La favola del bambino e il cielo

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Stava sempre con la testa all’insù, osservava le nuvole, la loro forma; scrutava il colore del cielo ad ogni ora e con ogni tempo e, in base al cielo che aveva visto quel giorno, dipingeva sulla sua piccola tela il ritratto di quel cielo.
Aveva l’ambizione di disegnare un cielo tutto suo e di tenerselo per sé ma voleva che fosse unico, speciale, irripetibile.
Dopo diversi anni, il bambino non più bambino, continuando a ritrarre cieli e nuvole, si rese conto che non sarebbe mai riuscito a creare qualcosa di più unico di quel che osservava da tanto tempo e decise di arrendersi.
Crescendo, però, era cresciuta anche la saggezza e capì di non doversi dispiacere per non essere riuscito a superare il cielo in bellezza, varietà e vastità perché in fondo – pensò – era giusto che una cosa così grande e bella non fosse eguagliabile in quanto ci sono cose che esistono per essere ammirate da tutti e disponibili per tutti mentre il suo cielo personale, quello che avrebbe concepito solo per sé, che senso avrebbe avuto?

Il bambino non più bambino smise di dipingere cieli di tutti i tipi e colori ma non smise certo di usare pennelli e tavolozze anche perché a forza di esercitarsi, divenne molto bravo.

“La natura non si supera in grandezza e immaginazione.”

Questa la saggia conclusione a cui arrivò il nostro amico e da quel momento in poi, cominciò a disegnare e dipingere semplicemente quello che gli veniva per la testa, senza vincoli, senza ambizioni di superare qualcosa o qualcuno in abilità e creatività, libero da tutto e tutti a partire da sé stesso.

Era diventato finalmente un vero artista.

ROViRO’

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