Monfalcone (GO) – Teatro Comunale, 28 marzo 2022 – AltroTeatro
Ideato e diretto da Riccardo Pippa (coprodotto da Teatro Franco Parenti / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale Fondazione Campania dei Festival), costituisce l’ultimo quadro della “Trilogia della soglia”, messo in scena dal vivacissimo Teatro dei Gordi; presentato in prima nazionale alla Biennale Teatro di Venezia 2020 è passato il 28 marzo scorso anche nella bella sala del Teatro Comunale di Monfalcone.
La trama è ambientata nel bagno pubblico di un non luogo idealmente internazionale (l’unica scritta – leave me as you found me – è in inglese), porto di mare per un’umanità bisognosa di uno spazio dove espletare necessità del tutto corporali.
Quel che conta davvero qui, e che sorprende, è il modo in cui tutto questo avviene.
Sarebbe potuta essere l’ambientazione ideale per dar sfogo al peggio di chi passa senza curarsi di quel che lascia indietro e, anzi, abbandona con un senso fisico di liberazione.
In effetti, i tanti personaggi che si alternano incontrandosi, e a volte scontrandosi nei brevi e molteplici episodi che si susseguono senza dar spazio a tempi morti, abbandonano ognuno qualcosa di sé, oltre alla ovvia urgenza fisiologica, ma la (poca) violenza resta sospesa e la rara aggressività è un’idea che rimanda a un fuori di cui è possibile percepire soltanto un’eco rarefatta.
Lo spettatore entra idealmente nella scenografia, percepisce le sensazioni che prova quando si ritrova nel contesto reale qui rappresentato, se ne rende conto e mette distanza, ma è un attimo perché poco dopo viene di nuovo catturato, osservatore invisibile di quel che sta accadendo.
C’è tanta poesia, elemento fondante di una leggerezza delicata che si estende dai protagonisti del momento e arriva a un pubblico partecipe che ride, sorride, si ritrova colto da uno stupore che è fratello della magia circense, di cui adotta il ritmo e a qualche immagine si ispira.
Sembra qui che il corpo costituisca il punto di passaggio, la scusa per adempiere ad altri “bisogni” e che dà vita a un tutt’uno con il luogo in cui ciò sta avvenendo; ecco che il bagno diventa quel limite, la soglia appunto, al di là del quale diventa possibile creare un legame con l’Altro saldo e temporaneo al contempo nei molteplici incontri casuali, quasi totalmente muti o con parole (sono tante le lingue che qui si ascoltano) spesso reciprocamente incomprensibili.
La musica vocale, espressa in un impensabile coro prima e in un tenero duetto poi, è punto di contatto reale, vero e concreto, esattamente come i gesti e gli sguardi, stabili e fondamentali costanti nel corso dell’intero spettacolo.
Bravissimi i sei attori e attrici che si alternano nell’interpretare i tanti personaggi che appaiono, agiscono e scompaiono lasciando di sé una traccia che si mantiene definita senza essere ingombrante, permettendo così a ognuno di loro di emergere e di restar vivi in un’assenza che risulta esclusivamente fisica.
L’uscita nel mondo reale permette di cogliere appieno il fascino e la bellezza vissuta che, anziché lasciare a teatro, ci si può fortunatamente portare appresso.
Paola Pini