Corriere dello Spettacolo

CRISTO CLANDESTINO. Testo e regia di Pietro Favari

Teatro Spazio Uno Roma 2016

Buio.

Una luce si accende e illumina un tavolo, due sedie e due uomini: un Bianco vestito di nero e un Nero vestito di bianco e avvolto in una coperta termica d’emergenza dorata che indossa come un manto regale.

Scena prima

NERO

(In piedi al proscenio. La luce lo illumina dopo la battuta).

Un leone…

BIANCO

(Seduto. Dopo la battuta la luce illumina lui e la scena).

Un leone?

NERO

Sì, un leone. E’ l’ultimo ricordo che ho del mio paese.

BIANCO

In Africa un leone dovrebbe essere un’immagine abbastanza comune…

NERO

Sì, ma non quella di un leone che beve in una fontana nel centro della capitale.

BIANCO

Avrà avuto sete.

NERO

Una conseguenza della guerra civile. Deposto il dittatore, scoppiò il caos.

Qualcuno – Dio sa chi – aprì le celle del carcere, le porte dei manicomi, i cancelli dello zoo. Tutto insieme.

D’improvviso arrivò la libertà. Una libertà provvisoria ma ancora non lo sapevamo. La libertà per uomini e animali, per matti e delinquenti, e tutti scappavano. Correvano i saccheggiatori e le famiglie dei ricchi fuggivano terrorizzate. C’erano decine di migliaia di prigionieri politici e criminali comuni e migliaia di assassini mescolati a leoni, zebre, iene, cammelli, serpenti, uccelli del paradiso…

Tutti inseguivano o erano inseguiti. Tutti in fuga.

BIANCO

E tu da dove sei scappato? Dal carcere, dal manicomio o dallo zoo?

NERO

Sono fuggito dal mio paese perché era diventato impossibile viverci.

BIANCO

È la fame che ti ha spinto a venire in Europa?

NERO

Non è solo la fame ma anche la guerra, le malattie, la vita che non vale niente. Sono queste le ragioni di chi fugge.

BIANCO

Il viaggio attraverso il Mediterraneo è pericoloso. Si rischia la morte, lo sai no?

NERO

Meglio la morte in mare piuttosto che la vita nel mio paese.

“Fu dato loro potere sopra la terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste, con la morte”.

E’ l’Apocalisse di Giovanni ma descrive bene quello che fanno con noi i signori della guerra.

BIANCO

Parlami del tuo viaggio.

NERO

Ho dovuto attraversare il deserto. Il viaggio nel Sahara è durato dieci giorni, ero insieme ad altre trenta persone. Dopo cinque giorni sono finiti cibo e acqua. Per sopravvivere ero costretto a bere la mia urina, e se non bastava dovevo comprare quella di qualcun altro.

BIANCO

(In tono salottiero).

Pensa che qualche donna occidentale usa la propria urina per fare impacchi al viso, pare che renda la pelle come una seta. La bevono anche, meglio se al mattino e a digiuno, ma nel caso si devono evitare fumo e alcol, altrimenti la pipì ha un cattivo sapore.

NERO

Il peggio è passare la notte. Si aspetta che qualcuno si addormenti per portargli via il cibo. Sopravvive chi possiede almeno un coltello. Molti muoiono durante il viaggio. Si muore uccisi dalla fame, uccisi persino dai compagni, o dai predoni del deserto che ti tagliano la pancia per vedere se hai inghiottito dei soldi per nasconderli.

Un proverbio del mio paese dice: “Le scarpe di un morto sono più utili di lui”.

Quando io e gli altri sopravvissuti abbiamo passato il confine con la Libia le guardie di frontiera ci hanno accolti a fucilate.

BIANCO

(In tono ironico).

E’ il loro modo di dare il benvenuto ai profughi.

Siediti!

NERO

(Si siede).

Ai sopravvissuti le guardie chiedevano il passaporto. Nessuno l’aveva.

Chi ti dà il passaporto in uno stato che non esiste più come il mio paese?

BIANCO

I dollari possono sostituire i documenti, soprattutto in Libia.

NERO

Ma io non li avevo e sono finito nelle loro carceri.

Per cinque mesi, finché i miei parenti hanno fatto una colletta e mi hanno mandato la cifra del riscatto: mille dollari. Non è facile raccogliere mille dollari al mio paese.

BIANCO

Come sono le carceri libiche?

NERO

Chi non ha da pagare il riscatto può restare per anni in celle affollate fino all’inverosimile. Per dormire bisogna fare i turni, altrimenti non ci si può neppure sdraiare. Ci si può morire, per i maltrattamenti, per la fame. Molte donne vengono violentate.

Io e i miei compagni abbiamo rischiato di morire di fame a causa dei nigeriani, più grossi e più forti di noi, ci rubavano il poco cibo che veniva distribuito.

I poliziotti e i funzionari libici che mettono i profughi in galera sono gli stessi che per soldi procurano l’imbarco per l’Europa. Ho dovuto lavorare per loro come uno schiavo per salire sul barcone che mi ha portato qui. In mare abbiamo rischiato più volte di morire finché i marinai di un peschereccio ci hanno tratti in salvo.

E ora mi manca la mia terra.

“Siamo una collana di perle che è stata recisa, / le perle sono rimbalzate da tutte le parti”.

Sono versi di una poetessa del mio paese.

BIANCO

E ora che sei rimbalzato proprio qui da noi, immagino che, come tutti, vorrai il riconoscimento di rifugiato politico.

Pensi di essertelo meritato?

NERO

Io so che molto ho sofferto, nel viaggio e prima di partire.

BIANCO

(In tono minaccioso).

Eri un sovversivo al tuo paese? Pensi di venire qui da noi a fare il terrorista?

