Oggi per la prima volta scrivo su un nostro grande artista della canzone italiana. Sottolineo “oggi” perché era da tempo che volevo farlo, ma credo che ogni cosa debba avvenire al tempo giusto e credo proprio che parlare di lui adesso significa esaltare il suo grande amore che provava per la vita e per la canzone, che era per lui un modo per donare amore. Sto parlando di Mino Reitano, nome d’arte di Beniamino Reitano.
Mino è nato a Fiumara, un comune della Provincia di Reggio Calabria, il 7 dicembre 1944 e ci ha lasciato il 27 gennaio 2009 ad Agrate – Brianza. Qualcuno lo descrive come un artista pieno di vitalità ed è considerato un’icona della musica nazionale – popolare italiana. Mino è un artista che canta l’amore, in senso romantico. Mino canta l’amore per una patria unita e unica. Un Mino che esalta in qualche modo l’importanza dei sentimenti e rapporti umani. Mino una persona molto semplice e umile, affettuosa. Scrivo queste parole con grande orgoglio ed emozione. Io personalmente non ho conosciuto Mino, l’ho conosciuto come artista. Ho conosciuto le sue canzoni e tra queste ricordo “Una ragione di più”, scritta per Ornella Vanoni insieme a Franco Califano. E poi “Italia”, un grande pezzo che Mino presentò al Festival di Sanremo nel 1988. E non dimentico “La mia canzone”, che il cantante e autore ha presentato al Festival di Saremo nel 2002. Ma i successi di Mino non sono solo questi citati, ma ve ne sono molti altri. Tutti contengono amore, umiltà, semplicità e grandi messaggi forti e ricchi. Nelle sue canzoni vi era un senso di unione, un senso di stare insieme alle persone care, amici, parenti, ma anche quello di stare insieme come popolo, come patrioti. Questo soprattutto nella canzone “Italia”. Un brano che a suo tempo ha suscitato tanta emozione e ci fu chi anche ebbe l’idea di fare dello stesso l’inno nazionale, sostituendo quindi “Il Canto degli Italiani” di Mameli, conosciuto forse come “Fratelli d’Italia”. “Italia” di Mino così come tutte le sue canzoni e ogni canzone di ogni singolo artista italiano rappresentano un inno del nostro paese, oltre a raffigurare un simbolo di quello che siamo. Un popolo fatto di sentimenti, romantico, poetico e un popolo che trascura e non cura con attenzione il nostro Paese, ma che nonostante questo lo ama. “Italia” di Mino Reitano è proprio questo, ma anche più (mentre l’inno di Mameli è un canto che racconta un popolo senza identità e che ritrova unione nelle battaglie e nelle guerre e che in queste situazioni ritrova la sua forza). Quel “di più” abita in quell’insegnamento che il grande artista ci vuole dare, cioè essere Patria ed essere parte di questa Patria.
Era tanto che volevo/Col mio canto dire a te/Grazie a un vecchio pensiero/Grazie al mio paese che/Quest’Italia che respira/Sempre bella e c’è un perché/Questa gente le vuol bene/Questa gente è come me
Poi mi prende l’emozione/Per Firenze che sta là/Per Venezia che si muove
E l’eterna Roma è qua/Italia, Italia/Di terra bella e uguale non ce n’è
Italia, Italia/Questa canzone io la canto a te…”
Da questi primi versi notiamo una persona che parla con il cuore. Una persona che da tanto tempo vuole dire qualcosa a qualcuno, alla propria Patria, descrivendo quello che noi siamo, come siamo, un popolo che ama la propria Patria. Lo stesso che questo sentimento lo vive nel cuore e da sempre da secoli, da Roma in poi. Ma allo stesso tempo questo testo evidenzia dei luoghi, che diventano simboli esaltanti la patria e che si sia del Sud o del Nord si è ugualmente italiani. Si può essere di Firenze o di venezia, ma l’eterna Roma è qui.
Queste sono parole di un poeta, ma le parole del poeta sono anche le nostre. Il poeta è colui che estrapola frammenti dell’anima di ogni singolo umano. Reitano in questa canzone estrapola parole dell’anima del popolo. La testimonianza di ciò è che in questo periodo difficile molte persone, dal Nord al Sud, hanno messo fuori dalle terrazze o finestre il Tricolore del nostro paese. Questo ci insegna che il patriottismo viene fuori nei momenti più difficili ed da qui che, dopo ogni battaglia, si costruisce il presente.
Queste parole che ho scritto qui in realtà le ho scritte nel mio cuore, studiando la storia del nostro Paese, ma anche ascoltando la canzone italiana, come “Italia” di Mino. Mi ricordo che ero piccolino quando l’ho ascoltata e da quel momento l’ho sempre amata. Da essa ho colto quello che ho scritto e un grande insegnamento, cioè il senso della parola Patria.
