I Pink Floyd sono una band affascinante. Quel loro rapporto con Syd Barrett, loro primo leader e autore del primo disco, è affascinante. Non lo vedi da nessun’altra parte. Non lo vedi negli Iron Maiden nei confronti ne di Paul di Anno, primo cantante, ne nei confronti di Clive Bur, primo batterista, o Dennis Stratton, primo chitarrista. E Clive Bur era bravissimo. A me è sempre piaciuto più di McBrian. Ad ogni modo questo atteggiamento non lo vedi nemmeno con Brian Jones defunto chitarrista dei Rolling Stones. Va beh, Led Zeppelin e Doors hanno praticamente chiuso alla morte rispettvamente di John Bonham e Jim Morrison. Anche gli Who sono andati avanti senza Keith Moon senza troppo patemi. E nei Deep Purple poi è arrivato Ian Gillan e si sa come è andata a finire. Ma Syd Barrett ha sempre occupato un posto speciale nei Pink Floyd anche quando non c’era. È diventato l’ispirazione di una vita, un segreto magico.
Di loro io adoro il primo album e Meddle. Obscured by clouds e Ummagumma non mi sono mai piaciuti tantissimo. Anche il secondo e More sono molto belli. Di Animals conosco una canzone. The Wall per intero tutto di fila forse non l’ho mai ascoltato. E forse da giovane ho esagerato con Wish you were here. The Division Bell non lo conosco. Di A Momentary Lapse Of Reason conosco un paio di pezzi. Pulse e Delicate Sound Of Thunder non li ho mai sentiti. Ma nel 1973 i Pink Floyd danno alle stampe un disco galattico: The Dark Side Of The Moon. Se togliamo il Miles Davis elettrico, The Dark Side Of The Moon è il disco migliore del prog rock psichedelico, del rock in generale. Tra l’altro di The Dark Side Of The Moon esiste anche una stampa a cura della NASA, tanto l’interesse che ha suscitato nel mondo.
I Pink Floyd sono fondamentalmente una band sperimentale. E sono l’unica band sperimentale ad avere avuto un successo colossale. Il loro non è mai stato un discorso solo musicale, ma innanzitutto sonoro. Un discorso sui suoni accompagnato da una miriade di effetti luce. Loro sono l’unica band d’avanguardia ad aver venduto davvero e senza fare concessioni al mercato. Loro il mercato lo hanno sempre anticipato. E ora sono i re del mercato musicale. Tra l’altro la loro portata musicale è triplicata. In concerto a oggi separatamente ci sono: il batterista, Nick Mason; l’ex bassista, Roger Waters; e il chitarrista, David Gilmour.
È assurdo. Io non riesco ancora a crederci. Ma uscire dall’ambiente psichedelico e vendere tutti quei dischi continuando a suonare musica sperimentale è un lavoro eccezionale che richiede una forza eccezionale. Si son sempre fatti i fatti loro lontani da ogni clamore, e alla fine li hanno fatti tutti a pezzi. A inizio anni ottanta, poi, il bassista voleva chiudere bottega. Gli altri volevano andare avanti come Pink Floyd. Hanno vinto loro.
I Pink Floyd entrano nel terzo millennio come la più grande rock band in attivita con la kolossale turnè di Pulse. Gilmour ha fatto un lavoro eccellente. E questa dei Pink Floyd è complessivamente una delle storie più belle e affascinanti dell’universo rock. Quasi tutte le canzoni, fin che era parte del gruppo, le ha scritte Roger Waters. E Roger Waters scrive alla grande. Ed è infine di qualche anno fa l’ultimo e definitivo disco: Endless River. Fine della storia.
Un’altra cosa a cui non riesco a smettere di pensare è che tutte le stravaganze di cui Syd Barrett si è reso protagonista sono finite nel Glam rock di cui il punk potrebbe essere la versione più aggressiva e nichilistica.
Nel 2016, infine, ottobre 2016, al Corn Exchange di Cambridge, dove Syd Barrett nel ’72 tenne il suo ultimo concerto (i tre quinti dei Pink Floyd sono di Cambridge: Waters, Barrett, Gilmour), a dieci anni dalla scomparsa e in presenza dei fratelli, è stato inaugurato il Syd Barrett memorial, progettato da Clare Palmier e Spadge Hopkins. C’era anche in progetto di aprire un giardino intitolato a suo nome al Addenbrookes Hospital dove lavorava suo padre, ma al momento non mi riesce di dire altro. Sempre a Cambridge, Giardino Botanico, c’è la Syd Barrett memorial bench, una panchina con una placca con l’incisione del primo verso di Jugband Blues, ultima canzone di Barrett coi Pink Floyd: un sintagma ricorsivo con debiti joyceani – it’awfully considered of you to think of me here, but I’m must obliged with you for [alla the who] mmmmaking it clear that I’m not here – ma lui aveva già messo in musica una poesia di Joyce, Golden Hair, 1966, ripescata poi per il suo The Madcap Laughs. E secondo me i lavori solisti di Barrett sono migliori dei lavori solisti degli altri membri dei Pink Floyd. Resta il fatto che comunque quasi tutti i dischi dei Pink Floyd sono dei capolavori assoluti. Syd Barrett invece è diventato un apprezzato pittore.
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