NERO

Io voglio la pace e voglio portare pace.

Buio.

Scena seconda

Luce.

Il Bianco sta prendendo le impronte digitali del Nero.

BIANCO

Le impronte digitali servono per l’identificazione.

Finita l’operazione, il Nero si pulisce le dita con un fazzoletto di carta.

Il Bianco scrive al computer.

BIANCO

Quanti anni hai?

NERO

Trentatré.

BIANCO

(Ironico).

L’età di Cristo.

(Duro).

Perché richiedi lo stato di rifugiato politico?

NERO

Se tornassi al mio paese sarei ucciso. Frequentavo l’università e, come molti studenti, non mi piaceva quello che mi facevano studiare.

BIANCO

Sei comunista? Sei un terrorista islamico?

NERO

No, sono solo un uomo.

Il mio è uno dei pochi paesi dell’Africa a non aver subito colpi di stato per molto tempo. Infatti per ventotto anni abbiamo avuto lo stesso presidente, detto “l’uomo che non deve chiedere mai”. Il nostro immutabile presidente non andava molto d’accordo con chi non era d’accordo con lui e con i suoi metodi di governo.

In una manifestazione studentesca sono stato arrestato e sbattuto all’inferno. Le nostre galere sono diverse dai grand hotel a sette stelle dove trascorreva le vacanze il nostro amato presidente. Il servizio lascia a desiderare… Si dorme per terra in mezzo ai topi, quando si dorme. Ti tiene sveglio la corrente elettrica, non per illuminare la cella ma per stimolare la conversazione. Con gli elettrodi ai genitali.

Le luci si alzano e si abbassano freneticamente, come per una scarica, simulata anche dallo sfrigolio dell’elettricità.

Il corpo del Nero è scosso come se fosse attraversato dalla corrente elettrica.

Fuori scena delle voci concitate urlano comandi e imprecazioni in lingua bantu.

Buio improvviso. Le luci si alzano lentamente lasciando la scena in penombra.

La scarica elettrica invade e devasta tutto il corpo, nemmeno un millimetro di pelle viene risparmiato. Tutto diventa dolore, sofferenza, anche il pensiero.

Il corpo è ingiusto, ci regala brevi istanti di piacere fisico ma sopporta la potenza del dolore senza limiti… Quasi senza limiti. Dopo ore e giorni di sofferenza il mio corpo ha avuto pietà di me e mi ha concesso di svenire.

Luce piena sul Nero che si siede sfinito.

Mi sono risvegliato in un letto di ospedale. Non mi hanno ucciso e sepolto in una discarica. Volevano ricominciare la tortura appena mi fossi ripreso. Non avevo sofferto abbastanza per meritarmi la morte. Aiutato dai miei famigliari, sono riuscito a fuggire dall’ospedale.

Buio.

Scena Terza

BIANCO

(Rivolto al pubblico).

“Se ci ferite noi non sanguiniamo? Se ci solleticate noi non ridiamo? Se ci avvelenate noi non moriamo?

(Si rivolge al Nero).

E se ci fate un torto, non ci vendicheremo?”.

E’ Shakespeare. Hai detto che hai frequentato l’università, conoscerai Shakespeare…

Brutta cosa il razzismo, sei d’accordo? Perché siamo tutti uguali: bianchi, neri, gialli… Se ci feriamo da tutti il sangue esce rosso. Che poi non è vero che è uguale per tutti, il sangue, ci sono otto diversi gruppi.

Sai qual è il tuo gruppo sanguigno?

NERO

AB positivo…

BIANCO

Ecco, il tuo è razzista: puoi ricevere sangue da tutti ma puoi donarlo solo ad individui del tuo stesso gruppo.

Io l’ho visto il razzismo più violento e feroce. Proprio in Africa. Non quello dei bianchi sui neri ma dei neri sui neri.

(Indica il Nero).

O meglio, dei neri sui negri.

Anni fa ho lavorato in uno stato africano nato agli inizi dell’Ottocento su iniziativa di un gruppo di americani, anime belle decise a riportare gli schiavi affrancati nel loro continente di origine e a fondare una nazione di liberi uomini con la pelle nera.

(In tono ironico).

Per fargli posto dovettero sterminare qualche tribù locale e deportarne altre ma era pur sempre a fin di bene.

Con l’aiuto degli americani e delle risorse del sottosuolo, questo paese di ex schiavi è diventato uno dei più ricchi del continente. In Africa le frontiere non sono un granché e ovviamente dalle nazioni vicine arrivano masse di poveracci vogliosi di condividere almeno un po’ del benessere dei loro fratelli più fortunati. Passato il confine, i migranti buttano via i loro documenti per non rischiare di essere identificati dalla polizia e rimandati nei loro paesi.

Sans-papiers dunque, clandestini costretti ad adattarsi ai lavori più umili, anche quello di trasformarsi in cacciagione.

Dopo aver passato la serata nei night club e prima di tornare nelle loro ville con piscina i ricchi neri hanno scoperto che il modo migliore per combattere la noia è di andare a caccia di poveri negri: una scarica di adrenalina anche più stimolante della coca. Si sveglia un negro di questi che dormono per strada che, spaventato, inizia a fuggire, a quel punto si può decidere di ucciderlo investendolo con la macchina oppure di usarlo come bersaglio mobile sparandogli con il fucile da caccia, quello che si usa per i leoni. Vince chi ne ammazza di più.

(Punta un immaginario fucile sul pubblico e poi sul Nero).

