Corriere dello Spettacolo

Come rovinare la vita di coppia con decisioni assurde ed una trasgressiva deontologia in “Un matrimonio all’improvviso”

Al Teatro de’ Servi di Roma, fino al 12 maggio 2019

Certe volte rimuovere situazioni consolidate ed abitudini inveterate può essere pericoloso, perché come dice il noto adagio: ”Chi lascia la via vecchia non sa quello che trova” rischiando di subire forti contraccolpi psicologici. Su questa considerazione etico-sociale vuole farci riflettere il lavoro del commediografo Antonio Romano, che impersona uno di quei figli di mamma, o uomini maturi affetti dalla “sindrome di Peter Pan” chiamati ”BAMBOCCIONI” dallo scomparso economista e ministro Padoa Schioppa, che non accetta l’idea di matrimonio con GIULIA, nonostante abbia 40 anni e conviva da diverso tempo con l’ottimista e volitiva Giulia.Abitano in una casa dove si vedono unicamente le due pareti che Paolo dovrebbe pitturare, in quanto Giulia inaspettatamente decide di regolare legalmente la sua posizione e generare un figlio, quando Paolo pensa di star bene così avendo una felice relazione ma occultamente ha anche un’amante Marzia che lo tempesta telefonicamente.Giulia è spinta al grande passo dalla cognata Erminia, che si lamenta del mancato adempimento da parte del marito Luca dei doveri coniugali da circa un anno e della riduzione della sessualità al placido amplesso d’amore d’uno stambecco con monotono suono fonetico.In realtà anche il medico ha un’amante, l’infermiera Debora che si lamenta di non essere la sola a ricevere amplessi nella sala –tac, per cui i due debbono reciprocamente reggersi il gioco, ma poi le due seduttrici si fanno più intraprendenti e diventano ricattatorie, specie allorché anche Marzia scopre un ritardo di tre mesi nel ciclo naturale.Luca incassa una dura lezione da una famiglia che crede d’essere ras della zona periferica, con un esplicito riferimento a gruppi metropolitani mafiosi odierni, mentre Paolo rifiuta d’assumersi le responsabilità di crescere ed educare i figli,rimproverando a GIULIA il suo inopportuno egoismo come avviene in tanti ménage attuali. Il finale è concepito in maniera biunivoca:prima felicemente e poi oniricamente come fosse stato un sogno, svelatore dei desideri inconsci nutriti da Paolo.Questo si potrebbe leggere altresì in una prospettiva drammaturgica Pirandelliana:siamo forse di fronte ad un inversione dei ruoli e ad una moderna trasposizione scenica de”il gioco delle parti”. Il regista Antonio Grosso trae ironico umorismo dalla briosa freschezza e ludico dinamismo del cast: L. GAROFOLI, C. BALLARINI, G. RENZO, C. BENASSI e M. TONARELLI.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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