Savona. Ci sarà anche il nuovo Premio alla carriera al 56° Festival teatrale di Borgio Verezzi: questa la bella novità che emerge durante la conferenza stampa sul cartellone definitivo che si è svolta a Roma, presso la Banca Passadore, nella mattina di venerdì 27 maggio. Sarà intitolato a Luigi De Filippo e il primo a riceverlo sarà Ugo Pagliai (grazie al nuovo sponsor Sali di Ischia). Lo ha annunciato Laura Tibaldi De Filippo, sottolineando “l’impegno gravoso” e importante che le ha lasciato il marito.
In rappresentanza dell’Amministrazione di Borgio è intervenuto Luigi Sironi, che ha ricordato come la manifestazione teatrale sia stata un successo anche nei due anni segnati dal Covid, “perché il Comune ci ha creduto”, ci ha investito in risorse e tempo, e così il pubblico, che non ha fatto mancare la sua presenza.
Il direttore artistico Stefano Delfino illustra brevemente il programma che è un “segnale concreto di ritorno alla normalità”. Ma dal virus si è passati al problema della guerra proprio mentre stilava il cartellone, per cui si è voluto legare la 56ma Rassegna “al piccolo segnale della Pace nel mondo”, con la speranza, ovviamente, che la guerra finisca prima che inizi il Festival.
Con uno sguardo agli ultimi due anni, Delfino parla del “coraggio” che si è avuto nell’andare avanti, nonostante le difficoltà, un coraggio che è stato da traino per lo svolgimento di altre manifestazioni, che sulla scia di Borgio Verezzi hanno osato. Un evento che oggi è condizionato dalla diminuzione di contributi pubblici e privati, con cui occorre sempre fare i conti e anche, in sede locale, dall’aver dovuto rinunciare alla settimana più ambita dagli spettatori, quella sotto il Ferragosto. Il direttore artistico presenta i componenti del suo staff, che ha creato, dice scusandosi, forse “per megalomania”. Tra questi, Norma Rosso (ufficio stampa), lo stesso Sironi, Cristina e Lorenzo Bergallo (presidente dell’Associazione Vivere Verezzi): quest’ultimo ha il compito più difficile, contrastare eventuali difficoltà che possano nascere in paese durante lo svolgimento del calendario. È il punto dolente negli ultimi tempi, cosa che del resto ha portato l’Amministrazione del sindaco Renato Dacquino a liberare la piazzetta dalle seggiole del festival con l’ultima rappresentazione dell’11 agosto, proseguendo il calendario nelle grotte e spostando così traffico e via vai di spettatori in altra zona. Nello staff ‘non ci sarebbe ma c’è’ la moglie di Delfino, Sonia, il cui giudizio il direttore artistico teme molto (“Se mi fa gli occhiacci – scherza – è no”).
“La linea vincente – ricorda ancora Delfino – è sempre quella che mi è cara da anni: il sorriso intelligente”, che non è superficialità e induce alla riflessione, “perché il Festival è aperto al mondo”. Ed ecco allora che in cartellone ci saranno 14 spettacoli, di cui 11 in prima nazionale, che partiranno l’8 luglio e si concluderanno il 16 agosto. Fra le tematiche trattate, “le dinamiche familiari e di coppia, un’ampia panoramica della drammaturgia internazionale e un omaggio al cinema”.
La conferenza stampa ha visto quindi attori e registi, rappresentanti di ogni titolo in calendario, presentare il loro spettacolo.
Il primo a debuttare sarà “Il sequestro” di Fran Nortes (8-9-10 luglio, prima nazionale), con Roberto Ciufoli, Nino Formicola, Sarah Biacchi, Daniele Marmi e Alessandra Frabetti, regia di Rosario Lisma e scene di Laura Benzi. Per impedire che si metta in moto una speculazione edilizia (che metterebbe sulla strada decine di famiglie), c’è chi pensa di sequestrare il figlio del ministro, senza aver messo in conto d’avere una vulcanica sorella e uno sventato cognato… il che garantisce un’inarrestabile serie di esilaranti equivoci e fraintendimenti.
“Riunione di famiglia” di Amanda Sthers e Morgan Spillemaeker (13-14 luglio, prima nazionale), con Katia Ricciarelli, Pino Quartullo, Nadia Rinaldi e Claudio Insegno, adattamento e regia di Quartullo, segna il ritorno in piazzetta delle scene firmate da Alessandro Chiti che concorrerà, come tutti gli scenografi, al Premio Mulino Fenicio che viene assegnato all’allestimento più significativo tra quelli presenti al Festival. Spiega Quartullo: “Sarò un figlio senza soldi, sul lastrico, che non potrò più mantenere né l’anziana madre né il fratello o la sorella”. Per cui ecco la soluzione: sopprimere la genitrice che, invece, piena di energia, rinfaccia ai figli di non aver vissuto a pieno la propria vita per colpa loro. E l’assassinio che si progettava facile diventa un crudele regolamento di conti.