Non c’è bisogno neanche di far sparire il cadavere, la mattina dopo ci pensano gli spazzini e i poliziotti, dopo aver frugato nelle tasche del morto, se non ci sono documenti vuol dire che è un clandestino. Nessuno reclamerà il corpo, quindi si può seppellirlo in una discarica senza complicarsi la vita con accertamenti e indagini. Se c’è una madre o una moglie, capiranno che il figlio o il marito è morto perché non riceveranno più quei pochi soldi che lui riusciva a mandare.

NERO

Hai partecipato anche tu a questi safari?

BIANCO

(Alle spalle del Nero).

Qualche volta ho dovuto farlo, se volevo fare affari con loro. Poi tornavo a casa e vomitavo la costosa cena che avevo mangiato quella sera. Dopo, tutto era finito.

NERO

Perché me lo racconti? Lo fai per spaventarmi?

BIANCO

Ma no, è tanto per far due chiacchiere. E poi perché ti dovresti spaventare?

Noi europei siamo più civili. Tranne qualche fanatico, deprechiamo il razzismo, cerchiamo di essere politicamente corretti. Ce l’hanno insegnato gli americani, che a queste cose ci tengono, giustamente.

E’ molto più civile se la televisione ci dice che un poliziotto bianco ha sparato nella schiena di un afroamericano piuttosto che di un nero.

Qui da noi non c’è il rischio che tu finisca a fare da selvaggina.

(Si avvicina al Nero).

Sei fuggito dall’inferno del tuo paese e ora ti aspetti di aver finalmente raggiunto il paradiso. Da noi potrai trovare un lavoro. Se ami la campagna, potrai raccogliere pomodori per dodici ore al giorno e dieci euro in nero. Se preferisci la vita di città, potrai vendere false Vuitton, oppure spacciare droga oppure farti pagare per infilare in qualche pallido culo europeo il tuo grosso cazzo africano.

Afferra di sorpresa il Nero in mezzo alle gambe.

Buio.

Scena quarta

BIANCO

I cinesi si stanno comprando tutta la tua Africa. Forse per una rivalsa, per compensare che loro il cazzo ce l’hanno più piccolo di voi neri, e anche di noi bianchi. Forse sperano che i loro minuscoli cazzettini gialli al sole africano cresceranno grandi e possenti.

Il comunismo è morto, il capitalismo agonizza e produce soprattutto metastasi monetarie e i cinesini sono riusciti a mettere insieme i peggiori difetti del comunismo e del capitalismo. Importano da tutto il mondo spazzatura che riciclano trasformandola in denaro ed esportano qualunque cosa, ma altrettanto spazzatura.

(Rivolto al pubblico).

Un unico grande mercato planetario dove circola principalmente immondizia. Tutto il mondo un’immensa discarica!

E’ crollato il muro di Berlino, oggi piuttosto crollano le Borse e senza lasciare neppure una pietra come souvenir. Dopo il comunismo anche il capitalismo – almeno quello industriale e manifatturiero – sembra che stia per collassare.

(Pausa).

Sostituito da che cosa? Oggi i soldi si fanno soprattutto con i soldi, senza bisogno della mediazione delle merci. Il denaro è vergine, si riproduce per partenogenesi, per conto proprio. I soldi si chiamano tra di loro, “Venite qui, venite qui. Capitali di tutto il mondo, unitevi!”.

La vera religione rivelata oggi è quella di mercati finanziari, divinità che aleggiano su di noi, onnipotenti e spietate, avide di sacrifici umani.

E’ la globalizzazione, bellezza!

NERO

La globalizzazione… Un unico mercato globale, i soldi non hanno bisogno del passaporto, libera circolazione delle merci e dei capitali. Ma non degli esseri umani, almeno per quelli come me.

BIANCO

In Europa abbiamo abolito le frontiere. Hai sentito parlare del trattato di Schengen? Non c’è più bisogno del passaporto, almeno fino al Brennero.

NERO

Certo, le vostre facce pallide sostituiscono i passaporti, ma per chi ce l’ha nera come la mia Schengen non funziona…

BIANCO

(Si appoggia al tavolo e spinge il Nero con il tavolo verso il lato del palcoscenico).

Sempre a lamentarvi, voialtri… Tante sofferenze, tanti rischi per arrivare fin qui e poi non vi va bene nulla. Il mondo cambia, anche se a noi può non piacere.

NERO

(Respinge il tavolo al centro del palcoscenico).

Il mondo è cambiato in questo modo perché noi non abbiamo saputo cambiarlo in altro modo. E’ giunto il tempo che dovremo cambiare noi stessi perché il mondo possa essere cambiato secondo giustizia.

BIANCO

(Spinge il tavolo di nuovo verso il Nero).

E pensi di farlo proprio tu, con i tuoi compagni senza soldi, senza documenti e senza speranze? Avete uno strano senso dell’umorismo voi neri. Umorismo nero…

Ma chi ti ha mandato?

NERO

(In piedi, al proscenio respingendo il tavolo verso il centro).

Io non sono venuto da me stesso. E’ il signore padre mio che mi ha mandato. Io sono venuto a compiere la sua volontà.

Buio.

Scena quinta

Il Bianco apre una scatola che contiene una pizza, tagliata a spicchi, che mangia durante il suo monologo.

Il Nero in piedi.

BIANCO

A me piace la margherita, pomodoro, mozzarella e una foglia di basilico, e basta. Niente schifezze, come i wurstel che ci mettono i tedeschi.

Sai perché si chiama margherita? No? Certo che no, come puoi saperlo. Si chiama come la regina d’Italia, Margherita, la moglie di re Umberto I, quello ucciso a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci, proprio il primo anno del Novecento.

