In quel periodo l’Italia era uscita dalla Seconda guerra mondiale, gli italiani come sempre si diedero un grande da fare perché potessero riprendere la vita di sempre, portando avanti con sacrificio l’economia del Paese e grazie allo sforzo sociale unitario s’intravedevano i primi risultati. Il campionato di calcio riprendeva il suo iter tenendo testa su tutte le altre discipline sportive, gli stadi ritornavano a essere riempiti dei soliti appassionati e non per altri scopi bellici o imposizioni dovute dal vecchio regime. Una squadra italiana, tra le tante, iniziava a brillare nei punteggi, inseguendo i vertici del successo, lasciando distanziati gli avversari. Proprio per tale proposito, l’intera squadra, con relativo seguito di dirigenti, era stata invitata a giocare un’amichevole partita per salutare dignitosamente il capitano del Portogallo Francisco Ferreira, poiché aveva deciso di lasciare il mondo calcistico. Partirono alle ore 9:40 circa dall’aeroporto di Lisbona (Portela), per fare ritorno verso Torino. Sull’aereo, un trimotore con codice identificativo I-ELCE, un velivolo Fiat G.212, della compagnia aerea Avio Linee Italiane, dove viaggiavano i membri della più forte squadra di calcio italiana, con la migliore formazione del momento, diretto al Campo Volo dell’Aeritalia (recentemente è stato collocato un cippo alla memoria, per non dimenticare quel fatidico giorno) e non come in molti pensavano all’Aeroporto di Caselle. Il tempo era impervio, le condizioni meteo non permettevano una grande visibilità, nonostante tutto questo l’umore dei passeggeri era alto, sicuramente tra loro ci furono scambi di opinioni per “passare il tempo” circa la disputa giocata e del risultato ottenuto. D’altronde per la squadra era normale salire sul più alto gradino del successo, già vincitori nel 1942-43, poi altri quattro scudetti acquisiti di anno in anno, compiacendo il pubblico in stadi internazionali ad esempio nel ’48 in Brasile o con quella perla di luce di ben dieci giocatori, che affrontò battendo l’Ungheria con il risultato di 3-2, indossando la maglia azzurra, solo per citarne alcuni. E mentre tutto questo appariva con fantasia ai loro occhi, diversamente era la visuale dalla cabina di pilotaggio, che non permetteva ai piloti una nitida visibilità.
Daniele Giordano