Oggi queste parole le ho volute scrivere, non solo per una ricerca del bello, ma perché provo un grande dispiacere quando sento parlare alcuni soggetti, che fanno differenza tra Sud e Nord… sopratutto in questo periodo, quando “qualcuno” si è espresso in modo quasi razzista e nazista. Non dico di più, non faccio nomi, ma credo che bisogni riflettere. Non si possono accettare atti di Nazismo e nemmeno atti di discriminazione, che creano alterità. Sopratutto non è accettabile da parte di chi sta in determinati luoghi e ruoli. Si parla spesso male de Sud, ma guardiamo in faccia la realtà delle cose. Il sud ha molti problemi, legati alla storia. Non dimentichiamo che prima dell’Unità l’Italia era divisa in tanti Stati, che avevano delle differenze enormi, e non solo sociali e culturali, ma sopratutto economiche. L’Unità non ha costituito un’unica Patria. C’è stato chi ha tentato di farlo, ma non c’è riuscito. C’è stato chi ha contrastato quella che viene chiamata Mafia, uno ci era riuscito molto bene, ma è stato eliminato e ora ci troviamo davanti a un Italia composta da una Sanità divisa in una specie di Federalismo, vedendosi troncata e tagliata, quando invece la stessa dovrebbe essere un simbolo del Paese, nonché ente funzionale in modo unanime. Non dovrebbe essere uno scrittore o un intellettuale a scrivere e a pensare questo, ma coloro che dovrebbero ragionare da Padri di famiglia. Non si può più dire a Nord si lavora e al Sud no. Come al Nord, anche al Sud vi sono persone che lavorano. Come al Sud, ci sono dei delinquenti anche al Nord.. Tra l’altro, non dimentichiamolo, molte persone che lavorano al Nord sono del Sud. C’è tanto da riflettere e c’è tanto da cambiare, e le cose cambieranno, speriamo che attraverso il sentimento si riuscirà a costruire una Patria dal punto di vista pratico e quotidiano. Tuttavia, siamo un grande Paese, un’Italia che come dice Mino Reitano è:
Un giardino dentro al mare
Contadina come me/Ride e canta e ballerina
Forse il sole è nato qui/Quest’Italia che profuma/Di oleandri e di perché
Anche quando si è un po’ stanchi/Non ci si arrende per un se
Italia, Italia/Di terra bella e uguale non ce n’è
Italia, Italia/Questa canzone io la canto a te
Non ci si arrende per un se/Italia, Italia.
Chiudo dicendo che io sono nato in Sicilia, ma sono orgogliosamente Italiano. Abito e vivo in Toscana e ne sono orgoglioso, perché sono Italiano. Io sono qui, ma il mio cuore batte per la Lombardia, il Piemonte, per l’Emilia Romagna, la Sardegna e così via… perché sono Italiano e ogni piccolo o grande luogo che fa parte dell’Italia è il mio Paese ”. Grazie al grande Mino Reitano per questa canzone e per tutte le sue canzoni… Viva l’Italia!.
LETTERA AL POPOLO DEL MONDO
Non ho parole da tuonare.
Vorrei trovar parole ma non ho verbo,
mi si stringe il cuore dinnanzi a questo mondo
che col fiato sospeso mi tiene,
ci tiene in sospeso.
Tanta tristezza suonare il pianoforte del mio cuore
e intanto Esigenza di silenzio sento.
Necessità di star lontano
per conversare con il mio pianto,
gemito per questi giorni così bui vivo.
Non ho un canto allegro da donare,
vado avanti a fatica,
in fondo non ci dobbiamo fermare,
non possiamo.
Non ho parole da tuonare,
ma l’amore mi spinge a scrivere questa lettera
fatta di parole che vogliono volare nei cuori di tutti gli umani.
Non ho verbo, ma mi sento di dire:
niente paura,
forza e coraggio
noi popolo del mondo dobbiamo avere,
lo so, quanto sia dura, ma dobbiamo combattere,
dobbiamo vincere questo lampo di guerra.
Resta a casa,
restiamo a casa:
è l’unica arma principale contro questo nemico a noi sconosciuto
che si è abbattuto su noi scagliando la sua freccia,
ma noi vinceremo,
lo vinceremo.
Siamo prigionieri,
nemmeno afferrarci per mano possiamo,
siamo privati di abbracciarci,
tanta e tanta tristezza mette tutto questo,
ma noi non dobbiamo arrenderci e aver paura
di questo maledetto Demone,
non voglio essere cinico ma forse,
forse tante volte questi abbracci li abbiamo trascurati…
Così come l’umiltà e l’amore
noi popolo del mondo dobbiamo tornar,
sprigioniamo l’amore che accorcerà le distanze,
l’amore ci darà forza,
non è una ricetta di un medico,
non è un pensiero di un matto o d’un filosofo,
ma un’arma giusta per combattere qualsiasi guerra,
l’arma che ho sempre usato di fronte a ogni mia battaglia,
la stessa la esalto in questa lettera per farla arrivare a voi.
Resta a casa,
restiamo a casa,
è l’unica arma principale contro questo nemico a noi sconosciuto,
ma anche il ritorno all’umiltà e all’amore può aiutarci.
Io con loro ho vinto,
loro sono le mie armi per sconfiggere ogni guerra,
l’umiltà e l’amore ci possono aiutare,
aiutare a vincere.
Giuseppe Sanfilippo