“A Monza con palle tre hanno ucciso un re”…

Mi chiederai: che c’entra la regina con la pizza? Non me lo chiedi? Non importa, te lo spiego lo stesso. Per ingraziarsi i napoletani, che giudicavano re Umberto come l’usurpatore dei Borboni, sua moglie decise di nobilitare la pizza mettendola nel menù di un banchetto ufficiale alla reggia di Capodimonte. Ti rendi conto? Un piatto povero e popolare sulla tavola del re.

Per preparare la pizza, chiamò un giovane pizzaiolo, tale Raffaele Esposito. Più napoletano di così… Emozionato da tanto onore, Raffaele decise di inventare un nuovo tipo di pizza: bianca, rossa e verde, come la bandiera italiana. Patriottica. E cotta nei forni che servivano per confezionare le preziose porcellane di Capodimonte. La regina si complimentò e chiese come si chiamasse la pizza tricolore.

(Sull’attenti).

“Margherita, come voi Maestà!” rispose Esposito Raffaele.

Sembra un piatto semplicissimo, la pizza, e invece per dosare gli ingredienti bisogna tener conto dell’ora, dell’umidità, del vento. Perfino delle fasi della luna. Vuoi assaggiare? No?

Scommetto che anche in Africa conoscete la pizza. Magari voi la mangiate con sopra le banane.

Ah, che meraviglia! Se la comunione si potesse fare con pizza e birra credo che mi riaccosterei al sacramento.

(Verso il Nero, come se fosse un prete che dà la comunione).

Corpus Domini nostri Jesu Christi custodiat animam in vitam aeternam. Amen.

Chiude la scatola, che butta via, si pulisce la mani con un fazzoletto di carta. Apre una birra.

Va verso il tavolo e si siede sul tavolo. Lunga pausa, si rilassa e beve la birra

Dunque. Un giornalista viene incaricato di fare un’inchiesta sulla cura delle malattie mentali. Si reca in una rinomata clinica specialistica dove viene accompagnato dal direttore a visitare i vari reparti.

Durante il giro, una paziente si avvina al giornalista e, di nascosto, gli infila un biglietto nella tasca della giacca.

La paziente è triste, giovane, bella, malgrado il suo viso rechi le tracce di molte sofferenze. Per fargli capire di non tradirla, guarda con intensità il giornalista che ricambia lo sguardo, come per rassicurarla.

In un momento in cui il direttore è impegnato a parlare con un suo assistente, legge il biglietto.

(Con tono melodrammatico).

“Lei è la mia unica speranza di salvezza. Mio zio, vedovo e senza figli, morendo ha lasciato le sue immense ricchezze a me, sua nipote prediletta. Gli altri nipoti hanno impugnato il testamento e per portarmi via l’eredità mi hanno fatto rinchiudere in questa clinica, d’accordo con il primario che mi ha dichiarato pazza e mi tiene prigioniera. Temo per la mia vita.

(Si rivolge al Nero).

Mi raccomando a lei. La prego, denunci alla polizia l’orrendo crimine di cui sono vittima innocente!”.

(Rivolto al pubblico).

Commosso, il giornalista si affretta ad allontanarsi da quel luogo che ora giudica infame, per andare alla polizia. Mentre esce dalla clinica, un pesante vaso di fiori cade dall’alto e lo manca di poco. Alza gli occhi spaventato e dalla finestra si sporge la fanciulla del biglietto.

(Si rivolge al Nero).

Gli sorride e lo saluta con la mano.

(Con vocina femminile).

“Le ho buttato il vaso perché non si dimentichi di me. Mi raccomando! Io non sono pazza!”.

Non ti fa ridere? A me fa ridere.

NERO

No, non mi fa ridere e trovo cinico che voi evoluti europei vi divertiate con le barzellette sui matti. In molte tribù africane i pazzi sono rispettati e ritenuti delle creature superiori, dotate di una sensibilità diversa e di capacità di comprensione fuori dal comune.

Perché mi hai raccontato questa stupida barzelletta? Per suggerirmi che sono matto?

BIANCO

Diciamo che era un modo per introdurre l’argomento.

(In tono minaccioso).

Ti ho fatto sottoporre a una perizia psichiatrica…

Il Bianco si alza dal tavolo e fa ruotare velocemente la sedia del Nero.

NERO

E allora?

BIANCO

Niente da eccepire. Hai perfino un quoziente di intelligenza superiore alla media.

Il Bianco fa ruotare di nuovo la sedia del Nero.

NERO

E allora?

BIANCO

E allora ci sono due possibilità. Tu credi davvero di essere Gesù Cristo tornato tra noi, ma allora sei pazzo e gli psicologi che ti hanno esaminato dicono che non lo sei.

Oppure per qualche motivo che ignoro fingi, sperando di farti passare per demente.

(Gira intorno al Nero. Minaccioso).

Il tuo è un gioco pericoloso che non mi piace per niente… Stai attento, molto attento. Non mi lascio prendere in giro da te!

NERO

Non pensi che ci possa essere anche una terza possibilità?

(Si alza e va al proscenio).

BIANCO

Quale?

NERO

(Estatico).

Chi crede in me, crede non solo in me, ma in colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede colui che mi ha mandato.

Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. E se uno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; poiché non sono venuto per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo.

Buio.

Scena sesta

BIANCO

Dunque tu vorresti davvero farmi credere di essere Cristo tornato sulla Terra duemila anni dopo, questa volta con la pelle nera. Molto politicamente corretto…

…ma poco verosimile. Neppure un Papa nero si è ancora visto…

NERO

Il regno dei cieli è simile ad un gregge di pecore. Se tra cento pecore novantanove sono bianche e una è nera…

(Il Nero si avvicina al Bianco).

…il pastore stolto la scaccerà dal gregge e la darà in pasto al lupo per preservare le altre.

(Il Bianco si allontana).

