“Giornale macchiato”. Matteo D’Andrea ci parla di Formula 1

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Non solo editoria e pittura serpeggiano nei meandri della redazione napoletana del “Giornale macchiato”, network giovanile diretto dal collega Massimiliano Craus. Con sede nel Liceo “Boccioni-Palizzi” di Napoli, il “Giornale macchiato” ha in sé le due parole del lavoro editoriale e dell’immancabile caffè macchiato della pausa per i quattordici redattori diretti da Craus. Tra cui Matteo D’Andrea, giovanissimo esperto di rischi e meccanica nell’ambito della Formula 1. Proprio lui ci spiega come ormai siamo entrati nel pieno del campionato di Formula 1 2022 e molti appassionati sono stati sorpresi dalle straordinarie prestazioni della Ferrari dopo due anni di anonimato. Attualmente la Formula 1, come dimostrato più volte, è molto sicura ma non è sempre stato così, basti pensare all’incidente di Ronnie Peterson a Monza dove, per un semplice contatto, si bucò il serbatoio che a contatto con gli scarichi roventi fece ricordare a tutti l’incidente di Niki Lauda nel 76. Questa volta purtroppo non ci fu nessun lieto fine e Peterson morirà intrappolato nella sua macchina. E nonostante la Formula 1, e il motorsport in generale, sia molto più sicuro possiamo ricordare recentemente incidenti e morti di spessore come quella del giovanissimo Jules Bianchì a Suzuka nel 2014 o quella di Jason Dupasquier morto in Moto3 nel 2021 al Mugello.  Molte persone hanno dato la vita per far sì che il motorsport fosse più sicuro, infatti basta ricordare la morte di Elio de Angelis nel 1986 che, durante un test con la Brabham sul circuito del Paul Ricard, morì perché non vi erano abbastanza soccorsi a bordo della pista. Solo dopo la sua morte venne finalmente stabilito nel regolamento l’obbligo di ogni circuito a fornire supporto medico a bordo della pista e uno staff medico con ambulanza in caso di incidente grave anche se, nonostante queste nuove regole, nel 1994 moriranno ancora altri due piloti. Molto spesso la meccanica viene messa sotto accusa in occasioni di morti o di incidenti gravi come accaduto, per esempio, con l’incidente già citato accorso a Niki Lauda nel 1976 al Nurburgring. All’epoca si è detto e scritto che fu dovuto a causa di un cedimento meccanico in realtà, analizzando le immagini, si può notare che Lauda con le gomme Slick prese un cordolo troppo interno, in una zona quasi allagata del circuito, che causò una perdita del posteriore con la macchina che volò contro il muro bucando il serbatoio. Svariati anni dopo un altro pilota uscirà senza aiuti da un rogo che fece riportare alla mente tutte le tragedie e tutte le preoccupazioni che questo sport può generare: uno su tutti Romain Grosjean. Proprio lui alla sua ultima gara venne salvato dal tanto criticato Halo e riuscì con i marshall a domare il fuoco ed uscire dalla parte superstite della sua macchina. L’Halo fu implementato nel 2018 per aumentare la sicurezza tuttavia venne ampiamente criticato per la sua forma disarmoniosa e per la aggiunta di peso alla macchina. Eppure è stato efficiente nell’incidente di Nico Hulkemberg ad Abu Dhabi nel 2018 e per l’incidente di Schumacher. Tornando al passato, ci sono state altre morti celebri che hanno portato cambiamenti importanti, una su tutte quella di Gilles Villeneuve durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio che porterà al bando delle cosiddette  “minigonne” e dell’effetto suolo in Formula 1. Dal momento che queste rendano le macchine più veloci, indubbiamente portavano la macchina ad alzarsi in aria se toccata leggermente. Nel 2022 l’effetto suolo creato tramite il tubo di Venturi è stato reintegrato, facendo in modo che i piloti non perdano carico aerodinamico mentre gareggiano in coda ad un avversario con un rischio comunque significativo in caso di rialzo della vettura.

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