Quotidiano di Cultura diretto e fondato da Stefano Duranti Poccetti nel 2011

Hamletmachine: il concrete theatre di Bob Wilson

Data:

Dal 16 ottobre al 20 ottobre 2018 al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano

Per tutta la play ho creduto di assistere a una recita in play back, nel senso che lì risiedeva dal mio punto di vista la difficoltà della recita, per cui, e sempre dal mio punto di vista i giovani attori della scuola Giovanni d’Amico erano chiamati a mimare una traccia audio da loro preregistrata e messa in scena col compito di animarla, renderla viva; inoltre man mano che lo show prendeva piede, mi si spalancavano gli occhi su Zabriskie Point, la scena dell’esplosione con corollario musicale floydiano, ripresa da più telecamere, angolazioni, con più focali anche, ma soprattutto Buñuel, Un Chain Andalù, mi sembra, la scena del Cristo, con postilla letteraria automatica pura, e Il Fascino Discreto Della Borghesia, e con la stessa scena vista da angolazioni diverse, Rashomoon; e c’è quindi spazio per ripassare gran parte delle avanguardie e delle sperimentazioni novecentesche in questo fenomenale lavoro di Bob Wilson; ma quello che stupisce alla fine è l’accento concret, da musica concreta, che spicca, se è vero che si cerca l’effetto straneante nell’impedire l’identificazione di una fonte sonora, non di non capirne la provenienza ma di non riuscire a capire chi dice cosa nell’esatto momento in cui il suono prende vita; per cui si va verso una ricorsività alla fine e un continuo per questa stagione teatrale, e Antonioni con Identificazione Di Una Donna (Haifa, spettacolo visto in precedenza con Ottavia Piccolo, Occident Express) fa capolino due volte; e in ultimo credo pure che si tratti del lavoro da cui Stoppard ha tratto il suo Rosenkranz e Guildernstern (il film, chiaramente), se non altro l’idea di inserire seamus nella colonna sonora del suo gran bel film, tratto dal suo stesso testo teatrale di qualche anno precedente.

Hamletmachine è un testo di fine anni settanta di Heiner Müller; il concept della messa in scena con l’utilizzo di studenti di scuole di recitazione risale alla prima versione americana di Wilson del 1986; la prima produzione italiana risale al ’17; lo spettacolo è stato visto allo Studio Melato per la stagione 19/20.

Avevo già visto qualcosa di analogo e altrettanto magnifico con 4.48 Psychosis, Sara Kane credo si chiami l’autrice del testo, al Teatro Strehler, Milano, nella versione di Claude Régy per Les Ateliers Contemporains e Théâtre des Bouffes du Nord con Isabelle Huppert.

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photo: piccoloteatro.org

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