La fenomenologia della parola secondo Stefano Massini

Storie, di Stefano Massini, al Piccolo Teatro Studio Melato dal 9 al 14 Novembre 2021

Stefano Massini fa un ragionamento complesso sul verbo, la parola e la capacità di raccontare storie, e su quanto, queste nostre storie, raccontano di noi in relazione alla realtà descritta.

Quello che emerge è un rapporto sull’autonomia della parola scritta, sull’impossibilità di derivare fatti univoci da uno stesso racconto o racconti uguali da un singolo fatto. L’esempio più celebre potrebbe essere Rashomoon, o Il Fascino Discreto Della Borghesia.

La recita snocciola e si fonda su tutta una serie di aneddoti culturali e storici, su alcune curiosità riguardanti di volta in volta: Freud, Alfieri, i circoli culturali operai, Shakespeare, una poesia sul giovane Casanova, Checov, dando vita ad un intrattenimento leggero con brio sul tema dell’aneddotica, della freddura, molte volte, della curiosità culturale sfrenata da archivistica.

Tra un racconto e l’altro si contrappuntano gli intercalari musicali di Paolo Jannacci al pianoforte, che esibisce conoscenze profonde di musica contemporanea usando lo strumento anche per degli effetti speciali percuotendo le corde e le parti in legno senza passare dai tasti – lo accompagna alla tromba Daniele Moretto.

Per una sera Massini si interroga sul mestiere del cantastorie, sulle sue verità presunte – e su quelle del teatro di conseguenza. Ci sono echi del Mistero Buffo, insomma, delle panzane del potere e delle credenze ignoranti del popolo. E la riflessione sul teatro diventa esegesi della creazione artistica, quando si interroga su cosa c’è prima di una nostra storia, un nostro racconto, e come fanno poi a vivere di una vita propria e indipendente.

Lo spettacolo raggiunge un’apice con l’esecuzione corale di un brano di Enzo Jannacci, La fotografia, e un altro a cura di Alessandro Bono, Oppure no. Tutto ruota attorno al fondamento della realtà e il suo racconto.

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