Sin da piccoli nella nostra vita abbiamo delle costanti, grandi e piccole.
Ad esempio, sin dai primi libri su cui studiamo vediamo delle opere d’arte divenute leggenda perché, magari, massime espressioni dei massimi artisti nella storia dell’umanità.
Cosa avete provato a vedere finalmente dal vivo una di queste opere, ad esempio, “L’ ultima cena” di Leonardo da Vinci?
Per chi non c’ è stato, si arriva alla chiesa di Santa Maria delle Grazie. La chiesa è sulla destra, l’ ingresso per vedere il capolavoro è a sinistra.
Una volta che accedi dopo aver oltrepassato i consueti sbarramenti tecnologici, entri in una grande stanza rettangolare e ti volti a destra.
Il capolavoro è lì.
Finalmente, anche tu.
Hai un tempo limitato per osservarlo e allora non perdi tempo e ti concentri su ogni millimetro, su ogni angolazione.
Ti concentri sul tutto e su dettagli mai notati sui libri come, ad esempio, il decoro blu della tovaglia sulla destra della composizione.
La luce è soffusa come la serenità nella tua mente mentre stai osservando, tra l’altro, una cosa che hai osservato tante volte da una vita ma sempre col filtro di una carta o di uno schermo.
Non mi dilungo oltre, le emozioni che ci arrecano le opere d’arte sono solo nostre e abbiamo diritto a tenercele per noi.
Uscendo nuovamente all’esterno, ho sentito il bisogno di toccare le pietre esterne della chiesa, pietre che hanno osservato Leonardo camminarci davanti.
Poi, mi sono messo spalle alla chiesa ed ho con un sorriso pensato che, se Leonardo fosse stato lì, avrebbe visto alla sua sinistra un tram color ciclamino fare il suo percorso a rotaie; avrebbe visto di fronte e in lontananza un grattacielo sponsorizzato in cima ed alla sua destra un venditore ambulante di oggetti ritraenti la sua opera.
Mi domando cosa avrebbe pensato il genio di cotal vedute ma, chissà…
Poi ci penso e mi interrogo nuovamente.
Vuoi vedere che aveva immaginato anche tutto questo?
L’ arte, vera linfa di anime nei secoli.
Ossigeno trans secolare per tutta l’ umanità.
C’è poco da dire.
Grazie Leonà!
ROViRO’