Al Teatro Nuovo di Milano, fino al 19 maggio 2019
E’ in scena a Milano, al Teatro Nuovo, un musical abbastanza sconosciuto almeno al grande pubblico, una chicca made in U.S.A, A Bronx Tale. Forse più noto il film del 1993, intitolato semplicemente Bronx, diretto da Robert De Niro, come spettacolo teatrale arriva a Broadway nel 2007, sempre con la regia di De Niro e insieme a Jerry Zaks, con musiche di Alan Menken, testi di Glenn Slater e coreografie di Sergio Trujillo.
Una storia che, come italiani, non ci fa certamente onore. Nel Bronx degli anni ’50 il gangster siciliano Sonny è il boss indiscusso del quartiere, di cui controlla attività commerciali ed altre meno lecite come scommeesse clandestine e regolamenti di conti. Tutti lo temono, anche perché non si fa certo scrupoli nell’eliminare chi si metta sulla sua strada. Quando un bambino d pochi anni, Calogero, assiste ad una sparatoria ma non denuncia il delinquente che ha sparato, Sonny appunto, diventa un suo “allievo” e protetto. Il padre Lorenzo, onesto autista di autobus, disapprova totalmente questo legame; Calogero quindi cresce tra l’esempio di onestà della sua famiglia e l’ammirazione per Sonny, che è diventato qualcuno… Ovviamente tutto è relativo. L’ambiente in cui vive non è certo dei migliori: furti, sparatorie e lotte a sfondo razzista sono all’ordine del giorno. La situazione precipita quando Calogero si innamora di Jane, una ragazza afro-americana: persone di colore ed immigrati italiani non si sopportano. Sfugge per caso alla morte dato che all’auto, prestatagli da Sonny, era stato messo un ordigno esplosivo. Ma, alla fine, Calogero capisce che la cosa che importa davvero è l’amore, che non ha colore, confini o regole. Una variante di West Side Story insomma, dove anziché americani e portoricani abbiamo italiani ed afro-americani, ma i temi sono gli stessi: la violenza per il controllo del territorio, la supremazia di un quartiere sull’altro, essere rispettati solo perché temuti: na guerra dei poveri senza alcun senso, dove alla fine anche Sonny pagherà il suo conto alla giustizia_ il figlio di una delle sue vittime lo uccide, sparandogli esattamente come lui aveva fatto con suo padre.
Un lavoro diverso dai musicals classici, ma con un buon impianto registico, affidato ancora una volta a Claudio Insegno. Come sempre quando c’è lui alla regia c’è Marco Stabile come protagonista: un Calogero nel ruolo, con la sua consueta bella voce, non differenzia però il personaggio dagli altri che ha interpretato. E’ un po’ sempre uniforme nelle sue interpretazioni (sempre che non sia una scelta registica), per quanto tecnicamente assolutamente all’altezza.
Daniela Pobega è una Jane dalla voce meravigliosa, tipica delle persone di colore, con una timbrica che spacca. Bravi e simpatici tutti gli altri: Andrea Carli è un Sonny perfidamente mafioso, un vero boss, che insegna solo terrore e prevaricazione, per questo i ragazzini del quartiere ne sono attratti ed allo stesso tempo ne hanno paura. Come ogni boss che si rispetti, ha la sua cricca di valletti al suo servizio: Rudy The Voice (Giulio Pangi), Tony 10e10 (Umberto Noto), Frankie Crème Caramel (Claudio Zanelli), Eddie Muffa (Michel Orlando), Giò Balena (Michele Savoia). Bravo, intenso, da lacrime il Lorenzo di Roberto Rossetti, un vero padre che cerca una vita migliore per la famiglia ma vede l’unico figlio rovinarsi con la delinquenza.
Un po’ dimessi i costumi di Lella Diaz, belle le luci di Alin Pop e le scenografie di Roberto ed Andrea Comotti. Belle le coreografie di Luca Peluso, molto in tema, molto anni ’50, decisamente azzeccate: i ballerini però ogni tanto perdono l’insieme. La traduzione dei testi in italiano non sempre fila, ma tutto sommato c’è molto altro. Da vedere.
Chiara Pedretti