Il buon pastore invece accoglierà amorosamente quella nera e ad amici e vicini dirà: rallegratevi con me perché il mio gregge è intatto, anche la pecora nera ne fa parte e per lei mi compiaccio più che per le altre novantanove.

BIANCO

Ecco, la parabola mi mancava proprio.

Te ne dico una anch’io. Nel regno di questo mondo la pecora nera…

(Il Bianco si avvicina al Nero).

…non vale niente, neanche il buon pastore sa cosa farsene, non può tosarla perché la sua lana non è bianca e non la si può tingere. E allora accende un fuoco, infilza la pecora nera in uno spiedo… (Infilza il Nero).

…e si compiace di chiamare amici e vicini a banchettare insieme a lui.

(Arrabbiato).

Quindi finiscila con i tuoi deliri cristologici altrimenti te lo scordi l’asilo politico e ti rimando indietro a calci in culo, in pasto ai lupi neri del tuo paese.

A proposito di parabole…

Mi ha sempre colpito il finale della parabola dei talenti nel Vangelo secondo Matteo.

(Rivolto al Nero).

“Là sarà pianto e stridor di denti”. Matteo, 25, 14-30. Capisco il pianto, ma perché lo stridor di denti? Va bene che il servo è stato licenziato dal padrone ma lo stridor di denti mi pare eccessivo e poi credevo che succedesse solo nel sonno di digrignare i denti.

(Prende la mascella del Nero e la muove).

Si chiama bruxismo, se non sbaglio, ed è causato da un forte disagio emotivo.

Anch’io ne ho sofferto, anche se non sono mai stato licenziato, tuttavia ho avuto la mia buona parte di disagi emotivi…

Proprio il Vangelo, per esempio, si contraddice nei confronti del denaro, pensa alla parabola dei talenti a confronto con quella del figliol prodigo. Conosci la parabola dei talenti? Certo che la devi conoscere, sei tu l’autore.

(Declama).

“Il regno dei cieli è simile a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni.

Si sposta verso la parete di fondo che usa come una lavagna. Disegna tre pupazzetti e accanto scrive i numeri dei talenti che il padrone affida loro.

A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì”. Quasi me la ricordo a memoria… Insomma, per farla breve, questo signore parte.

Matteo non dice per dove e cosa va a fare, invece a me ha sempre incuriosito e ho fantasticato sulla destinazione e sulla ragione del viaggio…

(Malizioso).

Affari? Un amore lontano? Andava in vacanza? A quei tempi si andava in vacanza?

(Pausa in attesa di una risposta che non arriva).

Il servo che ha ricevuto cinque talenti li fa fruttare e ne guadagna altri cinque, lo stesso succede al secondo servo che raddoppia i suoi due talenti.

(Ritorna verso il Nero).

Anche qui Matteo è reticente. Come hanno fatto fruttare il loro denaro i due servi? Magari Matteo non lo dice perché i due hanno dato in prestito i soldi e con tassi da usura, altrimenti come avrebbero potuto raddoppiare il capitale in poco tempo? Insomma, da servi a cravattari, da noi si chiamano così gli strozzini perché soffocano le loro vittime come cravatte con il nodo troppo stretto.

Stringe il fazzoletto che il Nero porta al collo e gli da uno schiaffo.

Il Nero porge l’altra guancia per provocare il Bianco, che si prepara per colpirlo nuovamente ma si ferma.

Lo sapevi? Certo che no. Perché dovresti saperlo?

Torna il padrone e loda i due servi che hanno raddoppiato i talenti.

(Si sposta verso la parete usata come lavagna).

“Bene, servi buoni e fedeli, prendete parte alla gioia del vostro signore”. Poi tocca al servo che aveva ricevuto un solo talento.

(Dal muro di fondo il Bianco viene avanti e si rivolge al pubblico).

“Signore – dice il servo – so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Per paura sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra.

(Prende una moneta dalla tasca e la mette in mano al Nero).

Ecco, te lo restituisco”.

Forse, come Pinocchio, il servo pensava che il talento seminato sarebbe fiorito in un albero carico di monete d’oro.

(Si sposta verso il muro di fondo e fa una X sul 3° servo e aggiunge un talento al 1° servo.

Il padrone s’incazza di brutto. “Toglieteli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque che ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, ma a chi non ha dato sarà tolto anche quello che ha”.

Non ti sembra che certe attuali politiche di spending review siano ispirate proprio da Matteo? Qualcuno ha detto: se avete bisogno di soldi…

(Toglie di mano al Nero la moneta che gli aveva dato).

…prendeteli ai poveri, ne hanno pochi ma loro sono in tanti. E poi il senso della parabola mi sembra vada nella direzione di una sorta di legittimazione, di santificazione addirittura della speculazione finanziaria.

(Va verso la parete di fondo e cancella le scritte).

I talenti raddoppiati dai due servi chiamati “buoni e fedeli” non sono serviti a creare lavoro, a produrre beni materiali, soltanto ad arricchire di più il padrone.

(Rivolto al Nero).

Non mi pare molto cristiano.

(Rivolto al pubblico).

Del resto che altro ci si potrebbe aspettare da Matteo, apostolo ed evangelista?

(Guarda il Nero come per chiedere conferma).

Era un esattore delle tasse, Matteo. A quel tempo gli esattori erano una delle categorie più odiate; pagavano in anticipo all’erario romano le tasse dei contribuenti e poi si rifacevano come usurai… (Riprende il Nero per il collo per ricordare i cravattai).

…tartassando il popolo ebraico.

Li chiamavano pubblicani ed erano invisi alla popolazione.

Sarebbe come se oggi un Vangelo lo scrivesse Equitalia…

(Rivolto al pubblico con tono solenne).

Il Vangelo secondo Equitalia!

Buio.

