Il problema della necessità di prendere un appartamento in affitto insieme ad altre persone per suddividerne le spese ha più recentemente coinvolto, oltre agli studenti universitari fuori sede, anche molte altre categorie di persone: divorziati o separati che non vogliono ritornare in casa dei genitori, giovanissimi o meno giovani single che vogliono provare a vivere autonomamente, anziani che hanno perso il coniuge e vogliono semplicemente un po’ di compagnia, persone che debbono cambiare la propria residenza per esigenze lavorative, ecc.
Questo è il tema del film diretto da Emmanuel Gillibert nel quale un quarantenne parigino, scapolone incallito, Antoine (Arnaud Ducret), abituato ad una vita incentrata su periodiche festicciole circondato da tanti amici e soprattutto da belle donne condivide da anni un bellissimo appartamento con vista Torre Eiffel con un amico che deve trasferirsi improvvisamente negli USA. Antoine cade nel panico al pensiero di doversi sobbarcare per intero le enormi spese di affitto e dover rinunciare al suo meraviglioso tran tran di immaturo Peter Pan.
La fortuna sembra di nuovo assisterlo quando un amico gli proporrà come coinquilina Jeanne (Louise Bourgoin) una bellissima donna che ben presto scopre essere una separata in attesa di divorzio con due bambini. A questo punto decolla l’interessante aspetto tragicomico del film dove le libertà del maturo ( sic! ) single vengono seriamente minacciate da Thèo (Timéo Bolland) di 8 anni e da sua sorella Lou (Saskia de Melo Dillais) di 5 anni.
Il film trattato dal regista Emmanuel Gillibert con grande ritmo e leggerezza va a fondo però in alcune tematiche psicologiche, che più caratterizzano la nostra epoca, come in particolare il problema del rifiuto della famiglia da parte di molti giovani maschi, considerata sbrigativamente un fardello eccessivo di responsabilità che possono limitarne le tante attività ludiche, in particolare se con figli.
E’ significativo il fatto che il film proponga il nuovo tema dell’allargamento della famiglia in maniera involontaria, ma didattica, incuriosendo lo spettatore ansioso di verificare l’epilogo della storia che praticamente impone il seguente quesito: la famiglia sopravviverà ?
Il regista ha fatto un buon lavoro ed il film ha complessivamente un ritmo incalzante e piacevole, ma Emmanuel Gillibert come sceneggiatore avrebbe dovuto calcare meno la mano su certi francesismi eccessivi. Ottime le interpretazioni spontanee dei due bambini, di pessimo gusto alcune scene di feste natalizie, da tesina di scuola di cinematografia le sequenze riabilitative del maschio in aereoporto.
Mauro Guidi