Corriere dello Spettacolo

“D’Annunzio segreto”. Poesia e decadenza per un Autore che non dovremmo dimenticare

Dal 5 al 7 febbraio 2018 al Teatro Manzoni di Milano

Scrivere una drammaturgia sulla vita di Gabriele D’Annunzio può sembrare facile, il materiale non manca ed è di per sé alquanto spettacolare, dall’altro lato è proprio questa vastità che può mettere in difficoltà: da dove cominciare? Quale aspetto della sua vita raccontare? Lo scrittore, l’amante, il giornalista, l’uomo di teatro, il patriota, il militare, il cultore della bellezza, il Vate? C’è da perdere la testa tanto la sua vita è stata piena, interessante, audace, prolifica, una vita fatta di tante facce, o maschere, che hanno convissuto fino alla sua morte nel 1938 e che l’hanno reso un simbolo del Decadentismo.

Per tutte queste ragioni, isolare D’annunzio con quella parola “segreto” rende il compito meno gravoso ma nello stesso tempo ci lascia forse con un po’ di rimpianto: avremmo voluto sapere, vedere, capire di più, proprio perché lo spettacolo è coinvolgente ed Eduardo Sylos Labini è un credibile D’Annunzio, lacerato nella solitudine del Vittoriale tra pensieri di vecchiaia e morte e un anelito mai spento per la vita che continua ad ardere, seppur fiammella debole e consumata, come quel tricolore che sventola, possente anche se mostra le ferite subite sui campi di battaglia e nelle guerre in cui si è distinto e per il quale tante vite si sono immolate.

Basandosi sul diario che D’Annunzio tenne durante il 1935 e che s’intitola “Libro segreto”, la drammaturgia di Angelo Crespi esplora l’ultima fase della vita del Vate, un po’ curvo, stanco, solo, che si diletta a vedere film, a ricevere giovani donne unicamente per amore della Bellezza, a ricordare le sue imprese, a rivivere momenti eroici e privati.

Magico quell’inizio avvolto nella nebbia, dove, racchiusa in una grande cornice gli parla la Duse e lo invita a seguirlo ma lui non la vede, o non la vuole vedere. Il rapporto con la grande attrice è ben dipinto quando D’Annunzio dalla sala, in mezzo agli spettatori, dirige Eleonora che recita sul palco il testo che lui ha scritto per lei. (Nota: l’attrezzista in scena rompe la magia e toglie sorpresa a quello che verrà dopo, se non c’era era molto meglio)

In questo “quadro” abbiamo l’esatta  percezione di quanto sia stato difficile il rapporto tra il drammaturgo geloso delle parole da lui scritte, autoritario e intransigente e l’attrice che come Creatrice, sente la necessità, il bisogno, di interpretare quelle stesse parole secondo il suo stile, senza costrizioni e imposizioni. Seguono battibecchi e ironie, accuse e preghiere, mettendo in mostra il rapporto tumultuoso e passionale tra le due somme personalità. L’attrice che recita la Duse,Viola Pornaro, non ci soddisfa completamente, dobbiamo dirlo per onor del vero, come è vero che interpretare la grande attrice non sia indubbiamente facile, eppure Sylos Labini c’è riuscito impersonando D’Annunzio, compito altrettanto difficile.

Una bella scelta di musiche classiche ha reso l’atmosfera più che mai decadente e dannunziana, la regia di Francesco Sala si adegua al personaggio, lo segue, lo ascolta, lo spia, facendo scendere il poeta dalle vette stellate e offrendocelo ormai vecchio, un po’ nostalgico, a volte irato, meditabondo, stanco ma sempre portavoce instancabile di quell’Amore per la Bellezza e la Forma che non lo abbandonò mai. Vivere di Bellezza e per la Bellezza è un concetto di cui molti si riempiono la bocca ma che in pochi vogliono e sanno fare, soprattutto oggi, in questi tempi assai volgari e beceri, e allora ci sorge il dubbio di dove sia questa Bellezza, che fine abbia fatto, dove si sia nascosta. Che si mostri solo a quei  pochi in grado di capirla e amarla? Dev’ essere proprio così.

D’Annunzio fu un Artista di cui noi Italiani e in senso lato tutta l’Umanità dobbiamo andare orgogliosi, perciò non dovremmo mai smettere di rileggere le sue poesie, non solo la “Pioggia nel pineto” che chiude lo spettacolo:

…E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione…

ma anche tutte le altre pagine che il Vate ci ha lasciato, intrise di passione, rose bianche, profumi, lacrime e Bellezza.

Uno spettacolo che avremmo voluto continuasse…

Daria D.

EDOARDO SYLOS LABINI e VIOLA PORNARO
in
D’ANNUNZIO SEGRETO
drammaturgia ANGELO CRESPI; regia FRANCESCO SALA
con
ERIKA URBAN
e la partecipazione di PAOLA RADAELLI
 e con
Francesca Kelly Tisi, Irina Ioana Sirbu, Iolanda Gurreri, Lucia Conte Fabiani
scene e costumi MARTA CRISOLINI MALATESTA; assistente ai costumi LAURA GIANNISI
disegno luci PIETRO SPERDUTI
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