Scena settima

NERO

(In piedi).

Dio non ha mandato il Figlio suo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per opera di lui. Chi in lui crede non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Ed è questa la ragione della condanna, che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, poiché le loro opere erano malvagie.

In verità, in verità vi dico che chi opera il male odia la luce e alla luce non si accosta, per tema che le sue opere non si palesino per ciò che sono; ma chi opera la verità si accosta alla luce, affinché si renda manifesto che le sue opere sono compiute in grazia di Dio.

Improvvisa, una grande luce illumina il Nero.

Il Bianco spegne la luce e si avvicina al Nero.

Il Bianco spinge con un calcio la sedia su cui è seduto il Nero, che cade a terra.

Nella semioscurità il Bianco colpisce a calci il Nero con metodica ferocia e a lungo.

BIANCO

Ti avevo avvertito di non prendermi in giro…

Sei Cristo tornato in Terra? E allora subisci il tuo martirio…

Crucifige, crucifige! Omo che se fa rege, secondo nostra lege, contradice al senato…

Il Bianco mette in piedi il Nero, sta per colpirlo con un pugno e si ferma di colpo.

Lascia il Nero e si porta le mani al cuore.

Ah! Il cuore… Aiuto, aiuto, qualcuno mi aiuti, per Dio!

Cade a terra e si rotola lamentandosi.

Il Nero lo applaude.

NERO

(Fuori dal suo ruolo).

Bravo…

(Dice il nome dell’attore che interpreta il Bianco).

Una scena da Oscar… Mi hai commosso! Ora però smetti di fare il pagliaccio e tirati su.

(Mangia una caramella e gli tira addosso la carta).

Non ho nessuna intenzione di compiere il miracolo previsto dal testo e di farti resuscitare come Lazzaro…

BIANCO

(Si rialza stupito e fuori dal suo ruolo).

Cosa ti è preso? Alle prove questa scena ha sempre funzionato e ora che c’è il pubblico che scherzo mi fai?…

NERO

Proprio perché c’è il pubblico non me la sento di andare avanti con questa storia che Gesù è un migrante nero tornato tra noi a compiere miracoli…

(Rivolto al pubblico).

Mi sembra puerile…

BIANCO

Il copione l’avevi letto mi pare. Potevi pensarci prima… E poi mi pare che giudichi il testo peggio di quel che è.

A me non sembra un’idea così puerile il fatto che il Figlio di Dio ritorni come un clandestino. E’ chiaro che si tratta di una metafora e sta anche a noi farlo capire al pubblico: tanti poveri cristi simboleggiati da un Cristo redivivo.

La migrazione di migliaia e di centinaia di migliaia di uomini dai paesi poveri ai paesi ricchi è un evento rivoluzionario, come duemila anni fa le parole di Gesù, e dovrebbe farci riflettere e magari cambiarci. Uomini che soffrono e affrontano la loro Via Crucis nel Mediterraneo…

(Rivolto al Nero).

Dovresti capirlo anche meglio di me… Tu come ci sei arrivato in Europa?

NERO

Io non ho vissuto niente di tutto quello che ha raccontato il mio personaggio, niente traversata del deserto e del mare. Io sono arrivato da voi quando la migrazione non era ancora un problema… Sono arrivato più di una trentina d’anni fa ed ero poco più che un neonato. Sono stato adottato da una coppia di anime belle che volevano una famiglia multirazziale. I miei fratelli e sorelle sono un cinese, una latino americana, un rumeno…

(Guarda tra il pubblico).

Non ci sono questa sera… Eppure mi avevano promesso che sarebbero venuti…

(Ironico).

Commovente, no?

Peccato che mio padre fosse una specie di sadico che si divertiva a metterci uno contro l’altro… Per farci capire cos’è il razzismo, diceva.

Mi ha mandato in una scuola di preti, ai miei tempi i ragazzini neri erano ancora una novità e così io ero molto ambito da certi preti con inclinazioni particolari…

Un goloso cioccolatino…

BIANCO

(Ironico).

Quindi hai avuto una formazione cattolica?

NERO

Solo in parte. Il mio sadico paparino dopo le scuole medie decise che dovevo ritrovare le mie radici africane e mi fece tornare nel villaggio dove ero nato.

La mia madre naturale è morta nel darmi alla luce, per questo il mio nome africano è “Colui che porta il male”.

BIANCO

Come per i pellerossa: Toro Seduto, Cavallo Pazzo, Nuvola Rossa, Aquila della Notte, il nome indiano di Tex Willer…

Nomen omen. Nel nome il destino.

NERO

In Africa insieme alle mie radici ho scoperto l’animismo, la religione dei miei antenati, non come il cristianesimo o l’islamismo che ci hanno imposto i colonizzatori bianchi e gli arabi invasori.

BIANCO

Più che una religione l’animismo a me sembra una superstizione…

NERO

Questo lo dici tu! A me per esempio sembra superstizione quel crocifisso che ti porti al collo…

(Gli strappa la catenina con la croce. Ci gioca).

La tua è una religione che ha come simbolo un segno di sofferenza e di morte…

BIANCO

Che fai? Ridammela! La porto dalla prima comunione…

NERO

Tieni il tuo feticcio! Noi non abbiamo fatto Dio a nostra immagine e somiglianza come voi… (Rivolto al Bianco, faccia a faccia).

Il nostro Dio è una forza creatrice che mantiene l’ordine nell’universo ed è troppo potente per interessarsi agli uomini e alle loro meschine faccende.

(Rivolto al pubblico).

Non ce lo siamo immaginato con fattezze umane, come il Gesù dei film hollywoodiani degli anni Cinquanta.

(Rivolto al Bianco).

