LE REAZIONI EMOTIVE SUSCITATE DALL’ARTE COMPUTERIZZATA DI QUAYOLA. L’ARTE CLASSICA RIVISTA CON I PROCESSI DI DIGITALIZZAZIONE E GLI STUPENDI VIDEO A PALAZZO CIPOLLA

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Siamo ormai in pieno XXI secolo nell’epoca della sperimentazione scientifica e della tecnica informatica che regola la vita di tutti gli uffici pubblici e la velocità nelle relazioni sociali, tanto che il ministro della PA onorevole Brunetta sta procedendo ad una rigorosa selezione dei candidati all’assunzione statale in questo senso e qualche giorno fa il cattedratico universitario professor Giorgio Parisi vicepresidente dell’Accademia dei Lincei ha vinto il premio Nobel per la Fisica proprio per aver decodificato la combinazione dei sistemi complessi. Non c’è dunque da meravigliarsi se anche l’Arte si realizza con il PC e perciò va osservata con attenzione la mostra creativa az livello tecnologico del giovane Quayola nato a Roma nel 1982 e residente a Londra, affermatosi con vivace ingegno e brillante rigore metodologico nel firmamento internazionale della “media – art”. L’evento eccezionale si tiene in via del Corso a Roma, già via Lata nell’Ottocento con la corsa dei “berberi”, a palazzo Cipolla e vi resterà fino al termine di gennaio del 2022, avendo appunto il merito d’illustrarci come si possa rigenerare con il computer e le sue molteplici applicazioni l’Arte classica ed in particolare il Barocco. L’esposizione è una “full – immersion” che riclassifica e decifra tutta la sua produzione robotica dal 2007 fino ad oggi alla luce d’una formazione filologica testimoniata appena entrati dallo splendido soffitto policromatico ruotante e scomposto da frecce e diagonali desunto dal salone d’ingresso di Pietro da Cortona di palazzo Barberini, mentre dalla Galleria Borghese e dai capolavori scultorei del Bernini derivano i frammenti marroni del Laoconte e dei suoi figli in polvere di resina insieme alle prove incompiute o non finite in poliuretano relative al ratto di Kore o Proserpina da parte di Persefone o Pluto, Re degli Inferi pagano o Tartaro in cui si recò l’Orfeo di Poliziano, musicato dal Monteverdi, per recuperare la sua Euridice. Pertanto diverse, precisamente tre, sono le sezioni in cui si suddivide l’allestimento : l’iconografia classica ed opere non compiute come espressione materiale, mentre sul piano intangibile rimangono i video a getto d’inchiostro in cui egli ci tramette prima in bianconero visioni di alberi poi con una meravigliosa fluorescenza di colori, che compongono quasi un acquarello con la sua tavolozza, giardini estivi lussureggianti con il loro sfarzo floreale e poi nella grande sala un dittico con una successione infinita di sfavillanti immagini ed un Impressionismo ricchissimo di pathos da provocare una parvente “sindrome di Stendhal”. Questa per noi è la parte più bella, significativa e riuscita, perché le altre sono una miriade di prove generative masterizzate, che tuttavia permangono al limite potenziale ed informatico e ciò vale soprattutto per i dipinti rinascimentali e seicenteschi di cui il computer ci fa gustare una varietà infinita di tentativi prodotti dall’intelligenza artificiale, che sono sì ammirabili come stampe di piena combinazione coloristica, che però non sono in grado di restituire i compiuti ed incantevoli soggetti dipinti dai Maestri dell’età moderna :Raffaello con la Madonna Alba, Orazio ed Artemisia Gentileschi nonché i loro seguaci con la testa mozzata dall’eroina Giuditta ad Oloferne , Rubens con la deposizione di Cristo dalla Croce ed il ritratto pagano dell’amore tra Venere ed Adone, per ultimare la citazione con l’adorazione dei Magi del Botticelli. Comunque questi mezzi espressivi suppongono la passione per l’incipiente ed attualizza genere artistico, portatore di ricerca ed umana personalità, destinati ad essere la chiave di lettura del futuro. Siamo quindi di fronte alla destrutturazione dell’Arte per poi rioorganizzarla liberamente con propri originali criteri, come ha sottolineato l’avvocato Emmanuele F.M.Emanuele presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale. Logicamente a tal punto egli preferisce i lavori preparatori dei classici per analizzare e definire meglio il processo realizzativo e confrontarlo con i cartelli esplicativi dei classici. Codesta capacità riproduttiva, come detto, risalta più efficacemente nell’analogia tra Natura e mondo algoritmico. La mostra è stata curata da Jérome Neutresb e Valentino Catricalà e realizzata da Poema con il supporto di Arthemisia ed appunto dalla Fondazione Terzo Pilastro. Nonostante la sua giovane età, Quayola ha già partecipato a numerose mostre in eccelsi musei ed ha collaborato con insigni musicisti ed orchestre di fama mondiale in tutti i continenti, aggiudicandosi ambiti riconoscimenti.

Giancarlo Lungarini

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