Corriere dello Spettacolo

La riapertura del “Macro”. La miscellanea di cinema,espressioni socio-liriche e poesia in una dimensione artistica per l’editoria della mostra: “Immaginazione preventiva”

Tra le prime istituzioni culturali a riaprire,con un buon successo di pubblico fin dalla giornata inaugurale a prenotazione,segno che la gente aveva bisogno di ristorare pure le sue doti apollinee e cartesiane dopo la lunga quarantena del virus”conavid 19”,c’è pure il macro di via Nizza che, completati i lavori di ristrutturazione,ha lanciato editorialmente il suo manifesto illustrativo nell’intero complesso per “l’immaginazione preventiva”.IL nuovo direttore artistico Luca Lo Pinto,ha fatto davvero del suo meglio per lanciare in grande il suo progetto espositivo triennale,sostenuto dall’assessorato alla crescita culturale e dall’azienda Palaexpo,che si basa su una combinazione pluridisciplinare di musica,cinema e libero pensiero creativo,che per un totale di 550 pere,refrain speciale di celebri canzoni e giganteschi “murales” in bianco e nero,stanze vuote dalle pareti diafane,occupa gli interi 10.000 mq.dell’edificio dall’ingresso di via nizza fino all’uscita di via reggio emilia.Ci si imbatte in una miriade d’artisti,che sarebbe troppo lungo enumerare tutti,di generazioni e scuole diverse,addirittura alcuni trascurati nel tempo”trasgressivi”,come Diego Novelli che contestò la biennale di Venezia con i suoi benpensanti definendola “fascista” e che poi morì prematuramente per un’operazione alla tiroide,di cui viene presentato il quadro” caro vietnam”con gli onfani bianchi sul pavimento della sala.Si può che la progressiva progettazione della mostra dai ritratti del pian terreno iniziale con la lettera agli artisti per la vendita delle loro creazioni fino alla conclusione nel cortile,segua la linea storica del macro ed in una chiave evolutiva ed artisticamente pluralistica voglia suggerire una nuova fase della sua esistenza in una dimensione onirica e futuribile.Nel foyer s’ode una grossa e fragorosa risata mentre nel salone centrale vi sono scritte sarcastiche e surreali di VALERIO MAGRELLI,fotografie di clamorosi eventi degli anni sessanta riprese da due artisti inglesi che si fingevano uno giornalista e l’altro reporter, oltre ad un tappetino in terra fatto di alluminio e gomma piuma,per non dire d’una imponente serie di bandiere realizzate dall’intreccio dei colori di quelle Europee e fuse con la policromia emblematica simbolicamente dei paesi Africani da lui provengono i migranti,quasi auspicio d’una ripartita integrazione dei più svantaggiati e deboli,arretrati,individui camitici costretti ad abbandonare le loro terre.Al primo piano Joanna Piotrowska esibisce alcune foto in chiaro delle fattorie e degli animali delle sue nazioni dell’est,mentre la nostra Giovanna SILVA rimembra con enormi pannelli di cartone alle pareti i fatti e gli avvenimenti principali della seconda metà del XX secolo.Ognuna di tali opere è accompagnata da un’esauriente didascalia in italiano ed inglese dei dati essenziali dell’autore e dati la precisa spiegazione dell’ispirazione e del valore artistico del bene immobile.Naturalmente queste sono solo le premesse di tematiche e protagonisti,linee di tendenza ed espressività che dalla chiusura di codesta mostra il 27/9/2020 andranno fino al 2022.IL MACRO infatti è destinato a diventare” il giornale architettonico”di una composizione redazionale legata a differenti e stravaganti contenuti per non far mancare niente ai gusti raffinati dei visitatori.Nel secondo palazzo vi sono non solo room del tutto libere per l’immaginazione del curioso o con voci e suoni fonetici da motivi celebri,ma pure la creazione poetica incalzante di Mariano Blatt sui cui versi Eduardo Williams ha costruito un bel documentario di 23 minuti sull’Africa in movimento dinamico.Più interessante è invece il lavoro filmico in 30 minuti in pellicola in colore di Cecilia Mangini,a cui l’esponente politica di sinistra Luciana Castellina affidò negli anni sessanta la resa in un cortometraggio della battaglia delle donne per la piena affermazione dei loro diritti;a tale impegno ella partecipò dal vivo condividendo i lavori domestici e facendosene perciò un’idea propria riportata nelle interviste con i soggetti ripresi.L’allestimento è stato curato dal designer Marco COMPARDO,cui s’aggiungono due speciali arredi:” la memory foam” ovvero una serie d’imbottiti in rosa per far sedere e riposare il pubblico contingentato ad ogni ora e la “butter stool”,una collezione di sgabelli per la visione dei filmati messa insieme con l’accademia di belle arti di ROMA.Nello spiazzo antistante l’uscita vi sono alcune realizzazioni geometriche,trapezoidali,sferiche,a corno ricurvo alto e serpentiforme con la richiesta di verità sul caso Reggeni,che ormai tutti hanno capito in un paese a regime guidato dal generale AL-SISSI,su cui i visitatori possono lasciare con il pennarello le loro sensazioni sulla mostra.IL suo “avatar” è il polpo verde segnato dall’artista Nicola Pecoraro,lasciando ad alcuni scrittori di rivivere su di un libro privo d’immagini,tramite racconti,la loro incursione intellettuale nella loro con la supponibile interazione.

Giancarlo Lungarini

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