Un palestinese biondo e con gli occhi azzurri in technicolor…

(Spinge fuori scena il Bianco. Rimane da solo e si rivolge al pubblico).

Per noi Dio è un flusso vitale che pervade e anima tutte le cose…

Il Nero batte le mani sul tavolo come se fosse un tamburo e intona una canzone mentre esce di scena .

Buio lento.

Scena ottava

Seduti uno accanto all’altro al tavolo, parallelo al proscenio, il Bianco e il Nero si truccano i volti.

I ruoli si sono invertiti: il Bianco ha il volto coperto da un fondo tinta nero (omaggio a Genet), è avvolto nella coperta termica dorata e interpreta il personaggio del migrante; il Nero truccato con un make-up bianco impersona il poliziotto.

La recitazione è ora più straniata, epica, insomma brechtiana.

NERO

(Nel ruolo del Bianco. Si alza).

Prima domanda: Ma che ci sei venuto a fare qui da noi? Seconda domanda: Cosa devo fare di te? Terza domanda: Perché diavolo sei capitato proprio a me?

Il Nero si alza e si posiziona alle spalle del Bianco.

BIANCO

(Nel ruolo del Nero. Al proscenio).

Il Padre mio non ha voluto né vittime né oblazioni, non ha preteso né olocausti né sacrifici espiatori, come gli antichi dei, ma mi ha fatto carne. Allora ho detto: Ecco io vado a fare, o Dio, la tua volontà.

NERO

(Alle spalle del Bianco, gli poggia una mano sulla spalla e lo gira verso di sé).

Sei già venuto un’altra volta tra noi e, direi, con scarsi risultati. Hai predicato l’amore per il prossimo ma non sei stato troppo convincente, tanto che alla fine ti hanno messo sulla croce.

(Rivolto al pubblico).

In duemila anni noi peccatori abbiamo fatto progressi incredibili…

(Indica il computer).

A me le nuove tecnologie fanno pensare più alla magia che alla scienza. Si può comunicare con tutto il mondo battendo qualche tasto su un computer ma per lo più si tratta di cazzate…

(Rivolto al Bianco).

E come uomini siamo diventati anche peggio di come eravamo ai tempi tuoi, altro che scribi e farisei sepolcri imbiancati! Ci ammazziamo ancora e proprio in nome delle religioni…

BIANCO

(Rivolto al pubblico).

Avete udito che fu detto: “Ama il prossimo tuo e odia il tuo nemico”.

(Il Bianco scende tra il pubblico).

Ma io dico a voi: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, affinché siate figli del vostro Padre, che è nei cieli, perché egli fa che sorga il suo sole sui cattivi e sui buoni e cada la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. Se voi amate solo coloro che vi amano, qual merito ne avete? E non fanno questo anche i terroristi? E se porgete il saluto soltanto ai vostri amici, che fate mai di speciale? E non fanno forse altrettanto anche gli integralisti?

(Pausa. Allarga le braccia).

Voi dunque siate giusti, come giusto è il vostro Padre celeste.

NERO

Già che ci sei puoi anche consigliare di porgere l’altra guancia a chi ti ha preso a schiaffi…

BIANCO

(Rientra in palcoscenico. Rivolto al Nero).

Tu non credi in me, vero?

NERO

Francamente no. Però potresti provare a convincermi. Per esempio con i miracoli… Ai tuoi tempi ne hai fatti parecchi…

BIANCO

Vuoi che io ti guarisca?

NERO

Un pensiero gentile il tuo ma io, grazie a Dio, sto benissimo.

(Il Nero tira fuori dal portafoglio la foto della cugina).

Piuttosto mia cugina: ha un marito disoccupato, tre figli e il cancro e malgrado ciò crede ancora in te. Sarebbe cosa buona e giusta se tu la guarissi…

(Gli mostra la foto della cugina e gliela infila in tasca).

BIANCO

(Rivolto al Nero).

Oh uomini privi di fede! Se non vedete miracoli e portenti non credete.

(Rivolto al pubblico).

Il vero credente non si convince perché vede i miracoli ma per effetto della propria fede.

(Scende tra il pubblico).

Anche allora io dissi: Voi mi cercate non perché avete veduto dei miracoli ma perché avete mangiato quei pani e quei pesci e vi siete saziati. Procuratevi non tanto quel cibo che perisce, quanto quel cibo che dura per la vita eterna e che il Figlio di Dio vi darà.

(Rivolto al Nero).

Questa è l’opera voluta dal Padre mio…

(Rivolto al pubblico).

…che crediate in colui che egli ha mandato…

NERO

(Si siede).

Già troppo facile credere ai miracoli… Insomma, non vuoi guarire mia cugina. E poi, perché guarire proprio lei? Perché te la raccomando io? Da parte tua potrebbe sembrare un favoritismo. Non sarebbe giusto nei confronti degli altri milioni di malati di cancro sparsi per il mondo… Eppure hai guarito anche l’emorroissa.

Piuttosto le guerre… Non puoi fare qualcosa per farle smettere?

BIANCO

Non è il Figlio di Dio che provoca le guerre…

NERO

(Il Nero si alza).

E’ vero, siamo noi figli di puttana che le facciamo, altrimenti perché ci avresti fatto dono del libero arbitrio, la scelta tra il bene e il male…

(Rivolto al Bianco).

Il fatto è che vince quasi sempre il male.

Ma era proprio necessario, il libero arbitrio? Ne facciamo un uso pessimo…

E’ stato come mettere una scatola di fiammiferi nelle mani di un bambino…

(Rivolto al Bianco).

…deficiente…

Buio.

Scena nona

I ruoli sono ancora invertiti: il Bianco nella parte del migrante e il Nero in quella del poliziotto, seduto, ha davanti a sé un computer.

