Corriere dello Spettacolo

La sete di denaro per risolvere la loro precaria condizione spinge quattro amici ad organizzare un subdolo raggiro ai danni d’un ricco commerciante in “Regalo di Natale”

Al Teatro Quirino di Roma, fino al 19 maggio 2019

La più grave crisi che si sta attraversando da un quarto di secolo a questa parte nel nostro paese è quella economica, che il regista cinematografico e sceneggiatore PETRONIANO PUPI AVATI ebbe a fotografare nel suo film omonimo, interpretato tra gli altri da C. Delle Piane, A. Haber e D. Abbatantuono con enorme successo di critica e pubblico. Come far fronte alla disoccupazione, al precariato, ai bassi stipendi ed agli scarsi guadagni degli imprenditori e dei gestori di esercizi pubblici? Magari scommettendo sulle lotterie nazionali o giocando in società ed in circoli privati o tra amici con le carte e con gli scacchi; da qui trae spunto P. AVATI per denunciare la ludopatia e come ci si possa finire per rovinare riducendosi sul lastrico, o rompendo con coloro che erano a noi vicini. Proprio a tal proposito ci troviamo in una villa prestata a Stefano, proprietario d’una palestra sportiva oggi tanto di moda, dalla sua compagna la notte di Natale, in cui 4 amici di vecchia data, abituati a riunirsi intorno ad un tavolo per giocare a carte, hanno ideato una partita per “spennare” quello che loro ritengono un”pollo”che sarebbe accompagnato da Ugo, reso da Valerio Santoro con elegante snob mondano ed un impettito portamento fino a quando litiga con Franco, impersonato con duro cipiglio e spirito polemico da Filippo Dini che gestisce un cinema a Genova, per Martina fatta sua negli ultimi 4 mesi di vita e morta poi di cancro. Stefano, un borghese d’aspirazione elevata, ha preparato una buona cena da consumare durante una pausa della partita a poker, mentre il dissacrante e sfrontato Lele, in cui si cala il sarcastico G.Esposito, gli confida d’aver sperato di diventare direttore del giornale a cui collabora come critico d’arte, ma il suo caporedattore a 96 anni gli ha tolto l’illusione coltivata. Tuttavia a turbare i loro progetti c’è il fatto che l’avvocato Sant’Elia, un goliardico e furbo Gigio Alberti, scapolo sulla sessantina che ha un’industria di bambole sexy, si rivela più furbo del previsto e costringe i suoi avversari a desistere dalla sfida, restando come ostacolo solo Franco sulla pedana ruotante creata da L. Ferrigno. L’adattamento ai tempi nostri è stato di S. Pierattini con la regia impeccabile di M. Cotugno, tesa a rivelare i segreti, le ansie, le preoccupazioni ed i rancori reciproci dei singoli protagonisti,in procinto di subire una crisi nervosa. L’avvocato,affetto da un’acuta patologia gastrointestinale,offre a Franco una via d’uscita come gentile presente per le feste,ma lui punto sull’orgoglio non accetta e per ostinata,irrazionale, caparbietà arriva a rovinarsi del tutto.La rimpatriata allestita da Stefano,il serafico G. DI BIASE, è andata male, la presunta vittima l’ha ingannati e gettati nello sconforto del baratro, per cui sono naturali i furibondi asti e le velenose accuse,smarrendosi sempre più i sacrosanti valori umani: amicizia, fiducia e sincerità, alla base della comunità civile.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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