“No wags. Il calcio (non) è uno sport per signorine” di Piji Siciliani (anche regista), Cristina Chinaglia, Roberta Pompili, Barbara Folchitto, Carlotta Piraino (16 luglio), con Giada Loruzzo, Chinaglia e Pompili, è un testo che affronta i progressi sulla parità di genere, dove il calcio è rimasto indietro. “Ci sono luoghi comuni – illustra Piji – come il proverbiale ‘Il calcio non è uno sport per signorine’ di Guido Ara del 1909, per arrivare sino alla squalificante ‘wags’ (acronimo di ‘wives and girlfriends of sportsmen’) con cui vengono appellate le fidanzate dei calciatori”. E ancora: “Quella del calcio femminile è una vera rivoluzione che ha avuto un’importante accelerazione negli ultimi anni e un punto di non ritorno nel 2019, grazie all’exploit della Nazionale Femminile ai Mondiali di Francia”. Terreno fertile per ragionare, tra il serio e il faceto, anche perché il 1° luglio 2022 sarà la prima volta che un’atleta donna (calcio) diventerà professionista.
“La terra promessa” di Guillem Clua (18 luglio, prima nazionale), con Giuseppe Pambieri e la figlia Micol, Stefano Messina e Luigi Tabita, regia di Nicoletta Robello Bracciforti e scene di Pierpaolo Bisleri, sarà “un testo grottesco dove si ride molto”. Lo annuncia Pambieri padre, che ha iniziato a calcare le scene di Verezzi da più di 40 anni. “La prima volta fu nel 1980 con ‘La bisbetica domata’ e, da allora, sono tornato 17 volte”. L’ambientazione di questo spettacolo sul cambiamento climatico è in un futuro non ben precisato, con il livello del mare che si è innalzato e i ghiacci del Polo ormai sciolti. Rappresentanti della Repubblica di Malvati si recano all’Onu, per chiedere una terra per fondare un nuovo Paese, visto che la loro isola è l’unica ancora abitabile, ma ospita i superstiti dell’arcipelago che ormai non c’è più. La soluzione sarà un pianeta di un’altra galassia, con un sole simile al nostro, con atmosfera e acqua potabile.
“Il marchio di Verezzi porta bene”, esordisce Marco Cavallaro, autore, regista e anche sul palco per “Come fosse amore” (20 luglio, prima nazionale), in un cast che vede al suo fianco Lorenza Giacometti, Francesca Bellucci, Alessia Francescangeli, Margherita Russo e Peppe Piromalli. Un testo sulle delusioni d’amore, dove non mancheranno le risate. Tre donne, molto differenti tra loro, ricorrono a una terapeuta per riparare il loro cuore infranto “ma nessuna di loro sa che anche la stessa terapeuta ha il cuore infranto”. E da chi può arrivare un aiuto per salvare le ragazze e la stessa terapeuta? Da un uomo? Da più uomini? E se l’uomo fosse “tutti questi uomini messi insieme?”.
“Una ragazza come io” (22 luglio, prima nazionale) di Chiara Francini (anche sul palco accompagnata da Francesco Leineri) e Nicola Borghesi anche regista, è un one woman show in cui la protagonista ripercorre la sua vita, “unica eppure così simile a quella di tanti altri”: l’infanzia, i nonni, la famiglia, il suo percorso di ragazza e la fierezza dell’essere “ora e sempre una diversa, una strana, una fuori posto, un’inadeguata, una parvenue”.
“La vita al contrario / Il curioso caso di Benjamin Button” da Francis Scott Fitzgerald (24 luglio, prima nazionale), con Giorgio Lupano ed Elisabetta Dugatto, regia di Ferdinando Ceriani, è la favola di un nato vecchio e morto giovane. Oggi sono 100 anni dalla pubblicazione della fiaba che s’interroga sul significato della vita e sull’ineluttabilità della morte: “Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro, ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse…”.
