Corriere dello Spettacolo

Disavventure esistenziali d’un manager differmato e confidenze notturne con una paurosa e malinconica cassiera teatrale in MOBIDIC

Al Teatro Vittoria di Roma, fino al 18 novembre 2018

Una delle malattie croniche più gravi del nostro tempo è senza dubbio l’alzheimer, che finora non ha una terapia ad hoc guaritrice, ma progredisce sempre più fino a ridurre l’individuo affetto dalla patologia allo stato di larva umana, incapace di riconoscere perfino i propri cari. Proprio questo fu il soggetto d’un film di Massimo De Rossi che s’ispirò ad un fatto realmente accaduto ad un manager ambrosiano nel 2012, che fu improvvisamente colpito da un’improvvisa e continuativa regressione dissociativa a livello mentale tale da ridurlo allo stato giovanile di “TEENAGER”, non ricordando più perfino la propria identità, od essendo scambiato dalla polizia per un terrorista, conosciuto come ”il professore”, autore d’un attentato la mattina all’aeroporto. Da questa sceneggiatura il giovane commediografo KARL WEIGEL ha ricavato una trama psicologica,sentimentale ed a tinte noir che,articolata in un prologo a due atti,non riprende il dramma del marinaio e mostro marino di Melville, tuttavia ha alcune comparabili allusioni e riferimenti metaforici. Impossessatosi della pistola incustodita del commissario, irrompe furtivamente nel Cafe theater ”Starlight” dove sta facendo l’ispezione serale la cassiera,presa prigioniera, imbavagliata e spaventata dall’arma in mano a codesto pericoloso individuo, che tenta invano inizialmente di rassicurarla. Poi a poco a poco il ghiaccio tra i due si rompe e, come nel romanzo,comincia un gioco di seduzione, empatia e svelamento tra i due, portando lui sul palcoscenico del caffè, champagne e dolci rimediati nei camerini, mentre fuori si sentono onomatopeicamente i rumori dell’elicottero della polizia in cerca del criminale ed i tuoni della notte tempestosa. La ragazza vestita in maniera informale, come tanti suoi coetanei, rimpiange il non essersi realizzata come artista o ballerina e la figura paterna che l’aveva valorizzata come donna. Lui al contrario, prima visto dalla giovane quale la pericolosa balena, sogna d’essere il famoso marinaio e di solcare avventurosamente enormi oceani. L’idilliaco rapporto sfocia in gesti di tenerezza, parole affettuose ed il coprirlo con un cappotto per il freddo, fino al lirismo in cui lei con un sontuoso abito bianco immagina d’essere “la polena”, della sua nave con una canzone d’amore in francese. Purtroppo il finale ci ricondurrà ad una amara realtà, togliendo l’estetica bellezza dialettica. La straordinaria recitazione limpida e cristallina foneticamente, con le giuste scansioni tonali a seconda dei momenti, di Massimo De Rossi, dunque pure ottimo regista, nonché Roberta, Anna conferiscono ancor più pregio poetico alla pièce. La scena occupata dalle tante sedie del locale è di G. Amodio.

Giancarlo Lungarini

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