Roma, Teatro Vittoria, dal 18 al 23 gennaio 2022
Fermare il tempo, cristallizzare eventi e sentimenti, giocare sul filo della memoria storica e introdurvi la bravura dell’artista sul palcoscenico per coinvolgere il pubblico, emozionarlo, erudirlo perché no. Questo accade magicamente con La pianista perfetta, in scena al Teatro Vittoria fino al 23 gennaio, protagonista una splendida Guenda Goria nei panni di Clara Wieck Schumann, pianista di fama mondiale e moglie del compositore Robert Schumann, una coppia di immenso spessore artistico. Giuseppe Manfridi ci porta nel 1856, nell’immediata vigilia di un concerto di Clara che sarà, nonostante le premesse indichino tutt’altro, lo slancio per una rinnovata presa di coscienza di donna che ha donato tutta se stessa all’arte, ricevendone forza e ragione di vita. Una donna moderna che sublima tutta la sua vita intensa, piena, dolorosa per l’epilogo drammatico del suo amato, in quel pianoforte e in quelle note, perpetuando il legame con Robert, lei la musica lui il compositore. Oltre la malattia, oltre la morte.
Se per Giuseppe Manfridi, l’autore del testo, è consuetudine incantare lo spettatore con la sua raffinatissima e dotta penna, la performance di Guenda Goria è altrettanto incantevole. La maestria con cui suona il pianoforte trasforma lo spettacolo, già emozionante per il modo raffinato in cui la drammaturgia ricostruisce il sentimento e i pensieri di Clara Schumann, in un concerto straordinario. Insieme a Lorenzo Manfridi, prezioso col suo timido personaggio a far da contraltare alla straripante personalità della pianista, Guenda è una credibilissima Clara e La pianista perfetta è un piccolo gioiello di grazia, che ha un ulteriore pregio. Quello di essere un invito, un inno alla speranza, alla rinascita. Quanto mai attuale. La commozione e le parole di Guenda durante i ringraziamenti sono state toccanti e sarebbero da far sentire a chi ha trattato il teatro, lo spettacolo dal vivo, l’arte, come le ultime delle cose in questi due ultimi disgraziati anni. Un plauso particolare ai meravigliosi costumi della sartoria teatrale Farani.
Paolo Leone
