Corriere dello Spettacolo

DO: Donizetti Opera a Bergamo. “C’erano una volta due bergamaschi”

Donizetti Opera 2021

C’erano una volta due bergamaschi… nella singolare cornice del Teatro Sociale di Bergamo Alta, è lo spettacolo che ha inaugurato l’edizione 2021 del Donizetti Opera, Dopo le vicissitudini vissute causa COVID il pubblico è tornato festante, in piena presenza, a occupar per intero gli spazi del Sociale.
C’erano una volta due bergamaschi… è un’operashow della Bottega Donizetti, a cura di Alex Esposito e Francesco Micheli, drammaturgia di Alberto Mattioli: occasione per raccontare parallelamente la storia di due bergamaschi, uno ormai mitizzato dalla storia, Gaetano Donizetti, e l’altro perfettamente in carriera, il basso Alex Esposito (ma il Festival è dedicato anche a un terzo, il Direttore Gianandrea Gavazzeni). L’intreccio delle vite dei due artisti si dipana in scena, fra continui parallelismi e sovrapposizioni, sull’ordito drammaturgico di brani d’opera di Donizetti, Offenbach, Rossini, Berlioz, Mozart e Boito.

Pochi strumentisti: due violini, viola e violoncello del Donizetti Opera Ensemble, direttore Alberto Zanardi e un pianoforte a dar sostegno alla narrazione, Michele D’Elia. Spoglia la scena, eppur evocativa delle situazioni narrate; semplici elementi del teatro all’antica, con illuminazione a paralumi al proscenio che bastano, con le sapienti luci impiegate, a rinnovar una volta ancora la magia del teatro. Una metafora, quella narrata, che in fondo può essere letta come la storia di “riuscita” di tanti di noi, ognuno nella propria caparbietà. Il prologo iniziale Udite, udite, o rustici! (“Elisir d’amore”) non poteva che essere donizettiano, introduzione alla storia delle vite narrate, ma anche alla città di Bergamo e al carattere dei bergamaschi, alla filosofia che da sempre impregna questa gente: prima il “dovere”, poi il “piacere”… tornano la sovrapposizione e il parallelismo fra la vita di Donizetti ed Esposito, dalla nascita alla formazione musicale, della carriera, delle immancabili crisi che ogni essere umano si trova a far fronte. E si apre il doloroso capitolo del Covid, con lo struggente “Oh! Qual funesto avvenimento” da Lucia di Lammermoor ma ancor più le dolorose immagini di Esposito nella Messa di Requiem del compositore bergamasco, eseguita al Cimitero monumentale di Bergamo. Doveroso ricordo alle vittime, voci senza voce, e a una città che ha pagato per prima in termini di vite umane. Dopo la tempesta la rinascita, con l’imperativo di tornare a sognare. Il basso Alex Esposito ha radunato attorno a se, in questa Bottega Donizetti, dei giovani cui trasmettere il proprio sapere e artigianato professionale facendoli interagire in quest’operashow. Dopo averci affascinato con l’eleganza demoniaca di “Scintille, diamant”, e la toccante intensità della Favorita, Esposito mostra il suo cotè brillante in “Bella Italia, alfin ti miro” dal rossiniano Turco, omaggio al nostro paese di cui non sappiamo sufficientemente valorizzare e le grandezze e le bellezze. Stoccata alla tradizione parruccona, con regia essenziale di ombre cinesi, per il duetto dal “Flauto magico” dove il basso duetta con Rosalia Cid, Papagena efficace e spiritosa, in godibile fusione di recitazione. Laura Ulloa con il baritono Ludovico Filippo Ravizza dan vita al duetto del Don Pasquale, frizzante lei e di bel timbro lui. Intenso il momento in cui il mezzosoprano Angela Schisano canta “Le spectre de la rose” di Berlioz, reso con profonda intensità, a riflessione sulla vita. Ancora il mezzosoprano Schisano, Seymour dal bel timbro caldo e brunito, a offrire uno dei momenti espressivi più intensi della serata, in Anna Bolena, accanto al dominante Enrico VIII di Esposito. Ester Ferraro è uno Smeton d’interessante timbro mezzosopranile, pur con delle carenze in basso. Percy un po’ evanescente di Omar Mancini, pur rendendo in espressività quel che non riesce in canto.

Sicura, ma ancora drammaturgicamente acerba per un tal personaggio, la Bolena di Rosalia Cid. Chiusura all’insegna della speranza, sprizzata dal finale dell’Elisir d’amore donizettiano. Narrazione intelligente e insinuante di Francesco Micheli, anche se si sarebbe auspicato non dover leggere foglietti in scena. Efficacissima la resa del Donizetti Opera Ensemble, unito nella calorosa accoglienza riservata a tutti gli artisti in scena. Tripudio per Alex Esposito. 18 novembre Teatro Sociale – Bergamo.

gF. Previtali Rosti

Foto Gianfranco Rota
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