Di Bella oppone alla contemporaneità il tempo della pittura; questo pittore immobile guarda nella sua pittura, nel suo interiore, e questa immobilità cammina più velocemente della velocità degli eventi.
Tonelli, 2021
Questi paesaggi e nature morte come si vede non portano il titolo, a differenza delle opere di Morandi, che portavano sempre le diciture “paesaggi” o “fiori” o “nature morte”… Il non titolo di questi piccoli e potenti lavori li colloca nell’astrazione pura, come anonime, con una “sacralità squisita che si fa piccola”, per citare il detto evangelico. Pittura tutta italiana su un prolungamento delle meditazioni morandine, però si colloca in un gradino superiore. C’è una levità nella pittura che appartiene all’ultimissimo Morandi. Quello di Di Bella è un voltare le spalle a tutta la contemporaneità per una modernità più acuta e direi feroce, fatta di profondo intimismo… ciò che manca oggi in tutta la contemporaneità, che si gonfia sempre. Questa pittura come è legata alla poesia più schietta, chiara, immediata e in queste opere c’è una nuova inversione di marcia, rifiutando nettamente l’apparire per sprofondare nell’essere, approdando così a un intimismo accostabile alla cultura Zen.
L’artista qui si spoglia di tutto, della mondanità come del semplice compiacimento virtuosistico, per aderire ad un’idea di intimità sublime, nascosta, misteriosa, densa di vita, come mai può essere una contemporaneità sfolgorante di luci e rumorosa: io direi morente e derelita. Solo questo rientrare profondamente in sé potrà essere la medicina contro ogni male contemporaneo. All’Artista piace il parallelo sicuramente con San Francesco, che lascia tutto per trovare la gioia più piena e feconda. Oggi tutti vogliono stare sotto i riflettori per dire qualche cosa per farsi intervistare, ch’è molto diverso dal rilasciare dei pensieri da trascrivere… Questa è l’era dei talk, anche di Arte, dove si ciarla e ciarla tanto e di nulla… In verità non c’è nulla da dire… Solo tacere e sentire… In solitudine…
Si tratta di quadri di piccole dimensioni. Questo li rende monumentali. Il piccolo Davide uccise il grande Golia. Saul, che vuol dire in ebraico “grande”, dopo la conversione prese il nome Paolo, che in ebraico vuol dire letteralmente “piccolo”: Potenza della semplicità.
In alcuni casi il soggetto “evapora” per dare spazio all’austerità più intima e fertile… Vi è uno sposalizio con la musica di Bach, coi suoi “Concerti brandeburghesi”, opere che si potrebbero collocare anche all’interno di un tempio greco, tanto sono ancestrali. “Penso sinceramente che Morandi, se oggi vivesse, sarebbe approdato a ciò, come conseguenza naturale di un percorso di bellezza spoglia di tutto.”, spiega Di Bella.
Ultimissimo punto sui colori. Sono abbassati di tono e difficilissimi da ottenere… Per i pittori d’oggi è quasi impossibile, perché non sono frutto di virtuosismo, ma di vita vissuta. Rappresentanto il canto prezioso dei toni minori, l’incanto… “Una volta, visitando Auschwitz, mi resi conto, vedendo nella luce tenue di un giorno plumbeo, quanto questo fosse fondamentale per raccontare l uomo nel suo dolore più profondo, annichilente. Da questo tono minore addolorato nasce la grande resurrezione fatta di luce sublime.”, conclude l’Artista.
Stefano Duranti Poccetti (a seguito di una conversazione con l’Artista)