Corriere dello Spettacolo

Elma Schippa: le poesie di una delle vincitrici del Premio “Pierluigi Galli”

A seguire otto liriche di Elma Schippa, la poetessa vincitrice per la sezione “poesia singola”, insieme a un altro poeta, con la sua lirica “Cappelli danzanti”. Si pubblicano le tre poesie con le quali l’Autrice ha partecipato al concorso, più altre cinque a sua discrezione.

Nota: la lirica “In movimento” è ispirata dal passaggio a Monterchi nell’ora del tramonto tornando da Anghiari.

Viva i pazzi

Viva i pazzi
che sanno rovistare nelle macerie,
Che le svestono e le attraversano
arricchendole con occhi visionari
– graffianti e flautati nel contempo –
Viva gli stoici
che penetrano negli angoli più remoti
di figure prosciugate e raggianti,
di esseri feriti e appassionati,
di anime diafane e febbrili,
incastonate in corpi
sensualmente ondeggianti o
orribilmente statici.
Viva i folli
che aprono la loro intima percezione
al più complesso coinvolgimento,
alla più alta rappresentazione dell’Esserci,
Ascendendo a ciò che esplorano
con dovizia di colori e sfumature,
incertezze e armonie,
contrasti e squilibri
– energia vitale e segni indelebili –
che disegnano paradossali sogni
e magnifiche malinconie.
Viva i tetti del mondo
dipinti dall’alba,
i lampi traslati,
le coste a strapiombo sul blu cobalto,
il glicine inebriante e il burlesco maggiociondolo,
i buffi ragni tessitori,
le tane inesplorate dei lupi,
la grazia disarmante degli alberi
– baciati e bacianti –
le forzate grate dell’inferno
e gli stupori dei Viaggiatori senza tempo e senza posa.

Cappelli danzanti

Angoscia insostenibile
D’impenetrabile follia
Dove il vento imperversa
e le montagne si sfaldano.
Nei schizzi di un mare estenuante
Mi perdo.
E forme astratte di cappelli danzanti
Si muovono.
Un’ondata di trepidazione ci prende.
No, parole inopportune non servono.
Solo io e te,
Due fantasmi che si nascondono
Nei labirinti dei propri corpi.

In movimento

In movimento,
Lungo una strada solcata da secoli di sguardi
e di preghiere pagane
Ho catturato il presente.
Alle mie spalle la donna in tenera attesa,
accolta dalle pendici del Monte Giunone,
Si erge a paladina delle future creature.
Dea Protettrice di un Movimento Eterno.

Tocchi insuperabili

Stati di luce folgorante.
Tocchi insuperabili.
Un fervore incontrollabile.
Baciami, stringimi.
Dammi di più. Osa di più.
Voglio riempirmi di estasi e d’amore,
Di attimi fuggevoli.
Voglio sentire migliaia di brividi
Che rendano il mio corpo vivo
E toccare l’infinità dell’universo
Insieme a te.

La vita

La vita è un dono prezioso
certe volte è chiaro e lampante
come un tramonto africano
che frastorna e acquieta gli animi più ribelli.
Altre si deve interpretare
per trovare la giusta dimensione,
come quando osservi, curioso attonito,
un dipinto di Dalì.
Altre ancora si abbatte contro di te
come un deserto in tempesta
per metterti alla prova
e levigare le deformità della tua immagine.
Altre ti allarga l’orizzonte,
si imprime nella memoria dei sensi
che trovano luce e spazio
in una frenetica e spirituale danza tribale.
Altre ancora volteggia come un fenicottero,
artista del suo continuo peregrinare,
fermandosi ogni tanto
per trovare pace
e ammirare,
in silenzioso rispetto,
il gioco di un bambino
sulla terra rossa d’Africa.
La vita.
Questa stridente, dissacrante,
magnifica, grottesca
spietata
continua scoperta.

Bianchi foglietti sparsi

Tutti i punti si congiungono.
Bianchi foglietti sparsi.
In una ira incapace di trattenersi.
Poligoni simili o uguali.
Vivere o morire.
Continuamente sminuzzo foglietti.
Agitazione in un deserto in tempesta.
Le oasi sono scomparse, l’acqua pure.
E io non vivrò più.

Sofà di follie

Balli?
Voli?
Pensi?
Senti?
Eviti?
La tenda è arancione
E suona.
Non c’è silenzio se cerchi.
E se insisti,
Passeggia tra i cancelli aperti
dei pensieri che si agitano.
Migra nei deserti eloquenti
Tra infiniti drappeggi
Che ardono
Come fossero serpenti di cartapesta.
Colpisci, distruggi e ricuci.
Follie son ciò che io bramo
Stese tra i soffici sofà.
Cattura il soffio
Che languido ti porto
E rendimi schiava della libertà.

Suoni ancestrali

Oggi sono insofferente,
non trovo quiete.
Vago senza posa
nel labirinto delle immagini
che brulicano di nuove Gioie,
stordite dall’assenza
della mia ispirante mitezza.
Oh Animo,
mostrami la lucentezza dei sentieri africani,
arsi di Incanto e di suoni ancestrali.
Placa il mio delirio
tra le colline morbide
che accarezzano
l’ora del Risveglio.

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