Il Bianco è seduto.

NERO

Hai pensato a come diffondere la buona novella? Ai tempi della tua prima venuta ti dovevi arrangiare con i discorsi ai seguaci e non c’erano neanche i microfoni. A quante persone riuscivi a far arrivare le tue parabole? Cento? Duecento? Cinquecento forse? Con le nuove tecnologie oggi puoi far arrivare i tuoi insegnamenti a milioni di persone sparse in tutto il mondo…

Vediamo quante presenze della parola “Cristo” ci sono su Google…

(Batte sui tasti del computer).

Niente male, centoventi milioni. Su Yahoo invece si riducono a solo sedici milioni e mezzo.

E “Dio”? Non c’è paragone: duecentoventicinque milioni su Google e quarantadue milioni e trecentomila su Yahoo.

E’ anche vero che il risultato è un po’ falsato dalla presenza di Ronnie James Dio, un cantante heavy metal.

(Mostra lo schermo del computer al Bianco).

A giudicare dalle sue foto non ha un aspetto molto spirituale…

Dovresti metterti su Facebook, su Twitter… Anche il Papa lo usa, oppure creare un tuo sito: www.cristo.com.

Punto com non ti piace? Hai ragione, è troppo commerciale.

Meglio: www.cristo.org.

Però, esiste già www.cristo.org. E’ un sito in lingua spagnola… Sembra fatto bene.

(Legge, sibilando le esse finali).

Lecturas biblicas, Expositivos evangelicos, Musicas, Libros, Familla y hogar, Temas variados, Preguntas y respuestas…

Hai dato tu l’autorizzazione? Se non ti hanno chiesto il permesso potresti denunziarli per violazione del copyright…

E la televisione? Oramai la vedono solo gli anziani, ma è un pubblico fidelizzato. Dovresti fare qualche apparizione…

Hai pensato a degli inserti pubblicitari? Tipo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, “Passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole non passeranno”, “Io sono la via e la verità e la vita”. Naturalmente in varie lingue. Compreso arabo e cinese.

BIANCO

(Ignora il Nero e si rivolge al pubblico).

Io non ho parlato da me, ma il Padre stesso, che mi ha mandato, mi ha prescritto che cosa dire e insegnare. Ed io so che il suo precetto è vita eterna. Perciò quanto io dico, lo dico come me lo ha detto il Padre.

NERO

(Si alza e va verso il Bianco).

E tuo Padre è un ottimo copywriter. I suoi sono slogan veloci, orecchiabili ancora oggi. La forma regge, semmai sono i contenuti che sono sorpassati.

“Ama il prossimo tuo come te stesso”… Ma ti pare verosimile? Tra l’altro non amiamo neppure noi stessi, figuriamoci gli altri.

Guarda come abbiamo conciato il pianeta su cui viviamo… Il nostro non è amore, semmai è masochismo.

(Rivolto al pubblico).

L’unico amore sincero è quello per i soldi.

(Rivolto al Bianco).

Per Mammona, nel Vangelo è la parola usata per indicare il profitto, la ricchezza… Mammona, una grande mamma dalle grandi mammelle, che nutre però solo i ricchi e tiene alla larga gli affamati, i poveri.

BIANCO

(Il Bianco si rivolge al pubblico).

Beati i poveri perché di essi sarà il regno dei cieli.

NERO

(Rivolto al Bianco).

Ecco un altro bello slogan! I poveri da noi aumentano sempre di più, lo sai? Dunque invaderanno il paradiso. Siete in grado di accoglierli tutti? E li accoglierete come clandestini o come profughi?

Il Nero gira il tavolo orizzontale al proscenio, il Bianco prende la sedia e la posiziona.

Seduti alla scrivania dalla stessa parte il Nero e il Bianco si tolgono la tintura dai loro volti e mostrano gli asciugamani bianco e nero al pubblico come fossero una sorta di Sindone.

NERO

(E’ tornato nel ruolo di migrante. Rivolto al pubblico).

Da voi la povertà da sola non basta per avere il diritto di asilo, ne sappiamo qualcosa io e i miei compagni.

(Prende la sedia e la posiziona davanti al tavolo).

Bisogna scappare da qualche guerra, ma non è guerra anche lottare contro fame e povertà?

(Si siede e appoggia il braccio destro sul tavolo).

BIANCO

(E’ tornato nel ruolo di poliziotto).

Ora mi scadi nel patetico. E nel sovversivo.

(Tono minaccioso diretto al Nero, il Bianco è sul lato destro del tavolo con le braccia appoggiate sopra).

Non ti concederò il diritto d’asilo, potresti diventare pericoloso.

(Il Nero prende il braccio del Bianco).

Tutti voi che premete ai nostri confini potreste diventare davvero pericolosi. Siete troppi.

(Si libera il braccio dalla stretta del Nero).

Siete troppo diversi. Potreste mettere in crisi i nostri egoismi che abbiamo coltivato e cresciuto con tanto amore globale e globalizzato. Sì, in questo caso si può parlare di amore sincero.

(Il Bianco accarezza il palmo del Nero).

In compenso sono disposto a crederti. A credere che tu sia davvero Cristo…

(Dà un calcio al Nero per fargli allungare le gambe).

E chi sono io per negare la tua identità divina?

(Il Bianco apre il cassetto del tavolo e prende martello e chiodi).

Che si compia dunque la tua missione, ora come allora!

(Afferra la mano del Nero e scandisce ogni parola con una martellata sul chiodo per crocifiggerlo al tavolo).

Crucifige, crucifige! Omo che se fa rege, secondo nostra lege, contradice al senato…

Sulle urla del Nero e il rumore delle martellate, le luci si abbassano progressivamente, fino al

BUIO

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