“Aspettando Gódot” di Samuel Beckett (26 luglio), con Lello Arena, Massimo Andrei (anche regista), Biagio Musella, Elisabetta Romano, Esmeraldo Napodano, Angelo Pepe e Carmine Bassolillo, scene di Roberto Crea, “avrà l’accento sull’ultima sillaba come voleva l’autore”, ci anticipa Arena, che ricorda il rapporto amicale con Borgio. E chi meglio dei napoletani può accontentare in questo Beckett? “Interpreti che conoscono e portano scritto nella loro storia e sul loro corpo il linguaggio comico fuso in modo poetico con quello dolente, per narrare il cupo delle nostre anime, ridendo e giocando, com’è giusto che sia”.
“Piccoli crimini coniugali” di Eric Emmanuel Schmitt (28 luglio, prima nazionale), con Giancarlo Fares e Sara Valerio, regia di Nicola Pistoia, è la commedia nera del festival, e vede una coppia alle prese con la perdita della memoria dell’uomo. La moglie cerca pazientemente di aiutarlo a ricordare ma… E se lei mentisse? E se a mentire fosse lui?
Termina il mese “Medea” di Dario D’Ambrosi (anche regista) da Euripide (30 luglio), con Sebastiano Somma, Almerica Schiavo, Paolo Vaselli e la Compagnia stabile del Teatro Patologico composta da ragazzi diversamente abili, direzione coro e percussioni Francesco Crudele in arte Papaceccio. È D’Ambrosi a ringraziare il direttore artistico Delfino per aver avuto “il coraggio di invitare una compagnia come la mia”. Un titolo che il 19 maggio ha debuttato al teatro Argentina di Roma con un tutto esaurito, “mentre in altri Paesi – ricorda il regista – tengono questi ragazzi sui letti di contenzione con camicie di forza”.
“Dove ci sei tu” di Kristen Da Silva (2-3 agosto, prima nazionale), con Gaia De Laurentiis, Fabrizia Sacchi, Francesca Orsini e Alessandro Blasioli, regia di Enrico Maria Lamanna, punta su due sorelle diversissime che si mantengono con la vendita delle loro marmellate in una fattoria del Canada. “Sarà un piacere grande, dopo anni di teatro in coppia, lavorare in una compagnia di donne”, anticipa De Laurentiis. E aggiunge Lamanna: “Un copione molto commovente e divertente, con situazioni paradossali”.
“La ciliegina sulla torta” di Diego Ruiz anche regista (5-6 agosto, prima nazionale), con Edy Angelillo, Blas Roca Rey, Milena Miconi e Adelmo Fabo, è un testo su una famiglia emancipata che scopre che la fidanzata del figlio è un po’ più grande di quanto ci si aspettava… “Quando l’ho proposto a Delfino – ricorda Ruiz – mi ha risposto che era ‘troppo divertente!’ e questo mi ha dato lo sprint per proseguire”.
“I due papi” di Anthony McCarten (9-10-11 agosto, prima nazionale), con Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Ira Fronten e Alessandro Giova, regia di Giancarlo Nicoletti e scene ancora di Chiti, è l’ultimo evento in Piazzetta ed è presentato come uno spettacolo leggero, divertente, dove si sviluppa quell’amicizia che non ti aspetti. Un’amicizia che nasce quando nel 2012 il cardinale Bergoglio chiede il permesso di ritirarsi dalla sua carica a Benedetto XVI, che ha un’interpretazione della dottrina diametralmente opposta. Il Papa, in risposta, lo convoca a Roma, non accoglie le dimissioni, si dichiara contrario alle sue idee riformiste e gli rivela che vorrebbe rinunciare al Soglio Pontificio…
“La storia straordinaria di Arthur Gordon Pym” liberamente ispirato al racconto di Edgar Allan Poe (13-14 e 16 agosto nelle grotte di Borgio, due spettacoli a serata), con Giorgio Colangeli, Mariano Rigillo, Michele Carli e Simonetta Potolicchio, regia di Alberto Gagnarli, è una metafora della condizione umana al di là dei generi. Gagliardi annuncia di “voler battere tutti i record di partecipazione perché sono a Borgio già nel 1970, da ragazzino”. L’evento doveva essere in cartellone due anni fa, poi rimandato a causa del Covid. “Un viaggio esteriore ma soprattutto interiore, che includerà il teatro di figura, con attori che dialogheranno con i burattini realizzati dal liceo artistico G.Bruno di Albenga”.
Biglietteria aperta dal 25 giugno (info www.festivalverezzi.it, 019.610167).
Laura Sergi
Nella foto: Il cast de “Il sequestro”: Daniele Marmi, Nino Formicola, Sarah Biacchi, Roberto Ciufoli e Alessandra Frabetti