Assonanze: racconti musicali di musica dal vivo – la Quinta Sinfonia di Tchaikovsky
È di scena all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo casa dell’Orchestra Verdi, venerdì 11 Febbraio e domenica 13 2022, la maestosa quinta Sinfonia di Tchaikovsky.
Non è chiaro se cinque sia il numero del destino, ma anche la Quinta di Beethoven, come vedremo, ha a che fare col destino e la sua incombenza; anche se in Beethoven al destino si lasciano le porte aperte per una metamorfosi incrociata con la carne dell’Uomo verso l’incarnazione di un nuovo sentire.
La Sinfonia n.5 in Mi minore op. 64, infatti, nell’ambito della quale viene sviluppato un discorso musicale che vuole raccontare la lotta di Tchaikovsky col destino, dice piuttosto di una contesa impari dove la volontà dell’uomo soccombe miseramente alla forza del fato, e disegna musicalmente un oscillare perpetuo tra una visione del mondo distesa e serena, e un pessimismo cupo e indomabile.
Un’alternanza, questa, tra la volontà dell’Uomo e il Volere Assoluto, che ben si percepisce a partire dal primo movimento, l’Andante-Allegro con anima, dalle tinte drammatiche, passando per il più disteso Andante cantabile con alcuna licenza e il lirico Valzer del terzo movimento, fino al ritorno del tema del destino nell’ultimo movimento, l’Andante maestoso-Allegro vivace, una frenetica e appassionante corsa in cui si intrecciano stati d’animo contrastanti.
Datata 1888, la Sinfonia n.5 in mi minore non godrà immediatamente di grande popolarità, e sarà il grande Direttore d’orchestra Arthur Nikisch, alla morte di Tchaikovsky, a riportarla in auge per mostrarne la raffinata bellezza.
E, si, alla fine, effettivamente è così, come si può tranquillamente leggere in rete, e il leit motiv del secondo movimento, introdotto dai fiati e poi ripreso dagli archi, è molto simile all’andazzo di Annie’s Song di John Denver, lo puoi tranquillamente sovrapporre semplicemente canticchiandoci sopra; anche se è altrettanto vero che il primo movimento della Quinta di Tchaikovsky e il primo movimento della Nona di Beethoven hanno in comune molto più di qualche semplice nota.
Sul podio c’è Kristjan Järvi, compositore del bellissimo Aurora, il brano che ha di fatto aperto il concerto, e pezzo più personale dell’album intitolato Nordic Escapes, pubblicato dallo stesso Järvi nel 2020 insieme alla Baltic Sea Youth Philharmonic Orchestra di cui è fondatore e Direttore Principale.
E sempre Kristjan Järvi, sempre prima della Quinta di Tchaikovsky, ha diretto Simone Rubino, il virtuoso delle percussioni per eccellenza, tornato all’Auditorium di Milano dopo la sua ultima apparizione nella Stagione 2019/2020, poco prima della chiusura dei teatri.
E proprio nei mesi immediatamente successivi, Riccardo Panfili, durante il lockdown, componeva il suo Concerto per percussioni e orchestra, pensato “su misura” per Simone Rubino.
Simone Rubino si è poi esibito da solo in un breve poema musicale composto sui versi di una poesia di Mariangela Gualtieri (la stessa autrice presentata a San Remo da Jovanotti), dal titolo: Forse sono i bambini a sostenere il mondo, sull’onda dello spettacolo di e con la stessa Mariangela Gualtieri, coadiuvata da Cesare Ronconi in una produzione di Teatro Valdoca del 2018, se non ho capito male, dal titolo Bello Mondo, in cui proprio la Gualtieri recitava le sue poesie tra uno stacco e l’altro di violini e pianoforte tratte da: Le Giovani Parole, Einaudi, 2015.
Mi ricorda qualcosa tutto ciò, ma alcuni spettatori all’uscita si sono messi a cantare il motivo del destino di apertura e di chiusura della Quinta Sinfonia di Tchaikovsky.
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