Al Teatro Arcobaleno di Roma, fino al 14 novembre 2021
Per gli scienziati ed i filosofi della teoria evoluzionistica dell’Universo la Natura ha avuto origine dalla fusione dei 4 elementi primordiali della Fisica : terra, acqua aria e fuoco, come credevano gli intellettuali della scuola di Mileto in Asia Minore e cioè Talete, Anassimene ed Anassimandro e questa concezione primaria rimase fondamentale finchè Socrate spostò l’interesse sull’essere umano e la maieutica, discendendo da un’ostetrica. Dunque la Terra venne paganamente divinizzata e prese il nome di Grande Madre che veniva adorata a Creta con il nome di Potnia sul monte Ida e le donne venivano rappresentate fittili in terracotta con il pancione giacchè la loro fecondità veniva considerata una partecipazione della fertilità primigenia. Da qui l’ancestralità saldata alla Natura con un legame indissolubile, che l’”IMMAGINIFICO VATE” Gabriele D’ Annunzio riprese nella soave ed espressiva lirica “La pioggia nel pineto”, una metaforica Ode sinestetica ambientata nella verdeggiante pineta D’Avalos simbolo della sua città natale : Pescara. Tale imprescindibile vincolo di uno scrittore con la sua terra d’origine è testimonianza del doppio sentimento che ciascuno di noi porta dentro di sè : uno per la sua famiglia con cui vince l’egoismo natio ed un altro per il luogo dove è venuto alla luce grazie ai suoi genitori; infatti i poeti romantici della prima metà dell’Ottocento cantavano il loro amore per Dio, la patria e la famiglia. Codesta riflessione è valida sotto ogni latitudine ed il dinamico e simpatico, umorista, attore etneo Leo Gullotta se ne fa interprete appassionato con il suo ultimo lavoro con cui da qualche anno va riscuotendo successo nei teatri della nostra penisola : “ Minnazza –Miti e pagine di Sicilia” con cui compie un valido ed oculato florilegio delle migliori versificazioni delle opere dei più insigni autori della sua Enotria, dove 75 anni fa ha avuto la sorte di nascere per il piacere e l’affetto parentale dei suoi genitori. Egli comincia la propria “ cavalcata letteraria” dal cantastorie Ignazio Buttitta che, riconoscendo di non essere un poeta, dedica il suo comporre a restituire dignità agli umili ed ai martiri dell’isola, che ne hanno difeso i valori e l’onore di fronte alla criminalità organizzata, ovvero i clan di “Cosa Nostra” e le “cupole” dei vari Provenzano, Reina, Madonia e Bagarella. Le “Minne” erano le tette della Natura antropomorfizzata con i suoi abbondanti raccolti agrari dovuti a Demetra o Cerere a seconda dei riti ciclici delle stagioni, mentre per ciò che concerne il mito possiamo citare quello di Colapesce che, per incarico del Re identificabile con il sovrano dell’Olimpo, doveva misurare la profondità del mare. La Sicilia è una regione immobile, refrattaria al progresso e ciò si rispecchia nel capolavoro di Tommasi di Lampedusa “Il Gattopardo” dove il principe di Salina, mentre la borghesia si sta imponendo nella società come classe emergente e Tancredi sposa la figlia di Calogero Sedara, afferma speriamo che tutto cambi perché nulla muti. Dalle denunce civili e sociali contro la mafia del giornalista e scrittore Pippo Fava , assassinato per questa sua funzione di formazione e risveglio delle coscienze perbeniste e moraliste, lo scrupoloso Gullotta ha tratto bellissime parti e le ha contaminate con le altre stupende pagine, per esempio quelle dell’agrigentino Pirandello che desiderava per sé un funerale semplice senza accompagnamento di altre persone, quali amici e parenti. Dalle pagine critiche ed etiche di Fava e dalle trasmissioni via etere di Peppino Impastato contro il boss Gaetano Badalamenti sono nate le prime rivolte sociali con le lenzuola bianche alle finestre e le marce di protesta, accentuatesi dopo l’assassinio del primo a Catania davanti al teatro Verga nella via omonima il 5 maggio 1984 e l’uccisione del secondo travolto da una macchina e poi fatto stritolare da un treno. Poi sarebbero arrivate le stragi di Capaci e via D’Amelio a Palermo con le orribili morti di Falcone, della moglie e di Borsellino a far sobbalzare la martoriata popolazione enotria con un sussulto d’orgogliosa reazione, anche se il fare lì è ritenuto ancora un peccato. A tali straordinarie pagine letterarie egli unisce pure dei suoi appunti privati sul secondo dopoguerra in cui maturò il boom economico in cui egli crebbe ed acquisì la sua brillante personalità artistica, che adesso ricorda come tante speranze sociali tramontate con il determinarsi di una comunità in cui dominano il cinismo e l’egoismo. Il suo percorso letterario si conclude come una circonferenza con rammentare sempre Buttitta il treno del sole in cui tanti emigranti andavano dal Sud verso il Belgio per l’accordo sul mutuo scambio relativamente al lavoro dei meridionali del nostro Paese nelle miniere di carbone e qui avvenne la disgrazia di Marcinelle del’8 agosto 1956 ove persero la vita 256 connazionali. Molti di codesti didascalici scritti si conoscevano dalla cultura scolastica umanistica, altri hanno fatto apprezzatore il ruolo di ricercatore e divulgatore dello scibile gratificante il nostro animo ed intelletto, arricchito da qualche sarcastica battuta mitologica, dell’ impagabile “perfomer” accompagnato dal virtuosismo musicale curato da Germano Mazzocchetti, mentre il buon Mimmo Verdesca ha realizzato il video composto da immagini della sua isola già terra dei Ciclopi e dalle foto dei poeti e scrittori citati. Il pubblico numeroso e d’estrazione eterogenea come classe sociale e sapere ha sottolineato con caldi applausi l’operazione culturale di Gullotta, che sarà all’Arcobaleno di via Redi fino al 14 novembre.
Giancarlo Lungarini