone delle pietre, quasi ad indicare che siamo tutti colpevoli e perciò “chi è senza peccato scagli la prima pietra” come ammonisce il Divino Maestro. Il lavoro è in cartellone fino domenica prossima alle h. 18,00.
Susanna Donatelli