“I soldi no”, dal 9 l 21 novembre 2021 al Teatro Roma di Roma
Tra l’essere e l ‘avere ognuno avrà fatto le sue valutazioni prioritarie e stabilito una scala di valori, preferendo il cuore ed i sentimenti oppure il benessere materiale ed il puro guadagno, il conto in banca, badando egoisticamente solo al proprio tornaconto. Impera la telecrazia dell’immagine e parecchi sarebbero disposti ad ogni sorta di frode, inganni e corruzione, evasione fiscale, pur di non pagare le tasse o portare i soldi nei “paradisi fiscali” dove regnano le basse imposizioni come quelle pagate dai grandi marchi aziendali. Se a questo aggiungiamo il reddito di cittadinanza truffato allo Stato da chi non aveva bisogno di tale concessione poiché aveva beni al sole oppure era in prigione e non aveva mai lavorato, il quadro delle vili nefandezze pecuniarie ci sembra abbastanza chiaro. Già il nostro Salvatore e Redentore era stato esplicito “Non potete servire a Dio e Mammona!”. Su tale assunto ha posto la sua attenzione nel suo ultimo lavoro Flavia Coste, che nella commedia “I Soldi, NO!” in questi giorni al Tuscolano al teatro Roma analizza le vicissitudini passate dal buon Riccardo che ha vinto al Super Enalotto 162 milioni , ma non vuole riscuotere il biglietto per evitare che la famiglia dimentichi i suoi impegni e ritmi, perda la laboriosità e cada in una neghittosa superficialità ed infingarda trascuratezza. Alla radio stanno cercando l’arci-fortunato vincitore ed egli non riesce più a tenere celato il suo segreto per cui la moglie Clara , lo spocchioso cognato Enrico e la madre Rosa , che ricorda come Riccardo abbia soppresso nell’utero il gemello per venire prima al mondo, lo coprono di volgari offese ed insulti a non incassare una somma che sarebbe agognata da tutti. Egli vilipeso ed oltraggiato stacca il biglietto dal frigorifero e fugge da casa, mentre la madre impersonata da un’espressiva e politonale Corinne Clery sa rendere con la voce ed il volto la situazione contingente del disprezzo provato per colui che viene reputato un mentecatto, non sa cosa fare per entrare in possesso della vincita essendo quello l’ultimo giorno utile in tale circostanza :il sessantesimo. Quando l’integerrimo Riccardo anima nobile e dalle salde virtù morali, incarnate da uno spassoso ritrattista di figure chiave delle varie “pièce” da lui interpretate da uno spassoso Enzo Casertano rientra nel suo appartamento e mette a disposizione il tagliando subito ossimoricamente la situazione in un interno borghese si trasforma e tutti diventano ipocritamente ossequiosi e rispettosi, accondiscendenti, fino a che egli si rende conto della smaccata finzione comportamentale ed ingoia il fatidico pezzo di carta agognato da ciascuno su quel ring dialettico, in cui tornano gli esseri bruti paventati dal sommo poeta calci, pugni e botte fino a lasciarlo tramortito per terra e ad estrargli il biglietto con brutalità dalla bocca. Gli estrae orribilmente il tagliando dalla gola e tutti festosi giulivi , nonostante l’aggressione spietata di cui sono complici, decidono d’andare a festeggiare e Clara prende in cucina una bottiglia di spumante ignorando il pianto straziante del bambino nella porta accanto ; per guadagnare il più possibile sarebbe pure propensa a venderlo, quale madre davvero snaturata. Riccardo si riprende lentamente davanti a tanta forza bruta e matrimonio calpestato alla consorte portata maggiormente ad accapararsi lo “Sterco del diavolo” che all’amore. Il “money” s’eleva al fine ultimo delle loro ignobili vite destinate alla perdizione dannata La commedia è diretta da valente ed esperto regista Silvio Giordani, che segue come criterio artistico quello proprio del Settecento adottato dal Cavalier Carlo Goldoni dell’ “utile dulci” Lo spettacolo, ambientato in un soggiorno dell’epoca in cui stava sorgendo la borghesia mercantile nei caffè e tra il pubblico dei lettori, sarà replicato al Roma fino al 21 Novembre. La folgorante denuncia farsesca con l’analisi caratteriale dei personaggi ed il moralismo di sottofondo palesano la severa condanna implicita nel quadro dei personaggi a tutto tondo, già tratteggiati sul grande schermo dalla direzione del suicida Mario Monicelli nell’eloquente bellissimo film“ Parenti serpenti”.
Giancarlo Lungarini