Tavola, Tavola…Chiodo, Chiodo: è la vita di Eduardo, signori

Al Piccolo Teatro Grassi dal 3 all’8 Novembre 2021

È Eduardo che racconta la sua vita. Il senso del titolo lo si coglie alla prima immagine: è Eduardo che si costruisce il teatro da solo, chiodo chiodo, tavola tavola, comunista su comunista, per non dimenticare Fabrizio de Andrè – ma in fondo all in all we’re just another brick in the wall, lo sappiamo tutti, oramai. È il Teatro Ferdinando di Napoli. Teatro che lui ha diretto negli anni cinquanta, chiuso a inizio anni sessanta; e che è stato poi trasformato da Strehler.

La sua verità sul teatro è quella di un guerriero rapito dal collasso delle istituzioni che accoltellano il Teatro sfacciatamente frontalmente con tagli alla gola, al petto, al fegato, alle reni.

Lo spettacolo si costruisce col materiale d’archivio della famiglia De Filippo. Lo spartito è rappresentato dalla corrispondenza coi ministri preposti (Eduardo De Filippo con Pertini diventerà senatore a vita), dalle testimonianze dei vari Scarpetta, Titina, Luca e Peppino e , dai materiali dell’Archivio Eduardo De Filippo che lui stesso ha verosimilmente promosso in forma di museo.

Lino Musella mette in scena alla grande. La recitazione è parecchio carburata. Lui, roboante, mentre impersonifica Eduardo e il suo entourage anche storico e culturale, assume su di sé l’abbraccio di un’eminenza culturale a Napoli e alla sua storia.

Quello che ne esce è il ritratto di un uomo fondamentalmente sconfitto dalle sue stesse tragedie e tragiche rappresentazioni. Lui alla fine si identifica col suo teatro. È il suo teatro. E costruisce tutta la sua persona, costruendosi per così dire un teatro tutt’attorno.

A teatro è stato bello vedere come l’elettronica si inseriva benissimo all’interno di quello che è un canovaccio ultraclassico, se Eduardo è diventato egli stesso una maschera, un tropo, del Teatro Napoletano. E il pubblico è diventato protagonista essenziale della e nella vita di un attore – il pubblico deve essere intelligente, però, sottolinea con forza Eduardo.

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Foto di Mario Spada

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