Gibboni e Viotti. La saggezza della gioventù

Data:

Il 4, 5 e 6 novembre 2021 all’Accademia Santa Cecilia (Auditorium Parco della Musica) di Roma. Vista la replica del 6 novembre

Doveva essere il concerto di Veronika Eberle e invece è stato il trionfo di Giuseppe Gibboni, violinista classe 2001 chiamato improvvisamente a sostituire la tedesca e che ha ultimamente vinto la 56esima edizione del Premio Paganini, riportandolo in Italia dopo 24 anni. Si presentava sul palco di Santa Cecilia da semisconosciuto questo ragazzo da cui trapela purezza e umiltà, quegli stessi elementi che è riuscito a trasferire nel Concerto per Violino e Orchestra di Tchaikovsky, che il musicista ha interpretato con grande passione, dimostrando anche un’immensa capacità tecnica, comunque subordinata al suo talento di lasciare provare forti emozioni, tanto forti che la commozione arriva in sala. Così la tecnica va in secondo piano rispetto all’elemento più importante, che è quello di riuscire a entusiasmare, cosa che gli è riuscita tanto bene da essere richiamato sul palco più volte, incitato a suonare qualche pezzo fuori programma, ed è così che Gibboni suona due Capricci di Paganini: il 15 e il celeberrimo 24, dove ancora dimostra tutta la sua scioltezza al violino, capace d’interpretare al meglio il Maestro genovese.

Non è solo la serata di Gibboni, è anche quella di Lorenzo Viotti, lui che, nonostante la giovane età (31 anni) è già consacrato nel mondo della musica colta, direttore musicale di alcune orchestre di fama internazionale. La sua gestualità sul podio è chiara e netta, passionali sono le sue indicazioni espressive. L’Orchestra di Santa Cecilia – non sarà inutile ricordarlo, una delle migliori al mondo – segue il direttore, dimostrando grande compattezza, rendendoci un concerto straordinario, sia che si tratti della rilassata e vivace ouverture del Die Fledermaus di Johann Strauss, sia si tratti del travolgente già citato Concerto per Violino e Orchestra di Tchaikovsky. Ma il momento più entusiasmante è stato quello in cui ci si è trovati dinanzi al Der Rosenkavalier (suite dall’opera op. 59) di Richard Strauss, complicata da interpretare, a causa delle sue innumerevoli sfaccettature, ma Viotti svolge il suo compito al meglio, facendo brillare questi brani di evocazione e magia.

La replica si chiude con il poema coreografico La valse di Maurice Ravel, dove emerge la poetica impressionista del Maestro, oscillante tra attimi diluiti ad altri arrembanti, per un complesso che sancisce il trionfo dei colori, quei colori così compresi e decifrati al meglio dal direttore e dall’orchestra, travolti infine da un mare di applausi.

È stata quindi la giornata musicale di due giovani talenti. Uno, Viotti, non è più una sorpresa, l’altro, Gibboni, è stato invece una piacevole scoperta, così piacevole che mi azzardo a dire che forse si è trovato finalmente un grande interprete italiano del violino, che in futuro potrebbe veramente continuare a sorprenderci meravigliosamente, fino a giungere, perché no, ad altissime vette.

Stefano Duranti Poccetti

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