Corriere dello Spettacolo

James La Motta, dall’impegno sociale alle visioni di “Stendhal”

James La Motta, attore di cinema, teatro, tv, nonché doppiatore e soprattutto regista. Nei suoi lavori si assiste di frequente a una profonda dedizione al sociale, ma con l’ultimo corto Stendhal, girato al Mann di Napoli, viene fuori anche il suo lato più visionario, come del resto quel fanciullino che risiede in ciascuno di noi. Ascoltiamolo….

Ciao James, dal tuo curriculum emerge fin da subito la tua poliedricità. Teatro, cinema, tv, doppiaggio… C’è una di queste attività che senti più tua?

Rispondo spesso che artisticamente sono nato e cresciuto nel teatro, ma in tutti i campi in cui mi trovo a lavorare cerco di dare il massimo e sentirli miei.

Altra tua attività, quella per la quale hai avuto riconoscimenti anche sul piano internazionale, è quella di regista, dove ti dedichi a trattare tematiche delicate, quali il femminicidio, il bullismo, il cyberbullismo.

Un riconoscimento internazionale mi è stato elargito a Palermo alla Sala Consiliare in occasione della giornata nazionale per la legalità e contro le vittime della mafia e camorre firmato da Maria Falcone. Con grande emozione ed entusiasmo posso dire che il riconoscimento più grande che io possa aver ricevuto è quello di essere ricontattato sui social o post workshop; quando una ragazza, un giovane o un istituto ti ricerca per parlarti, confidarsi o far replicare lo spettacolo per i nuovi alunni. E questo per me non è un riconoscimento, ma di più una vittoria sul campo, perché i titoli, le glorie e i diplomi li metti a cv o ti innalzano l’ego, ma nel sociale conta il risultato e il raggiungimento del proprio obiettivo. E il mio è quello di esortare alla denuncia e al rispetto verso il diverso.

Si capisce quindi che per te il cinema ha una determinata missione, quella di sensibilizzare lo spettatore verso certe tematiche… Stendhal è il tuo ultimo corto, molto particolare perché girato all’interno del Museo Archeologico Mann. Di cosa tratta questo lavoro e come lo hai sviluppato cinematograficamente?

Sì, Stendhal è un lavoro che nasce e si realizza in circa due ore di girato, montato in quattro ore e proiettato a Napoli e poi al Festival del cinema di Venezia, il tutto per il contest, ideato da Franco Rina. La bella notizia  è che il Museo Archeologico di Napoli lo inserirà nei loro archivi come pubblicità. La missione di Stendhal è quella di un avvicinamento all’arte da parte di tutti e di renderla terrena, riuscendone a usufruirne con gli occhi di un bambino. Per questo ho voluto inserire tre fanciulle con una veste bianca, simbolo di purezza e verginità, farle giocare con la corda (elemento sempre presente nei miei lavori), che questa volta a differenza degli altri rappresenta il gioco e non la violenza.

Sapresti raccontare un aneddoto della tua vita particolarmente significativo che ha a che vedere con la tua carriera di artista?

Ricordo che mancava poco per andare in scena ad uno spettacolo teatrale a Roma per l’accademia che frequentavo, mi sono avvicinato alla mia insegnante di recitazione e in quel caso collega della serata, la grande Bianca Toccafondi, e le chiesi: “Bianca come va?”. Perché io ero emozionato di andare in scena visto che da copione entravo subito dopo il suo monologo di apertura, dalla platea. Lei mi rispose con una vocina tenera: “Non mi ricordo la parte”. E io le replicai “Ma tu puoi sei Bianca Toccafondi”, improvviserai alla grande. E lei “No, a te è permesso dimenticare la parte, che sei agli inizi e ti puoi emozionare, io no!”. Da anni mi porto dentro questo insegnamento, si quando insegno che quando faccio regia e pretendo dai miei attori e da me stesso il triplo quando sono in veste di attore. E, per concludere, “Bianchina”, così chimata dal suo amato Giorgio Albertazzi, entrò in scena e la grande magia del Teatro ci permise di fare una bellissima replica e nessuno dei due dimenticò la parte. Dedizione, rigore e disciplina: l’arte e la recitazione sono un mestiere. come esplico in Stendhal l’arte e’ di tutti, ma non per tutti. Se non studi non arrivi da nessuna parte

Che progetti hai in cantiere al momento?

sarò impegnato in quattro regie teatrali, di cui due da attore. La prima da attore con accanto Noemi Maria Cognigni per la nuova versione di Myself. La seconda è una scrittura inedita di un nuovo spettacolo dalla penna dell’autore Antonio Mocciola. Mentre per le regie ci sono una riscrittura ispirata dall’Amante di Pinter dal titolo Pomeriggi di Agosto, testo in chiave psicologica per due voci femminili, interpretate da Carolina Patino e Elena Baroglio al Teatro Agorà di Roma in gennaio, mentre in Aprile al Teatro CTS di San Giorgio a Cremano, teatro che vide gli esordi di Massimo Troisi, sarò impegnato nella direzione del testo Matrimoni allo sbaraglio con Marina Billwiller e Salvatore Nastro . Per il resto, chissà, forse un ritorno al cinema in veste di attore.

Grazie per la disponibilità James…

Grazie mille a te alla redazione, soprattutto di aver dato luce e risalto alle mie parole.

Stefano Duranti Poccetti

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