Al Piccolo-Teatro Strehler di Milano, recita del 30 marzo 2022
Si sta concludendo al Piccolo Teatro Strehler di Milano la tournée del bellissimo spettacolo Il Purgatorio. La notte lava la mente, ovvero Dante secondo il poeta Mario Luzi: affascinante allestimento firmato dal regista Federico Tiezzi che, a distanza di trent’anni, torna a riallestire scenicamente la seconda delle tre cantiche della Divina Commedia. Andato in scena in prima nazionale nel luglio del 2021 al Theatrum Mundi Pompei, era un pregnante omaggio nel settimo centenario della morte di Dante Alighieri. Nel prossimo futuro sono previste le altre due cantiche, con la drammaturgia di Edoardo Sanguineti (Commedia dell’Inferno. Un travestimento dantesco) e di Giovanni Giudici (Il Paradiso. Perché mi vinse il lume d’esta stella), che impegneranno il regista e la sua compagnia nella seconda parte di quest’anno e nel 2023. Trent’anni trascorsi da quella prima edizione; ovviamente diverso lo spettacolo ma l’idea di base è rimasta la stessa, con questo “secondo” Purgatorio che fa emergere la sottesa teatralità del poema dantesco. La naturalistica descrizione di ambienti e paesaggi, le quasi cinquecento figure che si affollano in una ricca e sfaccettata narrazione psicologica, le imparentano e non fanno altro che convalidare la liceità di una messinscena teatrale del capolavoro dantesco. Non casualmente intitolata Commedia, pur Divina. Ancora a parlar di Dante, perché più si ascolta, più lo si ama, facendo risuonare una lingua ormai inusuale per noi e arcaica, ma fascinatrice pur nella lontananza, matrice dell’idioma volgare che usiamo senza rispetto e con scarsa conoscenza. Il Purgatorio. La notte lava la mente è diviso in tre parti: nella prima assistiamo all’arrivo delle anime erranti che, avvolte da quei teli termici, fan chiaro richiamo all’odissea di sperduti migranti, la seconda è incentrata sulla scalata che Dante e la guida che lo accompagna, Virgilio, dovran compiere su per i sette gradoni e infine, abbandonato dalla poetica guida, Dante incontra Beatrice. Significativo il fatto che il regista abbia voluto ripercorrere il cammino non partendo, come ci si sarebbe aspettati, dall’Inferno ma dal Purgatorio, ma una valida ragione riposa nella natura stessa di questa cantica, che “parla” più facilmente e intimamente alla sensibilità odierna e risponde e placa in parte l’ansietà dei tempi che stiamo vivendo. Così come la luce dell’Inferno è unilateralmente spinta all’estremo e quella del Paradiso, di contro, è di segno opposto ma pur sempre univoca giacché regna incontrastato l’eterno presente della sofferenza o della più idilliaca beatitudine, nella seconda cantica il clima che si respira è sicuramente più vicino a noi. I personaggi che popolano il Purgatorio sono versati nelle arti: pittori, musicisti e poeti, quel culto della bellezza che sembra anticipare di secoli il pensiero di Fëdor Dostoevskij ma vi palpita fortemente il sentimento dell’amicizia e vi ridonda la speranza, ingredienti che abbiamo smarrito per via ma tanto necessari alla qualità di ogni esistenza umana. E ancora, nel Purgatorio, «esiste il tempo», come scrive Luzi. Così, rassicurati dal ruotare degli astri che si alternano nel loro corso, come nella nostra vita terrena, dove ai tramonti seguono le albe e partecipi del rimpianto e della dolcezza con cui i personaggi ci narrano della loro passata esistenza, ci sentiamo più facilmente a nostro agio. Allora ci par naturale che Dante possa addormentarsi e persino sognare, tanto che alla fine il poeta si stenderà su un lettino di chiaro rimando psicoanalitico. Su tutti primeggia, Sandro Lombardi con quel suo timbro magico e particolare che ha la capacità di irretire lo spettatore. Un Dante di struggente umanità, senza nulla di ieratico, che prova stupore e palpita e partecipa delle sofferenze delle anime che incontra dall’Antipurgatorio, vaga sala d’aspetto con personaggi da sanatorium dove i nuovi arrivati, carichi di oggetti che li legavano nella vita mortale, attendono che il tempo passi per occupare il proprio posto in Purgatorio. Efficacissima Francesca Ciocchetti a sostenere la parte di “Poema”, ossia il Dante più interno, la parte creativa e poetica, sdoppiamento creato dal poeta Luzi. Onirica e sognante recitazione, alternata a toni di puro sapore realistico. Virgilio era un equilibrato e partecipe Giovanni Franzoni che ha saputo rendere pulsante il modo di condurre e guidare il grande fiorentino. Tutta la compagnia va però ampiamente lodata, capace di un’omogeneità di resa encomiabile, sicuramente galvanizzata dall’intelligenza travasata da Tiezzi e del suo amore per Dante. Recitavano gli attori: Alessandro Averone, Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Giampiero Cicciò, Martino DAmico, Salvatore Drago, Francesca Gabucci, Leda Kreider, David Meden, Annibale Pavone, Luca Tanganelli, Debora Zuin. Uno spettacolo completo, in cui non è solo la parola a irretirci e condurci per il sentiero tracciato dal sommo poeta fiorentino, ma tutte le arti: così la struggente musica iniziale è il facile ponte che ci trasporta in una dimensione atemporale, abituandoci da subito a familiarizzare con la metrica dantesca. Le scene di Marco Rossi, a vivere e mutare nei piani inclinati, danno variato sbalzo al paesaggio della cantica; di pari importanza per ogni personaggio acquistano i movimenti e le movenze coreografiche, di Cristiana Morganti e il canto è di Francesca Della Monica, senza ovviamente dimenticare le bellissime e fondamentali luci di Gianni Pollini e i fantasiosi e atemporali costumi di Gregorio Zurla. Pubblico encomiabile, tra cui molti studenti, per attenzione e partecipazione che ha tributato una calorosissima accoglienza finale.
gF. Previtali Rosti