Assonanze: racconti musicali di musica dal vivo – quasi sulla third stream music
……… third stream music, allora (quasi), The Chicago Jazz Philarmonic (quindi), un discorso che risale a fine anni cinquanta con The Birth Of The Third Stream, contemporaneo a The Birth Of The Cool, con registrazioni risalenti al decennio precedente, e a Kind Of Blue, ovviamente, ma proseguendo invece un vecchio discorso sull’arte e le sue strade, il Louvre di Abu Dhabi ha esposto alcune sue opere in autostrada, ricavandone una galleria visitabile in macchina – e che macchina – ma La pelle della cultura è un testo del 98, tanto per cambiare discorso, di De Kerchove, canadese come McLuhan, e forse la notizia potrebbe essere che la figlia del regista David Cronenberg (canadese), Caitlin, ha incoraggiato il padre a creare il suo primo NFT, oggetti d’arte che hanno sbancato le case d’asta la scorsa estate, sulla sua morte, e che a fine marzo, lo stesso regista ne ha prodotto un secondo sui suoi calcoli renali. Entrambi, credo, di sicuro The Death Of David Cronenberg, sono visitabili su superrare.com.
Lasciando riposare allora per un attimo tutti i vecchi ricordi sull’arte contemporanea e la sua storia, adesso ci interessa la musica, quasi il third stream proposto dall’Orchestra Verdi, nella misura in cui il mixage di jazz e musica classica riempie completamente il canale di third stream music.
Ma questo non è il melting pot di classica e jazz, non è third stream music, quindi, le si avvicina, nella misura in cui il rock, anche quello più progressive, è stato cullato negli anni settanta da valorosi musicisti jazz in uno dei suoi periodi più critici, tipo Billy Cobham, quello di Quadrant Four, per esempio (anche Stanley Clarke ha fatto grandissimi dischi di fusione prog) – non avendo più la forza di tornare al mitologico e colossale On The Corner di Miles Davis nella sua versione gigante con le complete sessions del lavoro, anche perchè poi più tecnicamente parlando, qui l’album coinvolto è Sketches Of Spain.
Musica classica quindi, e del jazz una sua evoluzione molto florida: il rock, quello duro e molte volte inaccessibile, ma con variegate venature da pop music che lo hanno da sempre reso molto amabile e partecipativo, ricco di suggestioni psicoanalitiche.
La data è quella del 30 Aprile, Auditorium di Milano. È il luogo dove si misurano le ampiezze dell’evoluzione dell’eccellenza musicale, della ricerca, delle avanguardie, delle ultime trovate della serie: entertainment per una grande serata. È un genere non molto praticato in Italia, anche se le rock sinfonie, come quella di quest’anno di Facchinetti – ma allora torniamo al prog della PFM e dei Deep Purple & Orchestra – stanno facendo molto per allargarne l’orizzonte di pubblico. È l’ora di un po’ di fusion tra musica classica e rock music, a cura dell’Orchestra Verdi.
E constatando l’impostazione monoteistica tipica, appunto, delle religioni e della filosofia anche patristica, di questo ente super partes saccente che tutto sa e tutto vede, e di cui il grande fratello rappresenta la trasfigurazione pagana, e che aprirà a numerose disputazioni teosofiche ed epistemologiche, anche qui passiamo oltre e ci dedichiamo alla breve intriduzione musicale della serata.
È finita un’epoca, basta. È finita una storia. Pare che entro il 2067 finiranno le risorse di petrolio del nostro pianeta. È il 30 Aprile 2022. Per la serie La Verdi Pop, l’Orchestra Verdi promuove alcune delle più significative melodie del rock in formato sinfonico. E al momento dovrebbero essere gli unici con una proposta quasi da third stream music. È l’ora di cambiare musica.
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