STN-STUDIO NOVECENTO, 13-14-15 maggio 2022
‘I morti sono la verità dei vivi‘ (T.Kantor)
E’ appunto questo il sottotesto dello spettacolo messo in scena da Marco M. Pernich nella sala-prove del suo STN-STUDIO NOVECENTO in via Menabrea 27, a Milano. L’Autore e regista racconta di aver preso solo spunto dal celeberrimo libro di M. Bulgakov “ll Maestro e Margherita” in quanto gli ha permesso di proporre allo spettatore “ una riflessione sulle dimensioni invisibili della realtà”. Un’impresa ardua se consideriamo il mezzo teatrale. Eppure la sua ottima riuscita è fuori di dubbio. Infatti vediamo che, attraverso una sorta di ‘rito iniziatico’, lo spettatore viene introdotto in uno spazio altro, uno spazio illimitato e pure reale in cui ad accoglierlo c’è un ospite d’eccezione: il Diavolo in persona, ma non il Diavolo di Bulgakov a cui nessuno crede più, ma un Diavolo ben più inquietante e potente, quello che domina il caos, la morte, le fake news e il cyber-spazio… Come sconfiggerlo o quanto meno affrontarlo? Guardando dal punto di vista dei ‘morti’, ci suggerisce Marco M. Pernich. Da lì il nostro Diavolo moderno, Woland, un’efficacissima Francesca Contini, ci appare nella sua vera veste, ossia come “Parte di quella forza che eternamente vuole il male e eternamente opera per il bene” , ovvero quella Potenza che consente a noi vivi o almeno a chi di noi se la sente, di cambiare prospettiva e, forse, ‘operare’ o almeno tendere al Bene. E dunque in scena vediamo il Diavolo Woland che, con aria prevalentemente annoiata, ha radunato i suoi accoliti Korovev e Behemot più Margherita, il Maestro, Ivan Bezdomnij e Ponzio Pilato e li ha trasformati in saltimbanchi a volte tragici, a volte pensosi e a volte giocosi che si ‘trastullano’ a modo loro con altri personaggi della storia del libro, fra cui Cristo, e raccontano le vicende dell’ultima volta in cui il terribile Woland ha agito sulla Terra e cioè nella Mosca del 1930 .
Grazie ad un cast di attori e collaboratori estremamente efficace e coeso e ad un ritmo sostenuto, lo spettacolo cattura lo spettatore fin dalle prime scene, ovvero dal suo primo accesso alla predetta ‘dimensione invisibile’.
Ombretta De Biase