Divertimento e dolore in casa canonica con “Scherzi da preti”. Debutta al Teatro Madrearte la nuova commedia di Antonio Diana

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Sin da subito lo spettatore viene scagliato in una dimensione comico-mistica, l’allestimento (una casa canonica con un semplice arredo) è capace di trasportarci in diversi luoghi, sia fisici che della sfera emotiva. Una tabernacolo velato che a tratti diventa il confessionale dell’uomo-prete, una frase esposta “siamo nati e non moriremo mai” e degli oggetti semplici, usati in agricoltura: il treppiedi ed il setaccio; tutti elementi che si intersecano tra di loro, avendo come file rouge la vocazione e la sofferenza.

Architettati alla perfezione con una perfida regia, i ripetuti scherzi rappresentano l’anima costante di un testo che diverte e fa singhiozzare lacrime di comicità e dolore e che sono ben tessuti con una drammaturgia sensibile, attenta e originale capace di illudere anche lo spettatore che gli viene difficile captare se l’azione scenica è il copione di un nuovo scherzo oppure un episodio reale.

Scherzi da preti è senza dubbio una commedia teatrale autentica, capace di attraversare non solo la vita comune di quattro sacerdoti ma di farne emergere anche l’aspetto umano e profondo, dalla passione per il calcio (frainteso dalla perpetua come tradimento di uno dei quattro sacerdoti) a momenti di confessioni intime.

Con tempi di spensieratezza, come adolescenti su di una panchina di piazza, i quattro Don si divertono con una sintonia onirica raccontandto barzellette, ascoltando vocali audio e narrando episodi dei praticanti delle comunità parrocchiali, facendo rimbalzare argomenti come il bullismo, la sessualità, il rapporto di coppia ed i tanti dubbi sulla fede.

L’interpretazione degli attori in scena (Gaetano Fierro, Ciro Bianco, Antonio Dell’Isola, Maria Elena Bianco e lo stesso autore e regista Antonio Diana) è molto frutto di un lavoro di verità teatrale che il regista Diana ha ben curato, senza caricature eccessive, contribuendo ad illudere il pubblico che sembra non vedere dei personaggi di una farsa ma degli autentici sacerdoti. I tempi comici sono inoltre ben scanditi da una macchina perfetta di regia- testo e interpretazione.

Quattro anche le canzoni, interpretate dagli stessi attori, che hanno fatto da pedana alle scene mistiche, una di queste è un inno poetico-viscerale al “Prete” ed alla sua vita che è “sangue schizzato, sotto ‘a croce martellata”.

Nel finale, il discorso vocazionale della prima celebrazione di Don Giano (intrappolato durevolmente negli scherzi) chiude l’ultima burla e spara diritto alla coscienza dello spettatore che viene invitato a riverberare il valico della vita quotidiana, con l’invito a passare attraverso il filtro-setaccio ogni azione umana.

Lo spettacolo è stato rappresentato dal 5 al 14 gennaio ed ancora replicherà il 26 gennaio e dal 5 all’11 febbraio ancora al Teatro Madrearte di Villaricca, diretto da Antonio Diana e dalla stessa compagnia stabile che ne rappresenta il collettivo di gestione del teatro stesso. Un prodotto fatto in casa Madrearte che merita anche altri circuiti.

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