Un libro dal titolo che non passa certo inosservato quello dello scrittore Maurizio Vaccaro.
Maurizio nasce a Roma nel settembre del 1947. Laureato a Pisa in Giurisprudenza nel 1970, è da sempre molto attento al Diritto Costituzionale. Ha lavorato nelle Associazioni di Categoria aderenti a Confindustria. In queste diverse sedi si è prima occupato di relazioni sindacali e di problemi del lavoro. Ha successivamente gestito, con crescenti responsabilità dirigenziali, i temi delle politiche per l’impresa e del commercio internazionale presso l’Unione Europea.
Maurizio vive in Versilia da qualche anno, della quale apprezza i paesaggi e la natura. Ha però trascorso gran parte della sua vita tra le città di Milano e Roma nelle quali ha raccolto spunti di vita, scorci di emozioni e kilometri di esperienze da imprimere sulle pagine delle sue opere letterarie.
Ha da sempre apprezzato scrivere testi e ha fatto così nel tempo di una delle sue passioni una ulteriore professione, la professione dello scrittore a tutti gli effetti.
Il libro è in uscita in tutte le più conosciute librerie d’Italia e nei vari siti on line. Lo si può già trovare su Amazon.
I suoi precedenti libri: “La Resa”, Pezzini Editore, “Vitamine di sopravvivenza da un vecchio ragazzo liberale”, Pezzini Editore, “Pillole di libertà, in cammino tra sogni e realtà”, Pezzini Editore.
Nell’ “Elogio della disuguaglianza” trovano spazio riflessioni intorno alla necessità di accompagnare, accanto ad una concezione formalisticamente valoriale della democrazia, una idonea strumentazione regolamentare e organizzativa ai fini della difesa complessiva dell’Ordinamento.
Nelle democrazie contraffatte e solo apparenti si va fraudolentemente perdendo piena valorizzazione di quelle preziose diversità costruite su attitudini personali e su doti individuali che si realizza invece attraverso il riconoscimento delle agibilità dei titoli idonei a promuovere l’esercito delle responsabilità politiche e delle funzioni di governo.
Pare infatti che, non solo livelli formali di avanzata scolarizzazione, ma anche le partecipazioni quotidiane e le presenze sperimentate nelle ordinarie attività politiche riescano a garantire l’utile accesso e il producente esercizio delle funzioni pubbliche; disordinate aspirazioni e affastellate impazienze di potere si confondono così con un improbabile possesso di capacità di direzione dello stesso.
Si allontanano così quelle virtuose propensioni a penetrare quei meccanismi indispensabili che determinano “il sapere collettivo”, come esito di quella conoscenza, di quella competenza, di quella esperienza idonea ad una direzione attenta e consapevole della società civile.
Tematiche un po’ politiche, un po’ culturali che invitano alla riflessione, a una ritrovata identità e a una più ampia visione sulla disparità.
Claudia Rossi